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“Rai, di tutto di più”

Dal canone esteso ai possessori di pc ai contratti di lavoro precari, passando per le sgradite maternità: l’ennesima bufera su Viale Mazzini

Alla fine la “tele-predica” sanremese di Adriano Celentano non è stata che l’antipasto a molti altri bocconi amari che utenti e lavoratori Rai sono e saranno costretti ad ingoiare. Infatti, proprio dal palco dell’Ariston è stato lanciato lo spot che annunciava l’obbligo, ad imprenditori e liberi professionisti possessori di pc, tablet e smartphone connessi ad internet di pagare il canone Rai.

Bruno Santori, Confersercenti Abruzzo

La notizia ha fatto ovviamente imbestialire i diretti interessati, commercianti, imprenditori ed artigiani, nonché le rispettive associazioni di categoria che, anche in Abruzzo, hanno tuonato contro il nuovo balzello: «Gli strumenti – contestano Bruno Santori e Gianni Taucci, presidente e direttore di Confesercenti Abruzzo – che le istituzioni scelgono per far uscire l’Italia dalla crisi continuano a lasciare stupefatti. Si tratta di una scelta ingiusta, assurda, incomprensibile contro la quale ci opporremo in tutte le forme».

Gianni Taucci, Confersercenti Abruzzo

La direzione nazionale della Confesercenti, tra l’altro, ha già posto un quesito formale al Ministero dello Sviluppo Economico, anche in seguito alle reazioni di chi ha già ricevuto cartelle esattoriali da 400 euro, solo per il possedimento di un pc o di un palmare: «Si tratta di vera vessazione – aggiungono Santori e Taucci – ai danni delle imprese. Siamo tornati alle vecchie logiche delle piccole attività prese come “bancomat” cui attingere in caso di bisogno. Ma le imprese hanno esaurito la pazienza, oltre che le riserve, e ci opporremo a questo ennesimo schiaffo». La protesta, nel frattempo, monta nella rete e su Twitter l’hashtag di protesta, ha conquistato la vetta della classifica dei “Trending Topics”.

Lorenza Lei, direttore generale Rai

Ma non è finita, perché nella tarda serata di ieri le agenzie di stampa hanno rilanciato una nuova bufera abbattutasi ai piani alti di viale Mazzini. Un blog di giornalisti precari romani, “Erroridistampa”, ha in effetti rivolto un appello al direttore generale della Rai Lorenza Lei, affinché elimini i contratti, definiti “contratti-truffa”, di consulenza, ma anche e soprattutto la “clausola gravidanza” che renderebbe possibile, da parte dell’azienda, la rescissione del contratto in caso di sopraggiunta maternità. Da tutto ciò è esplosa la protesta ed è maturato l’appello rivolto al “dg” Lei: «Sarebbe – spiegano i blogger – un gesto di civiltà concreto e tangibile di un direttore-donna nei confronti delle tante lavoratrici già sufficientemente umiliate da un’azienda che le paga a gettone».

Susanna Camusso, segretario generale Cgil

A questo punto, in un attimo, la protesta ha fatto il giro del web, fino a saltare sulle scrivanie dei politici e infine su quella di Lorenza Lei: «Ho dato agli uffici competenti – ha frettolosamente risposto il direttore generale della tv pubblica – l’incarico di valutare interventi sulla clausola, anche se tengo a sottolineare che in Rai non c’é mai stata alcuna discriminazione o rivendicazione in merito, né certamente sono mai emersi, fin qui, dubbi di legittimità». Ovviamente, non sono mancate le repliche piccate dei leader dei maggiori sindacati italiani: «É del tutto evidente – osserva Susanna Camusso, segretario generale della Cgil – che norme di questo tipo sono non solo in contrasto con la legislazione vigente, ma non riservano il rispetto dovuto alle lavoratrici e ai lavoratori. Tutto ciò, inoltre, conferma come la Rai, insieme purtroppo a tante altre imprese italiane, faccia abuso di contratti atipici e di finti lavoratori autonomi».

Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl

E anche la Cisl non resta in silenzio: «La maternità – alza la voce Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl – è un diritto tutelato dalla Costituzione italiana e non si tocca. L’unica clausola che dovrebbe essere inserita nel contratto dei dipendenti Rai è un tetto ai compensi milionari di alcuni conduttori televisivi che usano la tv di stato a proprio piacimento». E la politica, trasversalmente, non ha fatto altro che aggiungere benzina sul fuoco: «Si tratta – ha protestato Silvana Mura, deputata dell’Italia dei Valori, chiedendo l’intervento del ministro Fornero – di una clausola a dir poco scioccante che di fatto colpisce e nega il diritto alla maternità».

Flavia Perina, Fli

E ancora: «La cosa – ha commentato Flavia Perina, esponente di Futuro e Libertà – è particolarmente grave perché queste consulenti “esterne” non sono in realtà quasi mai lavoratrici autonome, ma dipendenti a tutti gli effetti, contrattualizzate in forma impropria, cioè a partita Iva». Dai banchi del Pd in senato, inoltre, Vincenzo Vita ha chiesto l’intervento degli organi di vigilanza, mentre Nichi Vendola, del Sel, ha rilanciato la cancellazione di norme definite “anacronistiche” e “capestro” che danneggerebbero le giovani collaboratrici del servizio pubblico radio-televisivo. Ma i vertici della Rai, non ci stanno ad incassare colpi su colpi e provano a respingere al mittente le proteste: «Non esiste quindi – hanno ribattuto da viale Mazzini – alcuna clausola che possa consentire la risoluzione anticipata dei rapporti lavorativi del personale con contratto, anche a termine, di natura subordinata».

Vincenzo Vita, Pd

Infine, sui contratti di lavoro autonomo ai quali non si applica lo Statuto dei Lavoratori con le rispettive tutele, la Rai ha precisato che non avrebbe mai interrotto unilateralmente contratti di collaborazione a causa di maternità, o comunque esclusivamente su richiesta delle stesse collaboratrici per ragioni personali o legate alla salute. Sarà, ma comunque il direttore generale Rai Lorenza Lei, ha promesso ugualmente di condurre delle valutazioni a proposito, rispondendo all’accurato appello dei blogger.

About Davide De Amicis (3928 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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