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Il buon Natale passa per la “terza via”

L’inquieto editoriale festivo su una fanciulla non diventata madre

Il “buon Natale” ripetuto in questi giorni quasi mi infastidisce. Non è l’uso commerciale che si fa della solennità cristiana ad inquietarmi, tantomeno i risparmi su luminarie e cenoni (finalmente). Non è la crisi, che un po’ tutti viviamo, a rovinare l’atmosfera magica della vigilia, anzi, il “buon Natale” in questo caso, «rinnova con più forza la fiducia nel mistero di Dio – ci sentiremo probabilmente dire, fra qualche ora, nelle omelie delle veglie – fedele tanto nei progetti che accogliamo con piacere, quanto in quelli più difficili e duri, che con difficoltà comprendiamo».

I “buon Natale” non allontanano dalla mia mente una notizia che ha quasi aperto l’avvento: la storia della minorenne, delle parti di Trento, rimasta incinta per opera di un albanese. In realtà non era “l’attesa” inaspettata a fare scalpore – le sorprese del genere non sono certo situazioni da crear clamore – ma il fatto che il padre e la madre della piccola si fossero rivolti ad un giudice per obbligare la figliola ad abortire. «È per il tuo bene» – si è sentita ripetere la sedicenne, insieme a frasi come «quello lì devi lasciarlo» per allontanare l’educata fanciulla dal papà straniero considerato un violento. Mi ha sconvolto la notizia, non tanto per l’accostamento di un egoistico “bene” alla scelta di una morte di un feto – non voglio fare in questo editoriale festivo l’antiabortista, nonostante lo sia assolutamente – ma per la facilità con la quale si scelgono, o meglio si obbligano a scegliere, le vie, apparentemente, più semplici. Il nostro bene barattato con una vita senza problemi, facile, che mette a tacere la coscienza e il desiderio, seppur infantile, di maternità. Il Natale dice perfettamente il contrario perché dietro il tepore di una notte di amicizia c’è la storia di una donna che affronta il turbamento per un progetto da lei non disegnato, che guarda in faccia la paura per una cultura che non ammette errori femminili e in cui il pregiudizio uccide non solo a parole e metaforiche pietre, ma con sassi veri ed affilati. È la storia di chi difronte ai problemi si rimbocca le maniche (non è quello che i nostri nonni hanno sperimentato sulla loro pelle e ci hanno insegnato?) e che sa chiedere aiuto, trovando rifiuto, inaccoglienza, insieme alle persone “giuste” capaci di andare oltre le regole del tempo.

«Pensa al tuo futuro» – sarà stata l’esortazione rivolta all’ignara ragazza che “uomo aveva conosciuto”, quello stesso futuro già alimentato di senso di colpa per un amore non consentito e chissà, anche o un giorno, da un nuovo senso di colpa per un bimbo non accompagnato alla vita. «Pensa al tuo futuro» – sarà stata la parola rivolta alla figlia, ma pensata per il proprio futuro, di genitori illusi che un bimbo sia un ostacolo ai progetti di una giovane aspirante parrucchiera. «Pensa al tuo futuro», la scelta immediata, spesso pubblicizzata, frutto di “libertà” sociali, subdole o/e ignare di “terze vie”. E sì, perché un nascituro si può anche accompagnare a vita e non riconoscerlo e questo non lo consiglia e dice mai nessuno!

Buon Natale, allora, insieme al mio confuso pensiero addolorato e al ricordo di qualche riga di quotidiano dei giorni successivi all’inguacchio in cui sempre gli stessi genitori affermavano “la volontà” della piccola di ascoltarli e di scegliere l’interruzione della gravidanza.

 

About Simone Chiappetta (528 Articles)
Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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1 Comment on Il buon Natale passa per la “terza via”

  1. Potevi essere un po’ meno confuso negli auguri finali.
    La fretta di chiudere forse ti ha giocato un brutto tiro per la comprensione.
    Tuttavia pienamente daccordo con quanto scritto.
    Buon Anno.

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