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Investire in bellezza e santità

Reliquie, monumenti ed edifici per attirare e accogliere i «turisti della fede»

Fin dai tempi antichi il pellegrinaggio è stato una costante nella storia della religione cristiana. Anche oggi, nonostante la diminuzione dei tempi, dei rischi e dei costi di viaggio abbia dirottato il turismo di massa verso località di divertimento e riposo più che di spiritualità e meditazione, il pellegrinaggio continua ad attirare molti fedeli in luoghi considerati speciali e «santi» per il loro legame con qualche evento, personaggio o oggetto connessi alla religione e al culto. Si potrebbe riflettere sul valore effettivo di questa forma di «turismo religioso», che appare a volte contaminata dal consumismo e dai modi di viaggiare e di vivere che sono propri della società moderna: confusione nei luoghi di culto, difficoltà di concentrazione per chi cerca un’esperienza intima e personale, distrazioni (gite turistiche, acquisto di souvenirs, interessi commerciali ecc.). Eppure lo spirito di devozione e il profondo desiderio di un «contatto più diretto» con la divinità e ciò che la rappresenta, restano costanti e vivi.

La pratica del pellegrinaggio ha radici profonde nella storia della salvezza. Adamo che abbandona l’Eden per peregrinare sulla terra, Abramo, Isacco e Giacobbe che si muovono senza fissa dimora, e soprattutto il popolo d’Israele che per quarant’anni erra nel deserto prima di entrare nella Terra Promessa, sono immagini care alla memoria dei pellegrini e cariche di simbolismo. Fin dall’epoca paleocristiana i fedeli si muovevano per visitare i luoghi della fede e celebrare, nei tempi stabiliti, le memorie di martiri e santi. Già ai tempi di Policarpo (seconda metà del II sec.) è attestata la pratica di riunirsi nel giorno della morte (il dies natalis) nel luogo in cui si era consumato il martirio o erano conservate le reliquie dei martiri, per la sinassi liturgica. Certamente queste adunanze producevano un movimento di fedeli dalle zone vicine: ma il pellegrinaggio vero e proprio è cosa ben diversa dalla semplice visita ai martyria.

I presupposti fondamentali perché si possa parlare di pellegrinaggio sono infatti la meta, che deve essere un luogo sacro, e la distanza dai propri luoghi di residenza. «Pellegrino» in senso stretto è colui che si allontana dalla sua patria spinto da istanze religiose e avendo come meta un santuario. L’allontanamento dalla regione di residenza pone infatti nelle condizioni del vero peregrinus, cioè colui che va per agros (“per i campi”), esponendosi alle difficoltà e ai rischi del viaggio con un preciso obiettivo spirituale. Nacque per primo il pellegrinaggio «devozionale», che è parte integrante di un processo di conversione: il fedele lasciava la propria casa e partiva verso Gerusalemme come «straniero», vivendo in prima persona l’esperienza dell’esilio. Questo tipo di pellegrinaggio, viaggio fisico e spirituale al tempo stesso, conduceva i fedeli nei luoghi dove Gesù visse, predicò, morì e risuscitò, e ricevette un notevole impulso dai tempi di Costantino in poi.

La stessa Elena, madre dell’imperatore, svolse un pellegrinaggio devozionale in Terra Santa molto fruttuoso. La tradizione vuole che ella, salita sul Golgota per purificare il sacro luogo dagli edifici pagani, scoprì la vera Croce di Cristo. Prova della sua autenticità sarebbe un miracolo riferito da alcune fonti contemporanee, secondo cui il cadavere di un uomo, collocato sulla croce, sarebbe tornato in vita. Oltre alla Croce, Elena avrebbe ritrovato gli strumenti della Passione (il titulus crucis, la croce di uno dei ladroni, la spugna imbevuta d’aceto, un chiodo e parte della corona di spine), custoditi poi nella Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, di cui ella stessa volle l’erezione.

Inutile dire che simili ritrovamenti contribuivano a incentivare l’afflusso di pellegrini desiderosi di ammirare oggetti tanto preziosi per la loro fede. Nell’incoraggiare simili movimenti Costantino e sua madre furono veri pionieri. Basti pensare alla grande opera di monumentalizzazione finanziata e portata avanti dall’imperatore tanto in Terra Santa quanto a Roma, per accrescere ed abbellire i luoghi meta di pellegrinaggio. La grande Basilica della Natività a Betlemme fu eretta proprio intorno al 325 sul sito dove sorgeva la Grotta Santa. Anche il culto dei martiri fu notevolmente incentivato nel IV secolo e sostenuto da interventi finalizzati a monumentalizzare i luoghi di sepoltura e a favorire l’afflusso dei pellegrini alle tombe dei santi. Caso esemplare è la necropoli vaticana. L’edicola sorta a segnalare la sepoltura di Pietro risale alla seconda metà del II secolo, ma bisogna attendere il IV perché vi sia una monumentalizzazione della tomba: fu proprio Costantino a finanziare la costruzione di una basilica di proporzioni colossali, al cui interno l’edicola fu inserita in una cassa di marmo e porfido e inglobata nel transetto. Papa Damaso incentivò notevolmente il culto dei martiri, arricchendone le sepolture con mense ed archi trionfali, aumentandone le dimensioni e favorendo l’accesso dei pellegrini per mezzo di scale e percorsi sistematici. A queste iniziative vanno aggiunte le soluzioni pensate appositamente per accogliere, curare ed aiutare i pellegrini, come la costruzione di edifici di accoglienza (habitacula pauperum, xenodochia, scholae) e vie di comunicazione più agevoli.

In altre parole, ciò che vediamo oggi ruotare intorno ai pellegrinaggi organizzati è frutto di un’antica tradizione che, conciliando esigenze materiali, economiche e spirituali, mira a favorire e incoraggiare il movimento dei pellegrini verso i luoghi di devozione, alleviando le fatiche e le difficoltà del viaggio e attirando anche con la maestosità e la bellezza delle strutture uomini che, al di là delle istanze interiori e spirituali, non restano mai del tutto indifferenti alla bellezza esteriore.

About Sabrina Antonella Robbe (68 Articles)
Laureata in Filologia e Letterature del Mondo Antico, è Dottore di Ricerca in Studi Filologico-Letterari Classici (Università di Chieti). I suoi interessi spaziano dal mondo classico a quello cristiano medievale, con particolare attenzione alla storia e letteratura del cristianesimo tardo-antico e all’agiografia.
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