Ultime notizie

“Costruiamo un’Europa che ruoti intorno alla sacralità della persona”

"ll futuro dell’Europa dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi"

Lo ha affermato stamani Papa Francesco, intervenendo al Parlamento europeo di Strasburgo che ha apprezzato, interrompendo per tredici volte il suo discorso, applaudendo

Papa Francesco interviene al Parlamento europeo

«È giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili. L’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il suo futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente». Lo ha affermato Papa Francesco stamani, nel corso del suo intervento al Parlamento europeo di Strasburgo riunito in seduta plenaria, che ha l’ha interrotto dodici volte per applaudirlo: «È giunto il momento – aggiunge il Pontefice – di abbandonare l’idea di un’Europa impaurita e piegata su se stessa per suscitare e promuovere l’Europa protagonista, portatrice di scienza, di arte, di musica, di valori umani e anche di fede. L’Europa che contempla il cielo e persegue degli ideali, l’Europa che guarda, difende e tutela l’uomo, l’Europa che cammina sulla terra sicura e salda, prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità!».

Papa Francesco entra nell'Europarlamento

Papa Francesco entra nell’Europarlamento

Del resto, a detta del Santo Padre, la coscienza della propria identità è necessaria per far fronte alle problematiche connesse all’immigrazione, ed anche per dialogare in modo propositivo con gli Stati che hanno chiesto di entrare a far parte dell’Unione in futuro: «Penso – riflette Papa Bergoglio – soprattutto a quelli dell’area balcanica, per i quali l’ingresso nell’Unione Europea potrà rispondere all’ideale della pace in una regione che ha grandemente sofferto per i conflitti del passato. Infine, la coscienza della propria identità è indispensabile nei rapporti con gli altri Paesi vicini, particolarmente con quelli che si affacciano sul Mediterraneo».

Ma è guardando al futuro che l’Europa dev’essere in grado di tornare alle proprie radici cristiane: «Il futuro dell’Europa – sottolinea Papa Francesco – dipende dalla riscoperta del nesso vitale e inseparabile tra cielo e terra, dove il cielo indica l’apertura al trascendente, a Dio, che ha da sempre contraddistinto l’uomo europeo, e la terra rappresenta la sua capacità pratica e concreta di affrontare le situazioni e i problemi. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione trascendente della vita, è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende».

Proprio a partire dalla necessità di un’apertura al trascendente, il Papa ha quindi affermato la centralità della persona umana, altrimenti in balia delle mode e dei poteri del momento: «In questo senso – osserva il Santo Padre – è fondamentale non solo il patrimonio che il Cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento».

Per il Papa, tra l’altro, un’Europa in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose è anche più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno, anche per il grande vuoto ideale a cui assistiamo nel cosiddetto Occidente. Quello pronunciato da Papa Francesco, è stato comunque un discorso di speranza ed incoraggiamento: «Dare speranza all’Europa – sostiene il Pontefice – non significa solo riconoscere la centralità della persona umana, ma implica anche favorirne le doti. Si tratta perciò di investire su di essa e sugli ambiti in cui i suoi talenti si formano e portano frutto».

Il primo ambito è sicuramente quello dell’educazione: «A partire dalla famiglia – continua il Papa – che unita, fertile e indissolubile porta con sé gli elementi fondamentali per dare speranza al futuro. Vi sono poi le istituzioni educative: scuole e università. Oggi i giovani chiedono di poter avere una formazione adeguata e completa per guardare al futuro con speranza». Inoltre, l’Europa è sempre stata in prima linea in un lodevole impegno a favore dell’ecologia: «Rispettare l’ambiente – avverte Bergoglio – significa però non solo limitarsi ad evitare di deturparlo, ma anche di utilizzarlo per il bene».

Il secondo ambito è il lavoro: «È tempo – riconosce Francesco – di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro, garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento. Parimenti, è necessario affrontare insieme la questione migratoria e l’assenza di un sostegno reciproco all’interno dell’Unione Europea, rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali».

Sottolineando ancora lo stretto legame che esiste fra dignità e trascendente, Papa Francesco ha evidenziato che oggi la promozione dei diritti umani occupa un ruolo centrale nell’impegno dell’Unione Europea in ordine a favorire la dignità della persona, sia al suo interno che nei rapporti con gli altri Paesi: «Promuovere la dignità della persona – spiega – significa riconoscere che essa possiede diritti inalienabili, di cui non può essere privata ad arbitrio di alcuno e tanto meno a beneficio di interessi economici».

E questo, voleva essere anche un invito a non cadere in alcuni equivoci che possono nascere da un fraintendimento del concetto di diritti umani e da un loro paradossale abuso: «Vi è oggi la tendenza – denuncia il Papa – verso una rivendicazione sempre più ampia di diritti individuali, che cela una concezione di persona umana staccata da ogni contesto sociale e antropologico, quasi come una “monade”, sempre più insensibile alle altre “monadi” intorno a sé. Al concetto di diritto non sembra più associato quello altrettanto essenziale e complementare di dovere, così che si finisce per affermare i diritti del singolo senza tenere conto che ogni essere umano è legato a un contesto sociale, in cui i suoi diritti e doveri sono connessi a quelli degli altri e al bene comune della società stessa».

Per il Pontefice, così, è quanto mai vitale approfondire oggi una cultura dei diritti umani che possa sapientemente legare la dimensione individuale o, meglio, personale, a quella del bene comune, a quel “noi-tutti” formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunità sociale: «Infatti – ribadisce Papa Bergoglio – se il diritto di ciascuno non è armonicamente ordinato al bene più grande, finisce per concepirsi senza limitazioni e dunque per diventare sorgente di conflitti e di violenze».

Ricordando, successivamente, il motto dell’Unione europea “Unità nella diversità”, Papa Francesco ha rimarcato come l’Europa sia una famiglia di popoli: «I quali – afferma – potranno sentire vicine le istituzioni dell’Unione, se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni, prendendo coscienza delle sua storia e delle sue radici, liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie».

Gli europarlamentari ascoltano il discorso del Papa

Gli europarlamentari ascoltano il discorso del Papa

In questa dinamica di unità-particolarità, secondo il Santo Padre – gli eurodeputati devono farsi carico di mantenere viva la democrazia dei popoli dell’Europa: «Mantenere viva la democrazia in Europa – si appella il Papa, rivolgendosi ai parlamentari – richiede di evitare tante maniere globalizzanti di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà e gli intellettualismi senza sapienza». Del resto, mantenere viva la realtà delle democrazie è una sfida di questo momento storico: «Evitando – ammonisce Papa Francesco – che la loro forza reale – forza politica espressiva dei popoli – sia rimossa davanti alla pressione di interessi multinazionali non universali, che le indeboliscano e le trasformino in sistemi uniformanti di potere finanziario al servizio di imperi sconosciuti».

Questa è una sfida che oggi la storia pone, ma non è l’unica: «Si può poi constatare – sostiene ancora il Santo Padre – che, nel corso degli ultimi anni, accanto al processo di allargamento dell’Unione europea, è andata crescendo la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensibilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose. Da più parti si ricava un’impressione generale di stanchezza e d’invecchiamento, di un’Europa nonna e non più fertile e vivace. Per cui i grandi ideali che hanno ispirato l’Europa sembrano aver perso forza attrattiva, in favore dei tecnicismi burocratici delle sue istituzioni. A ciò si associano alcuni stili di vita un po’ egoisti, caratterizzati da un’opulenza ormai insostenibile e spesso indifferente nei confronti del mondo circostante, soprattutto dei più poveri».

Per il Pontefice, infine, i parlamentari sono chiamati a prendersi cura della fragilità dei popoli e delle persone: «Prendersi cura – conclude – della fragilità dice forza e tenerezza, dice lotta e fecondità in mezzo a un modello funzionalista e privatista che conduce inesorabilmente alla cultura dello scarto. Prendersi cura della fragilità delle persone e dei popoli, significa farsi carico del presente nella sua situazione più marginale e angosciante ed essere capaci di ungerlo di dignità».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
Contact: Website