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La generazione dei “papà-orsetto”

Polito parla a Pescara “contro i padri” che pensano a tutto

L’educazione come emergenza nazionale, che interroga ogni persona interessata al proprio destino e a quello dei propri figli. Perché la crisi odierna discende anche da una mancanza di responsabilità personale, e troppi papà-orsetto invece di far crescere veri uomini sono impegnati a concimare il terreno dei bamboccioni di oggi e di domani, sperando che lo Stato possa risolvere ogni problema. È un’analisi spietata e lucida quella che Antonio Polito, scrittore ed editorialista del Corriere della Sera, ha proposto, venerdì scorso, al folto pubblico accorso all’auditorium Petruzzi di Pescara per la presentazione del suo ultimo libro “Contro i papà”. Con Polito, in una serata promossa dalla Fondazione Santa Caterina, Istituto Domus Mariae, associazione Medicina e Persona e Csv Pescara, ne hanno discusso Paolo Datore Giansante, presidente della Fondazione Santa Caterina, e Ambrogio Amati, scrittore e giornalista, coordinati dal giornalista Piergiorgio Greco. «Questo libro – ha detto Polito – l’ho scritto perché oggi si è smarrito il senso dell’educazione, e noi padri nati nel dopoguerra ci siamo impegnati a spianare la strada ai nostri figli, invece di farli crescere con il senso della responsabilità, del sacrificio, del lavoro. Non a caso, i nostri figli vivono ancora con noi fino ad un’età molto avanzata, aspettano la nostra eredità, frequentano università a pochi chilometri da casa. Inoltre, le nostre scuole non preparano al merito ma, anzi, permettono che si possa copiare, livellando al ribasso le conoscenze. È indispensabile, allora, che noi genitori ridiventiamo padri, e abbandoniamo il nostro essere papà che pensa a tutto».

Gli ha fatto eco Paolo Datore Giansante, che ha raccontato la sua esperienza di genitore e di persona impegnata in una missione educativa con l’Istituto Domus Mariae di Pescara: «Noi non ci arrendiamo, e vogliamo dare ai nostri figli una speranza per il futuro, affinché il loro desiderio di bene possa essere colmato. Ecco perché siamo contenti di incontrare bravi maestri come Antonio Polito, che diventano una bella provocazione a riscoprire il senso vero dell’educazione, che è trasmettere un senso positivo delle cose, un “vale la pena” per i nostri figli». Ambrogio Amati, da parte sua, ha detto che «mi sembra che oggi sia necessario tornare a condividere davvero la vita con i figli, con la costante tentazione, almeno per il sottoscritto, di cercare di rimontare il rapporto che hanno le mogli, per diventare forse più amico e complice che padre. Tornare a condividere veramente la vita con loro. Non per com-partire le scelte e il modo stesso di vivere, perché ogni generazione ha il suo e va lasciato ai figli lo spazio per crescere e anche per sbagliare, ma per condividere la vita come essenzialità, nell’essenzialità, ovvero come possibilità di esperienza razionale, verificabile e tramandabile. Una sorta di nocciolo duro di quel senso del bene e del male al quale accenna Polito».

 

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