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“Lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio”

E’ questa l’esortazione rivolta ieri sera, dal Papa Francesco ai fedeli, nella messa di insediamento come vescovo di Roma

Tre episodi evangelici e una parabola. Sono quelli ricordati ieri sera, nella basilica di San Giovanni in Laterano, da Papa Francesco nella santa messa per il suo insediamento come vescovo di Roma sulla Cattedra romana, parlando della misericordia di Dio: «Un amore così grande – ha esordito il Papa -, così profondo quello di Dio verso di noi, un amore che non viene meno, sempre afferra la nostra mano e ci sorregge, ci rialza, ci guida».

Gianni Alemanno inaugura Largo Beato Giovanni Paolo II con Papa Francesco

Poco prima della messa, il Santo Padre ha anche benedetto la targa toponomastica appena scoperta dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nel piazzale antistante il vicariato che ora si chiama “Largo Beato Giovanni Paolo II”. Ma tornando agli episodi approfonditi dal Papa, il primo è quello che vede protagonista l’incredulo Tommaso, di fronte al quale Gesù reagisce con pazienza: «Gesù – ha spiegato il Santo Padre – non abbandona il testardo Tommaso nella sua incredulità. E Tommaso, con l’invocazione “Mio Signore e mio Dio”, risponde alla pazienza di Gesù. Si lascia avvolgere dalla misericordia divina e ritrova la fiducia: è un uomo nuovo, non più incredulo, ma credente».

Il secondo episodio, invece, ha ripercorso il rinnegamento di Pietro che, toccando il fondo incontra lo sguardo di Gesù che pazientemente, senza parole gli dice: “Pietro, non avere paura della tua debolezza, confida in me”. E Pietro comprende, sente lo sguardo d’amore di Gesù e piange: «Che bello è questo sguardo di Gesù – ha esclamato Papa Francesco – quanta tenerezza! Fratelli e sorelle, non perdiamo mai la fiducia nella misericordia paziente di Dio!». Il terzo episodio è quindi quello dei due discepoli di Emmaus con Gesù che, con pazienza, spiega loro le Scritture: «Questo – ha sottolineato il Santo Padre – è lo stile di Dio: non è impaziente come noi, che spesso vogliamo tutto e subito, anche con le persone. Dio è paziente con noi perché ci ama, e chi ama comprende, spera, dà fiducia, non abbandona, non taglia i ponti, sa perdonare. Ricordiamolo nella nostra vita di cristiani: Dio ci aspetta sempre, anche quando ci siamo allontanati! Lui non è mai lontano, e se torniamo a Lui, è pronto ad abbracciarci».

Erano migliaia anche ieri, i fedeli a San Giovanni in Laterano

A Papa Francesco, poi, ha fatto grande impressione rileggere la parabola del Padre misericordioso, in quanto gli dà sempre grande speranza. Infatti, malgrado il comportamento del figlio minore il Padre non l’ha mai dimenticato: «È sempre stato nel suo cuore come figlio, anche se lo aveva lasciato, – ha ricordato il Pontefice – anche se aveva sperperato tutto il patrimonio, cioè la sua libertà. Il Padre con pazienza e amore, con speranza e misericordia non aveva smesso un attimo di pensare a lui, e appena lo vede ancora lontano gli corre incontro e lo abbraccia con tenerezza, la tenerezza di Dio, senza una parola di rimprovero: è tornato! Quella è la gioia del Padre, in quell’abbraccio al figlio è tutta questa gioia, è tornato. Dio sempre ci aspetta, non si stanca. Gesù ci mostra questa pazienza misericordiosa di Dio perché ritroviamo fiducia, speranza, sempre!». Citando ancora il teologo Romano Guardini, il Papa ha osservato a braccio come ci sia un dialogo tra la nostra debolezza e la pazienza di Dio. Un dialogo che ci dà speranza.

Bisogna dire che ieri, ancora una volta, l’omelia tenuta dal Papa non è stata altro che un’ulteriore esortazione ad avere il coraggio di tornare a Dio, nonostante qualsiasi errore o peccato sia stato commesso nella vita: «Nella mia vita personale – ha riflettuto Papa Francesco – ho visto tante volte il volto misericordioso di Dio, la sua pazienza. Ho visto anche in tante persone il coraggio di entrare nelle piaghe di Gesù dicendogli: “Signore sono qui, accetta la mia povertà, nascondi nelle tue piaghe il mio peccato, lavalo col tuo sangue. E ho sempre visto che Dio l’ha fatto, ha accolto, consolato, lavato, amato. Allora lasciamoci avvolgere dalla misericordia di Dio, confidiamo nella sua pazienza che sempre ci dà tempo. Abbiamo il coraggio di tornare nella sua casa, di dimorare nelle ferite del suo amore, lasciandoci amare da Lui, di incontrare la sua misericordia nei sacramenti. Sentiremo la sua tenerezza, sentiremo il suo abbraccio e saremo anche noi più capaci di misericordia, di pazienza, di perdono, di amore».

Papa Francesco sulla loggia, mantellina al vento

Al termine della liturgia di ieri sera, il Pontefice si è affacciato, molto sorridente, alla loggia delle basilica di San Giovanni in Laterano, per salutare i fedeli che lo acclamavano. Il vento, tra l’altro, gli ha fatto volare via lo zucchetto e ha sollevato la mantellina bianca: «Fratelli e sorelle, buona sera – ha detto il Santo Padre, con il suo tradizionale tono fraterno -. Vi ringrazio tanto per la vostra compagnia nella messa di oggi. Grazie tante. Vi chiedo di pregare per me, ne ho bisogno. Non vi dimenticate. Grazie a tutti voi». Infine, ha esortato: «Andiamo avanti, tutti insieme, il popolo e il vescovo, tutti insieme, avanti sempre con la gioia della risurrezione di Gesù, che è sempre a fianco di noi. Che il Signore vi benedica». Quindi la benedizione finale.

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Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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