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Gli italiani non si arrendono alla crisi

La crisi economica, secondo i dati Ipsos, ha cancellato i risparmio degli italiani che però restano un popolo vitale e dinamico

«Nonostante la durezza della crisi e la conseguente decrescita della capacità di risparmio degli italiani, il nostro è un Paese vitale e i suoi abitanti sono un popolo non rassegnato». È questa, secondo Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri (Associazioni Fondazioni e Casse di risparmio), la fotografia scattata dall’indagine “Gli italiani e il risparmio”, elaborata da Ipsos e presentata ieri a Roma nella ricorrenza dell’ottantottesima Giornata mondiale del risparmio.

Giuseppe Guzzetti, presidente Acri

Dalla ricerca, condotta su un campione di 980 intervistati tra il 25 settembre ed il 2 ottobre, risulta che solo il 3% degli italiani ritiene migliorata la propria situazione economica, rispetto ad un 46% che la considera soddisfacente mentre il 54% si ritiene insoddisfatto: «É in aumento – ha confermato Guzzetti – il numero delle famiglie colpite direttamente dalla crisi ovvero il 26%, più di una su quattro contro il 23% del 2011». Per questo motivo, si legge nello studio, per quanto il 47% degli intervistati ritenga il risparmio un ancoraggio per la propria sicurezza, solo il 28% delle famiglie (il 35% lo scorso anno) è riuscita a risparmiare, prevalendo invece con il 40% coloro che spendono tutto il loro guadagno.

Nando Pagnoncelli, direttore Ipsos

Il 31% del campione, inoltre, è in saldo negativo di risparmio, ossia decumula risparmio o ricorre al debito: «L‘86% degli italiani – ha sottolineato Nando Pagnoncelli, direttore dell’Ipsos – ritiene che la crisi sia assai grave, e più di 3 su 4 si attendono che duri almeno altri 3 anni. Tuttavia il 38% ritiene che il Paese saprà trovare le energie necessarie per uscirne». Tra i cittadini in maggiore difficoltà, tra l’altro, figurano gli abitanti del Nord Est in classi d’età centrali, tra i 31 e i 44 anni. È poi il 61% degli italiani a pensare che il denaro che le banche raccolgono da cittadini e imprese, 1.265 miliardi di euro, sia molto più di quello prestato: «Tutto ciò – ha aggiunto il presidente dell’Acri – indica un’errata percezione della portata del suo impiego a favore di famiglie, imprese, società non finanziarie e Pubblica amministrazione che, ha precisato, è pari a 1.913 miliardi».

Per quanto concerne anche i consumi, la reale contrazione del potere d’acquisto ha causato un generalizzato abbassamento del tenore di vita, con tagli a diverse voci di spesa. Il debito pubblico, in aggiunta, viene avvertito come uno tra i problemi più gravi da oltre il 70% degli italiani. Per il 59% dei nostri concittadini, comunque, permane la fiducia nei confronti dell’Unione Europea, anche se dal 2009 è in calo di 10 punti percentuali. Il 69% degli intervistati, si dice poi insoddisfatto dall’euro, ritenendo però che la stessa moneta, tra vent’anni, potrà essere un vantaggio.

About Davide De Amicis (4358 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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