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“Vorrei avere il buon umore di Wojtyla”

L’esperienza di Navarro Valls: “Il giornalismo responsabile si realizza mantenendo il contatto con la realtà ed il distacco dalle opinioni personali”

Per oltre vent’anni, dal 1984 al 2006, Joaquìn Navarro Valls è stato il direttore della Sala Stampa vaticana. Per 22 anni, il giornalista spagnolo ha servito fedelmente il Santo Padre, Giovanni Paolo II, contribuendo nel fare del Papa polacco quel grande comunicatore che la storia ricorderà. Navarro Valls, la scorsa settimana ha visitato Pescara e in quanto membro laico dell’Opus Dei, la Prelatura personale della Chiesa impegnata a diffondere la fede attraverso la santificazione del lavoro, ha partecipato alla cerimonia di intitolazione di una strada cittadina al fondatore del suo movimento, San Josemarìa Escriva de Balaguer. In quella occasione, Joaquìn Navarro Valls ha partecipato a l’intervista de “La Porzione.it”

Professor Navarro Valls, ha tenuto un convegno dedicato al tema “Realismo Umano della Santità”. Ma al giorno d’oggi, come si incarna questo valore?

«Si esprime come si è sempre espresso. Per una persona come la maggior parte di quelle che svolgono un’attività ordinaria, siano essi professionisti o casalinghe, se cristiani possono impegnarsi a cercare Dio solo nell’ambito di quelle stesse attività ordinarie. Questo è il “messaggio rivoluzionario” che fin dal 1928 Escrivà diffondeva consentendo, anni dopo, al Concilio Vaticano II di far proprio questo insegnamento».

Qual è stato il compito più importante, portato a termine da Escrivà e più in generale dall’Opus Dei?

«Loro ci hanno ricordato un aspetto importante, quello dell’universalità della chiamata alla santità. Infatti, non sono chiamati alla santità solo coloro i quali scelgono una vocazione, una professione esplicita cambiando la loro vita, perché quella alla santità è una chiamata rivolta a tutti i cristiani».

Per oltre vent’anni è stato il direttore della Sala Stampa Vaticana. Oggi, con una Chiesa improntata ad un suo rilancio nel mondo, come possiamo valutare la sua comunicazione?

«È già da qualche anno che non ho più  il mio incarico nella Santa Sede, quindi è difficile rispondere. Ciononostante, possiamo dire che la Chiesa è depositaria di un universo di valori umani e cristiani, i quali vanno riproposti continuamente. Del resto, su questi temi, il riscontro della gente è stato sempre positivo e dovrebbe mantenersi sempre tale, nonostante le difficoltà culturali insite soprattutto nella parte del mondo in cui ci troviamo».

Come indirizzare i media verso un’informazione che si possa definire corretta, viste le “tante scorciatoie” che puntano su ascolti e vendite a scapito della qualità?

«Stiamo affrontando un tema complesso, ma sintetizzando possiamo dire che comunicare vuol dire trasmettere un’esperienza personale, quella del giornalista, un’esperienza considerata vera dagli altri. Se manca l’esperienza, non si sta facendo giornalismo, ma fiction, si inventa una storia senza viverla. Se invece, quello che si trasmette non si considera vero, anche in quel caso non si fa giornalismo, ma propaganda. I pilastri per lo svolgimento di un giornalismo responsabile sono il mantenimento del contatto con la realtà e l’effettuazione di una trasmissione che vada avanti indipendentemente dalle opinioni personali di chi conduce il programma».

Cosa porterà sempre con sé di Giovanni Paolo II e dell’esperienza vissuta al suo fianco?

«Nemmeno io saprei dirlo. Alle volte, delle persone influiscono su di noi in maniera tale che nemmeno ne siamo coscienti. Comunque, vorrei dire che una delle cose che ho sempre apprezzato in lui e che vorrei sforzarmi di avere anch’io, per quanto possa sembrare semplicistico, è il buon umore: quel senso positivo con cui vedeva ogni cosa. Questo è un aspetto che conserverò sempre come mio ricordo personale».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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