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“La politica deve pensare alla gente”

Lo ha ricordato ieri il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, aprendo in Vaticano l’assemblea generale dei vescovi

Mons. Mariano Crociata, segretario generale Cei

«La Chiesa fa politica e farà sempre politica, ma non nel senso del mettersi da una parte del dibattito pubblico, nel dibattito partitico, solo perché sostiene una o delle cause per il bene di tutti». Lo ha precisato monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, quest’oggi, rispondendo alle domande dei giornalisti nella prima conferenza stampa indetta nell’ambito dell’assemblea generale dei vescovi italiani, che si terrà fino a giovedì in Vaticano.

Un appuntamento, quest’ultimo, che ha posto al centro della riflessione il dialogo tra Chiesa e poltica: «Non possiamo accontentarci di promuovere solo alcune cause – ha precisato Crociata -, perché etica sociale” ed etica della vita, cioè l’etica della persona considerata nella sua singolarità e nella rete dei rapporti sociali, vanno insieme. Di qui l’attualità della frase pronunciata da Papa Bergoglio quando era cardinale: “Facciamo politica ma non siamo di parte”. La Chiesa è sempre a fianco di tutti coloro che anche in piccola misura sostengono il bene della persona, di tutta la persona, perché la nostra “parte” è il Vangelo, cioè la parte di tutti, la difesa di tutti, perché il Vangelo è per tutti ed è annuncio di salvezza per tutti. Per la Chiesa, infatti, il fine della politica è il bene comune come bene di tutti e di tutto l’uomo: per questo non possiamo essere di parte».

Card. Angelo Bagnasco, presidente Conferenza episcopale italiana

Queste considerazioni sono state espresse dal segretario generale della Cei, approfondendo ulteriormente le problematiche sottolineate ieri dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel corso della sua prolusione che, per larga parte, ha richiamato la politica nazionale ai propri doveri: «Siamo nel vortice dell’emergenza – ha esordito ieri il cardinal Bagnasco – che, come onda irriducibile e crescente, assedia». Partendo da questa premessa, il presidente della Cei ha voluto innanzi tutto precisare che ai vescovi italiani sta a cuore non una formula specifica, ma i principi che devono ispirare la vita politica e, più in generale, il vivere sociale. Tutto questo, sullo sfondo di un conformismo diffuso che non aiuta  a giudicare le cose con la propria testa.

Per questo, di fronte alla gravità della crisi in atto, il cardinale ha esortato la politica ad andare controcorrente, esercitando un ascesi morale fatta di coraggio per resistere al pensiero unico che non accetta di essere contraddetto. Questa sottile critica, si è poi allargata ad un altro fattore presente nel dibattito pubblico, come l’ostinata contrapposizione che si registra a vari livelli tra le parti in gioco e che rischia la patologia che paralizza il vivere sociale: «Esso – ha ammonito il cardinal Bagnasco – è il segno triste e sconfortante di un modo di pensare vecchio e ripiegato, autoreferenziale e senza futuro. Dopo il responso delle urne, i cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di responsabilità e onore per servire il Paese, pensino al Paese senza distrazioni, tattiche o strategie che siano: pensare alla gente: questa è l’unica cosa seria».

Rivolgendo questo appello al senso di responsabilità della politica, Bagnasco ha ricordato tutte le problematiche su cui dover tempestivamente intervenire, a partire dai giovani senza lavoro, gli anziani senza pensione e le famiglie scese al livello di povertà e, a volte, dell’angoscia. Per questo, il cardinale ha invocato dapprima un deciso piano industriale che, tenendo in casa il patrimonio e la professionalità italiana, rilanci con tenacia la produzione nazionale, rivedendo le politiche fiscali: «Fino a quando – si è chiesto Bagnasco – si potranno raccogliere risorse se tutto rallenta? Quello che appare in gioco, è la dignità della persona a fronte di una lavoro che non c’è o che, riferendosi alla “tratta”, schiavizza le persone».

L'assemblea generale dei vescovi italiani in corso in Vaticano

Ma la crisi non è soltanto economicaessendo anche morale, ed è così che la prolusione di ieri si è anche fermata a riflettere sulla famiglia definita “patrimonio incomparabile dell’umanità, che ancora una volta ha dato prova di sé rivelandosi il primo e principale presidio non solo della vita, ma anche di energie morali e di tenuta sociale ed economica”: «Essa – ha sottolineato il presidente della Cei – affonda le sue radici nell’essere dell’uomo e della donna, e i figli sono soggetto di diritto da cui nessuno può prescindere. La famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento».

Inoltre, il cardinale non ha mancato di ricordare il “popolo della vita” e delle tematiche aperte per la sua difesa, come la campagna europea “Uno di noi”, che intende garantire protezione giuridica all’embrione umano. A questo tema, infine, ha collegato anche le questioni dell’eutanasia e del suicidio assistito ribadendo il “no” della Chiesa a queste pratiche ribadendo, anzi, quanto occorra impedire il “cancro” della solitudine, quale prima e fondamentale risposta che una società deve dare alla sofferenza dei suoi membri.

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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