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Anche in Abruzzo sciopero generale

Manifestazione della Fiom-Cigl ieri mattina a Lanciano contro il Piano Marchionne

Bandiere, megafoni, striscioni e tanti ombrelli ieri mattina, a Lanciano, per la manifestazione regionale della Fiom Cigl organizzata per protestare contro il cosidetto Piano Marchionne.

L’appuntamento pensato a sostegno dei lavoratori del settore metalmeccanico, in particolare quelli della Sevel del polo industriale della Val di Sangro, ha poi coinvolto molti altri settori e una buona parte della società civile. A manifestare sotto la pioggia battente – che secondo gli organizzatori ha di fatto rovinato l’azione di protesta – non solo lavoratori e lavoratrici aderenti al sindacato ma anche rappresentanti universitari, rappresentanti sindacali di molte aziende del comprensorio del Sangro, esponenti di associazioni e comitati locali, sindaci di alcuni Comuni della zona insieme a rappresentanti della Provincia Teatina e Regione.

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Tra i tanti interventi della mattinata ha colpito particolarmente quello del segretario provinciale della Fiom Cgil Marco Di Rocco che ha gridato alla platea giunta in piazza del Plebiscito, dopo aver percorso le vie cittadine muovendo da piazzale Cuonzo: «Dalla manifestazione di oggi si solleva la nostra voce contro le scelte fatte da Marchionne, che dopo Pomigliano e Mirafiori, potrebbero avere pesanti ripercussioni anche in Abruzzo e in particolar modo per la Sevel». Solita diatriba sui numeri degli aderenti alla protesta: più di cinquemila secondo gli organizzatori, molti meno secondo altre fonti. Tante le testimonianze raccontate nel corso della manifestazione in cui hanno preso la parola rappresentanti sindacali,  studenti e i lavoratori che hanno puntato i riflettori sulla frequente mancanza di rispetto dei loro diritti: «Noi stiamo dalla vostra parte – è stata la rassicurazione della Fiom Cgil – e ci batteremo perché nessuno, Marchionne in testa, vi privi del vostro sacrosanto diritto a lavorare e salvaguardare il vostro futuro professionale e quello delle vostre famiglie».

Non si placano dunque le proteste di parte del mondo sindacale – e non solo – su quella che è stata definita da più parti una scelta aziendale che va contro i diritti di base dei lavoratori del settore metalmeccanico e di tutti gli operai che sono impegnati ogni giorno nelle industrie italiane.