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La Ceam comunica. Progetti e difficoltà

Intervista a monsignor Valentinetti, Presidente della Ceam, sul lavoro della Regione Ecclesiastica nella comunicazione sociale.

In occasione della memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, laPorzione.it ha incontrato monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e Presidente della Conferenza Episcopale Abruzzese-Molisana, per comprendere quanto sia importante il ruolo della comunicazione sociale nell’ambiente ecclesiale, per verificarne il processo all’interno delle comunità locali e per valutarne possibilità e prospettive.

Qual è, secondo lei, il compito dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali in una diocesi?

«Il compito fondamentale dell’ufficio è innanzitutto quello di dare informazioni e fare, allo stesso tempo, formazione per quanto riguarda tutta la vita della realtà diocesana e tutta la vita della chiesa locale secondo i vari momenti e secondo le varie situazioni ed esigenze che si presentano all’interno della vita ecclesiale.

È un servizio fondamentale, importante, perché per far conoscere tutto ciò che accade all’interno della Chiesa si devono adoperare soprattutto i mezzi più idonei a disposizione dell’ufficio stesso per raggiungere il maggior numero possibile di persone. È giusto che la gente conosca ciò che accade e ciò che vive la realtà diocesana».

Come nasce la sua esperienza con l’ufficio per le comunicazioni sociali?

«La mia esperienza è iniziata molti anni fa e in particolare quando ho avuto maggiormente necessità della comunicazione. L’ufficio svolse un ruolo non indifferente nel momento in cui dovemmo affrontare l’emergenza del terremoto di San Giuliano di Puglia, nella diocesi di Termoli-Larino. Era il 31 ottobre 2002. Fu allora che ci ponemmo il problema di come comunicare e che cosa comunicare all’opinione pubblica riguardo la vita ecclesiale e riguardo a quanto la vita di Chiesa stava facendo nella situazione del terremoto. L’Ufficio aveva iniziato allora i primi passi dopo un incontro benefico con la Caritas nazionale che aveva già i suoi canali di informazione. Furono loro a chiederci di mettere in piedi una progetto di informazione in diocesi».

Il ruolo del portavoce in quella situazione di crisi?

«L’aiuto è stato trovato soprattutto nei rapporti con gli altri mezzi di comunicazione sociale. C’erano stati degli equivoci riguardo alcune situazioni che si stavano creando. Ricordo una intervista in cui affermai, imprudentemente, che alcuni gruppi malavitosi si erano intrufolati dentro la storia della ricostruzione all’interno del cratere sismico. Ovvio che la stampa amplificò la mia affermazione, ma grazie all’ufficio per le comunicazioni sociali, e alla sua rassegna stampa, riuscimmo a rimediare l’imbarazzante situazione, con una rettifica».

Qual è la realtà della comunicazione nella Regione ecclesiastica abruzzese-molisana?

«C’è uno spendersi da parte di tutte le diocesi sul problema della comunicazione. Non esistono diocesi che non abbiamo in qualche modo un mezzo di comunicazione sociale. Vuoi un giornalino, vuoi una radio, o anche un giornalino non registrato come testata giornalistica. A livello regionale non esiste nulla di programmato e articolato, esiste la possibilità che ad ogni situazione e ad ogni intervento da parte dell’episcopato abruzzese l’ufficio della pastorale delle comunicazioni si fa carico di comunicare attraverso i suoi mezzi con la stampa e con altre realtà che possono essere interessate ai nostri eventi».

Ci sono stati tentativi per un lavoro di insieme?

«Ci sono stati dei tentativi, ma purtroppo non sono andati a buon fine. Si era tentato, una decina di anni fa, di mettere su una Fondazione Comunicazione Sociale e Cultura con la finalità di realizzare una sinergia tra  i mezzi di comunicazioni a livello regionale, ma anche di promuovere esperienze culturali attraverso eventi che la stessa Fondazione poteva organizzare e sostenere».

L’Araldo Abruzzese, unico periodico di Abruzzo. Era questa la proposta dal basso delle redazioni. Può dirci perché la soluzione non è andata a buon fine?

«Non è andata a buon fine perché la testata era molto arroccata sulle proprie posizioni di avere un giornale che fosse a servizio della realtà locale. È molto cruda la cosa, ma è proprio così».

La conferenza episcopale si serve di un ufficio regionale?

Non abbiamo un ufficio, o meglio esiste solo sulla carta.

Ci risulta che diversi sono stati i tentativi da parte della Conferenza Episcopale locale di acquisizione di Tele Radio San Pietro, la tv di don Stellerino D’Annibale. Ci racconta può aggiornare sulle proposte fatte?

«Le proposte sono state molteplici e si scontrarono tutte quante dietro la questione economica che, purtroppo, era presentata dalla proprietà della testata televisiva. Ci furono anche discussioni di carattere pratico perché l’anziano direttore voleva restare a tutti i costi il responsabile della stessa con tutte le difficoltà che potremmo immaginare per il rilancio dell’emittente. I tentativi, comunque, sono stati quattro, cinque.

Cosa avrebbe fatto la Conferenza espiscopale regionale con la tv?

«Non c’era un progetto vero e proprio, ma si poteva dare impulso ad uno strumento così importante, raccordare le risorse sia umane che economiche delle singole diocesi. Si poteva dar spazio a tutte le notizie regionali, sia alle news locali, sia essere più presenti sul territorio per gli eventi organizzati dalle Chiese locali».

Prima a Pescara, ora anche ad Avezzano e L’Aquila. La pagina di Avvenire “in diocesi” non è quasi più presente nel nostro territorio? Come mai?

«Il giornale avvenire non è molto diffuso e anche quando lo era di domenica non era di incidenza dentro la vita della realtà locale. Si è preferito passare ad altri sistemi di comunicazione anche perché le spese per sostenere la pagina erano notevoli. Noi a Pescara, ma immagino un po’ tutti, abbiamo optato di investire le risorse economiche per realtà nuove. Un vero e proprio investimento in comunicazione e risorse umane professionali».

 

 

 

 

 

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Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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