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Studenti in protesta come “attori attivi”

Occupazione all’univerisità D’Annunzio. Parla il rettore della facoltà di Lettere e filosofia

La protesta studentesca, che ha infiammato le università italiane in questi ultimi mesi, ha trovato il suo culmine nell’ateneo della “G. D’Annunzio” di Chieti con l’occupazione, cominciata ieri sera, del polo didattico di Lettere e filosofia. Questa mattina porte sprangate, striscioni e lezioni sospese: è la prima volta che nel campus teatino viene sperimentata una forma di protesta del genere da parte degli studenti, opportunamente veicolati dall’associazione studentesca “Trecentosessanta gradi”, che da tempo opera una sensibilizzazione mirata ai dubbi suscitati dalla riforma Gelmini.

Alle 10.30 si è tenuta un’assemblea in una delle aule del polo, in cui si è discusso circa il rinvio in data odierna della votazione al disegno di legge del ministro, nonché la motivazione della linea d’azione adottata. «Questa occupazione, in unione simbolica con le altre università italiane – spiegano i coordinatori del movimento studentesco – è diretta al ministero e a tutta la classe politica. Qualcuno ci ha chiamato “attori”: e, se la regia è questa, tali rimarremo. Ma dobbiamo essere attori attivi: il messaggio che deve passare è che siamo qui per i nostri diritti­».

L’amministrazione e il corpo docente dell’ateneo non si sono opposti all’iniziativa, che ha coinvolto non solo l’università di Chieti, ma anche la sede di Pescara.

«Sono dalla parte degli studenti – interviene il professor Trinchese, preside della facoltà di Lettere e filosofia – Non è lecito subire di fronte alle ingiustizie. Non è detto che questo disegno di legge passi, e se passa non bisogna rinunciare a protestare».

I ragazzi di “Trecentosessanta gradi” hanno, inoltre, fatto emergere dei riscontri tra il Ddl Gelmini e un documento stilato 7 anni fa dalla Fondazione TreeLLLe, e sottoscritto da numerose personalità politiche e non, riguardante, per l’appunto, una proposta riformatrice delle università. In particolare, risulta molto simile in entrambi il concetto di “Governance”, in base a cui la gestione degli organi decisionali di un ateneo sarebbe aperta a banche e imprese private.

La discussione si sposta, in seguito, su possibili iniziative posteriori all’eventuale approvazione del disegno di legge. «Nuove proposte sono ancore in cantiere – afferma uno dei componenti dell’associazione studentesca – l’unica cosa certa è che gli studenti devono mobilitarsi all’unisono a livello nazionale».

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