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Dio, l’ultimo baluardo dei pescatori

Ieri il convegno della Pastorale sociale sull’etica del porto che, secondo i pescatori, può essere salvato solo da un miracolo

«Sono un credente e un cattolico e forse, dove non è arrivata la politica, può arrivare il Credo». Con queste parole Luciano Pozzolano, comandante della Direzione Marittima di Pescara, ha commentato lo stato in cui versa il porto di Pescara, lasciando intendere lo sconcerto e l’impotenza di cui è pervaso chi si sente ormai impotente contro un destino che appare segnato.

Gli ospiti del convegno

Era infatti tesissima l’aria che ieri mattina, presso il cinema-teatro Sant’Andrea di Pescara, ha accompagnato lo svolgimento del convegno dal tema “Porto di Pescara. Per un’etica sociale e ambientale”, organizzato dall’ufficio di Pastorale sociale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne: «L’obiettivo di questo appuntamento – ha spiegato padre Aldo D’Ottavio, direttore della Pastorale sociale – era quello di conoscere direttamente dalle istituzioni la situazione in cui versa il porto canale e chi vi lavora, al fine di avviare un confronto franco tra le istituzioni e i cittadini».

I pescatori interpellano l'arcivescovo

E il confronto non è mancato seppur carico di tensione, con i pescatori presenti che hanno inveito contro il Commissario straordinario del porto pescarese Guerino Testa, accusato di incapacità nell’assumere provvedimenti adeguati: «Molti dei nostri pescherecci – ha raccontato il pescatore Antonio Fanese, appellandosi all’arcivescovo – sono in vendita e quando usciamo in mare non sappiamo come rientrare. Noi ci facciamo il segno della croce».

Pozzolano placa l'ira dei pescatori

Insomma la disperazione nella marineria è palpabile, incontenibile ed allo stesso tempo compresa proprio da colui, il comandante Pozzolano, che dallo scorso Giugno segue al loro fianco l’infinita querelle del dragaggio: «Il problema della portualità – ha accusato il Comandante della Direzione Marittima – è andato a dormire, complici le vacanze pasquali, ed io non vorrei passare alla storia come il comandante che ha chiuso il porto. Però, mi sento responsabile della tutela della vita umana di chi lo vive e nel porto c’è una pericolosità costante».

Il Commissario del porto Guerino Testa

Comunque, con il dragaggio bloccato, le inchieste e i dubbi sulle analisi dei fanghi, gli amministratori si sentono alla resa dei conti: «Chi può ancora fare qualcosa – ha dichiarato esasperato Guerino Testa – è il Governo che dovrebbe finanziare un nuovo fermo pesca di 2-4 mesi, oppure consentirci presto di riprendere il dragaggio. Altrimenti ci dicano che il porto è chiuso e a quel punto faremo la rivoluzione».

Dunque, al momento la politica si lecca le ferite mentre i tecnici e gli esperti se la prendono con chi, in questi anni, ha modificato malamente la struttura del porto incidendo significativamente sul suo insabbiamento: «Ottant’anni fa – ha ricordato Sergio Lopez, presidente della Commissione idraulica presso l’Ordine degli ingegneri di Pescara – il porto era stato costruito attraverso l’installazione di due moli guardiani distanti tra loro 45 metri, entrambi retti da una palificazione continua o intervallata. La costruzione era cosi fortemente permeabile e scabra, consentendo alle onde che si infrangevano di scaricare l’energia accumulata».

L'ingegner Sergio Lopez

Successivamente, circa trent’anni fa, sono stati eseguiti dei lavori di aggiornamento con la posa di paratie in calcestruzzo lisce e continue che, al contrario, soffocano l’onda: «Se a tutto questo – ha proseguito Lopez – aggiungiamo la realizzazione del porto turistico “Marina di Pescara”, che ha costituito il definitivo ostacolo alla comunicazione tra il bacino fluviale del Pescara e quello marino e in ultimo la costruzione della diga foranea, nel 1997, possiamo concludere che tutto ciò ha causato l’interrimento dell’avamporto e del canale del porto, con un conseguente accumulo di sabbia al molo sud».

Quindi, con l’innalzamento del fondale ed il porto inagibile, sono aumentati anche i costi di gestione delle imbarcazioni che subiscono danni: «L’unica soluzione possibile – ha concluso il presidente della Commissione idraulica presso l’Ordine provinciale degli Ingengeri – è quella di ripristinare l’equilibrio della linea di costa, perpendicolare allo sbocco del fiume al mare che anch’esso va normalizzato. Infine, va nuovamente resa possibile la permeabilità del molo, intervenendo anche sulla diga foranea. Solo così si potrà limitare il dragaggio».

Giovanni Damiani, direttore tecnico Arta

Ma se a valle è la conformazione del porto a creare problemi, a monte è l’alveo del fiume Pescara a peggiorare la situazione: «Tutta una serie di lavori sbagliati – ha evidenziato Giovanni Damiani, direttore tecnico dell’Arta, l’Agenzia regionale di tutela dell’ambiente – hanno reso disastrosa l’asta de fiume da Popoli fino alla foce. Il primo che si sveglia la mattina, fa banchinaggio facendo franare terra nel fiume e l’agricoltura selvaggia arriva fino in riva al corso d’acqua disboscando la vegetazione circostante che dovrebbe mantenere il terreno. Insomma, il fiume Pescara è stato trasformato in una “pista da bowling” con in fondo le barche dei pescatori».

Riflessioni, queste ultime, che hanno colpito profondamente monsignor Tommaso Valentinetti, rimasto fino alla fine in rigoroso silenzio per ascoltare le voci di tutti, tecnici, amministratori e soprattutto i pescatori, chiamato poi a tirare le fila del confronto e a mantenere viva la flebile fiamma della speranza accesa nei pescaresi, che non vogliono perdere il loro porto: «La tematica – ha riassunto l’arcivescovo di Pescara-Penne – è molto complessa e richiede un’attenzione particolare da rivolgere al porto, a chi vi lavora, e specialmente al risanamento del fiume Pescara. La Chiesa, da parte sua, oltre che curatrice delle anime è anche curatrice della natura e non possiamo permettere che un problema ecologico distrugga gli interessi di chi vive del porto».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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