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Aumentano le tasse, ma l’Italia non cresce

Lo afferma l’ultimo Rapporto sulla finanza dei comuni, redatto da Svimez. Eccessivo il divario della spesa per il sociale tra Nord e Sud

Gli italiani protagonisti di uno sforzo fiscale senza precedenti e penalizzati dall’abolizione dell’Ici, dalla quale non sono seguiti e sembra non seguiranno nell’attuale riformulazione dell’Imu, meccanismi di riequilibrio a sostegno delle aree deboli, come invece previsto dalla Costituzione. È questo lo stato in cui versano i comuni meridionali, immortalati nel primo Rapporto sulla finanza dei Comuni elaborato da Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’impresa nel Mezzogiorno.

Le novità introdotte dall'Imu

Realizzato sulla base dei dati forniti dai ministeri dell’Economia e dell’Interno, lo studio ha preso in esame la finanza dei Comuni delle regioni a statuto ordinario dal 1991 al 2010, stabilendo che le entrate tributarie, in vent’anni, sono schizzate del 150% al Sud e dell’81% al Centro-Nord. Nello specifico, ragionando in termini pro-capite, le entrate tributarie sono raddoppiate nei comuni al Centro-Nord, mentre sono triplicate in quelli del Sud. Eppure i cittadini meridionali pagano più tasse rispetto ai loro connazionali del Nord e del Centro, non a caso il peso delle entrate tributarie sul Prodotto interno lordo al Sud è dell’1,74%, al Centro dell’1,34% e al Nord dell’1,36%.

Il Meridione, quindi, si trova a versare +0,38% di Pil di tasse rispetto al Nord: «Occorre – si legge nel Rapporto Svimez – tornare ai contenuti effettivi delle riforme istituzionali del 2001, fortemente caratterizzate in senso regionicentrico». Ovvero, si tratterebbe di costruire il sistema dei tributi degli enti territoriali a partire dalle Regioni e applicare le regole perequative. Ma al di là dei tributi, a tenere banco è anche la spesa per il sociale, con i comuni del Centro-Nord che spendono il 50% in più dei comuni del Sud.

In realtà, partendo sempre dall’analisi dell’andamento della spesa nel sociale registrato nell’ultimo ventennio, emerge che le spese correnti sono diminuite dell’8% al Centro-Nord e cresciute del 2% al Sud: «Ciò dimostra – si apprende dal Rapporto – che il maggior sforzo fiscale posto in essere dai Comuni del Mezzogiorno ha prodotto come unico effetto una sostanziale tenuta di spesa, ma non un effettivo maggior impiego di risorse per soddisfare le esigenze delle comunità locali, risorse che rimangono inferiori del 16,2% rispetto al Centro-Nord».

Se poi si analizza la spesa per l’assistenza sociale, si evince che il settore nel 2010 ha pesato sul totale della spesa corrente per il 7% a Sud e per l’11% al Centro-Nord. Un dato quest’ultimo che sfata il proverbiale luogo comune che descrive il Mezzogiorno come la patria dell’assistenzialismo e delle “spese folli”: così i comuni del Centro-Nord spendono il 50 in più del Sud. Un fenomeno quest’ultimo già presente nel 2007, quando ogni cittadino del Centro-Nord spende 82 euro contro i 48 del Sud. E la cosa si è ripetuta anche nel 2010, quando i comuni del Centro-Nord hanno speso hanno speso 98 euro contro i 53 del Meridione.

Una mensa del teramano

Analizzando poi le spese dell’assistenza sociale per settore, i divari aumentano. Parlando ancora del 2010, ad esempio, si nota che un comune del Centro-Nord ha speso per ricoveri e servizi connessi circa 25 euro per cittadino, una cifra quattro volte maggiore di quella registrata al Sud, fermo a 6 euro. E la forbice è molto divaricata anche riguardo al capitolo mense , dove il Sud spende meno della metà del Centro-Nord, ovvero 7,5 euro contro 18, e poi i servizi scolastici, per i quali il Sud spende solo 1,50 euro a persona contro i 6 del Centro-Nord e infine i trasferimenti ad istituzioni sociali, pari ad 8 euro nel Centro-Nord e 4 al Sud.

Le cifre, invece, si avvicinano parlando dei trasferimenti diretti alle famiglie, con una spesa di 16,5 euro al Centro-Nord contro i 17 del Centro-Sud: «Si consolida così – sottolinea la ricerca – un sistema di cittadinanza sociale molto differenziato, in cui gli anziani e le altre categorie sociali fruiscono di diritti che in ultima analisi sono riconosciuti in funzione del luogo in cui il bisogno sorge». In questo contesto, dunque, diviene totalmente carente il ruolo dell’amministrazione centrale nello stabilire i livelli essenziali delle prestazioni che dovrebbero essere garantiti dallo Stato sull’intero territorio nazionale.

Inoltre al Sud vige la tendenza di concentrare le poche risorse disponibili in interventi elementari come i trasferimenti alle famiglie bisognose, i quali non necessitano di una struttura organizzativa di supporto, anche a scapito di strutture di sostegno che si occupano di assistenza sociale: «Si rende quindi necessaria – conclude il Rapporto Svimez – la presenza di correttivi solidaristici tra le diverse aree del Paese, così da evitare che le attuali disuguaglianze in termini di servizi offerti, diventino delle disparità inaccettabili».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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