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La Testimone Nellie Organ

Perché la Comunione si può amministrare ai bambini

Esiste nel mondo della santità una speciale e forse poco nota categoria detta dei «testimoni del tempo»: si tratta di persone per le quali non è in corso un processo di canonizzazione, ma che sono diffusamente riconosciuti come testimoni della fede per via della vita (spesso breve) e della morte (santa) esemplari per il tempo in cui sono vissuti (e non solo per quello). A questa categoria appartengono alcuni fanciulli e ragazzi che manifestarono un amore particolarmente intenso e profondo nei confronti dell’Eucaristia: hanno individuato in essa (in modo sorprendente, soprattutto se teniamo presente la loro giovane età) la presenza reale di Gesù, hanno insistito energicamente per averla e ne hanno comunicato agli altri il valore vitale e salvifico. Tutti probabilmente hanno sentito parlare di Domenico Savio, che si estasiava davanti al Tabernacolo; pochi probabilmente conoscono la piccola Nellie Organ.

Nata nell’Irlanda cattolica agli inizi del Novecento (24 agosto 1903), la bimba rimase presto orfana di madre e fu precocemente colpita da una grave malattia, di cui le fonti non specificano la natura, ma che le procurava enormi sofferenze. Trasferita nell’Istituto del Buon Pastore di Cork per esservi assistita dalle suore, la bimba (aveva appena quattro anni) strinse un bellissimo rapporto con miss Hall, che si prendeva cura di lei giorno e notte, tanto da ricevere in cambio il dolce appellativo di «mammina». Le religiose dell’Istituto si meravigliavano per la precoce intelligenza manifestata dalla bambina e per la sua straordinaria disposizione verso le cose di Dio. Un «istinto misterioso di grazia» l’attirava verso la Santa Eucaristia: l’ammirava mentre stava in chiesa, con gli occhi fissi sul Tabernacolo e le manine giunte; chiedeva alle infermiere di essere portata il più vicino possibile all’altare, soprattutto quando era esposto il Santissimo Sacramento; esprimeva continuamente il desiderio di ricevere la Santa Comunione, come facevano le suore e le bambine più grandi. A lei però non era concesso accostarsi al Sacramento, perché in quel periodo l’età minima prevista era di 12-13 anni, ed erano richieste determinate condizioni (adeguata preparazione e disposizione) valutate di caso in caso dal parroco. Non potendo dunque disobbedire alle norme, la piccola Nellie inventò una soluzione di compromesso: chiese a miss Hall, che si stava allontanando per partecipare alla Messa, di tornare da lei subito dopo aver ricevuto la Comunione, e di darle un bacio. Quel bacio sarebbe stato per lei come un tramite per ricevere il bacio di Gesù.

Quattro anni, ma idee ben chiare e un carattere deciso e caparbio: così Nellie vinse la sua battaglia. Un giorno giunse all’Istituto un anziano sacerdote, che rimase intimamente colpito dalla straordinarietà di quella bimba. Rimase con lei alcune settimane e, nelle sue visite quotidiane, scopriva sempre di più la sua bontà, la sua incredibile intelligenza e, soprattutto, il suo profondo desiderio dell’Eucaristia, che ella chiamava con perfetta sintesi «Santo Dio». Vinto da tante qualità, il sacerdote espresse parere favorevole affinché la bimba potesse ricevere la Prima Comunione. Trasmise poi il caso al vescovo di Cork, il quale, assai meravigliato, si ritirò in preghiera e decise infine di concedere la sua autorizzazione. La lettera in cui esprimeva il suo parere fu accompagnata da un’immaginetta raffigurante san Giovanni Evangelista che poggiava con tenerezza la testa sul cuore di Gesù durante l’Ultima Cena. Questo fu il suo augurio per la piccola Nellie che stava per poggiare il capo sul cuore del Signore, entrando in comunione con il Suo Corpo e Sangue.

Il vescovo stesso amministrò il Sacramento tanto atteso il 6 dicembre 1907. Trascorsero appena due mesi: il 2 febbraio 1908 Nellie morì, dopo aver sopportato con incredibile pazienza le proprie sofferenze ed essersi accostata alla Santa Comunione per ben trentadue volte. Ogni volta che riceveva il Pane, Nellie si trasfigurava in volto, restando varie ore assorta in preghiera di ringraziamento. L’anno seguente le alunne dell’Istituto Kinderheim ebbero l’idea di fare una Novena alla «little Nellie» affinché ispirasse il Santo Padre Pio X. Pochi mesi dopo (8 agosto 1910), il Papa emanò il decreto «Quam singulari», con cui la Chiesa cattolica concedeva la Prima comunione a tutti i bambini giunti all’uso della ragione.

Certamente la Comunione ai bambini non è una novità assoluta nella storia del cristianesimo. Lo stesso decreto papale ricorda che in quasi tutti gli antichi Rituali (fino al XIII secolo) la Comunione era amministrata al momento del battesimo, e persino agli infanti. Si era però palesato il rischio che i bambini, specialmente se lattanti, emettessero fuori il pane consacrato: per questa ragione nella Chiesa latina si cominciò a non ammettere i fanciulli alla sacra mensa «se non quando avessero qualche uso incipiente di ragione e una proporzionata cognizione dell’augusto Sacramento». Questa «età della ragione» coinciderebbe con il momento «in cui si sappia distinguere il Pane eucaristico dal pane comune e materiale», così che il fedele possa avvicinarsi con devozione all’altare.

In effetti, il documento non segnala un’età precisa: in alcuni periodi si è optato per i 12-13 anni, ora in genere i bambini ricevono la Comunione a 8-9 anni. Il caso di Nellie, la «Violetta del SS. Sacramento», che si comunicò per la prima volta a quattro anni, è rimasto a quanto pare un unicum. Ella manifestò i segni di una grazia speciale e, per chi ragiona in base a categorie umane e razionalistiche, quanto meno insolita. Certamente la sua vicenda ha colpito e colpisce, ricordando che, al di là di norme e limiti, quello che vale è la chiamata del Signore, che – parafrasando una vecchia pubblicità – «quando arriva, arriva». Così il Maestro, ai discepoli che tentavano di allontanare i bambini, quasi a operare una selezione in base all’età, rispose: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio» (Mc 10,14). Lezione d’umiltà da accogliere e mettere a frutto.

About Sabrina Antonella Robbe (68 Articles)
Laureata in Filologia e Letterature del Mondo Antico, è Dottore di Ricerca in Studi Filologico-Letterari Classici (Università di Chieti). I suoi interessi spaziano dal mondo classico a quello cristiano medievale, con particolare attenzione alla storia e letteratura del cristianesimo tardo-antico e all’agiografia.
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