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“La famiglia non è un oggetto: rimparare a raccontarla”

"La famiglia non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica, una “comunità comunicante”

E’ stata questa la sfida lanciata da Papa Francesco ai media, in occasione del messaggio per la quarantanovesima Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali

Una famiglia in visita in piazza San Pietro

«La famiglia non è un oggetto sul quale si comunicano delle opinioni o un terreno sul quale combattere battaglie ideologiche, ma un ambiente in cui si impara a comunicare nella prossimità e un soggetto che comunica, una “comunità comunicante”. Una comunità che sa accompagnare, festeggiare e fruttificare. In questo senso, è possibile ripristinare uno sguardo capace di riconoscere che la famiglia continua a essere una grande risorsa e non solo un problema o un’istituzione in crisi».

Papa Francesco

Papa Francesco

È dunque la famiglia al centro della quarantanovesima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che ricorrerà il 17 maggio prossimo. “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”: questo è il tema della giornata, che si colloca in un contesto di grande e approfondita riflessione ecclesiale sulla famiglia e di un processo sinodale che culminerà nel prossimo ottobre con il Sinodo ordinario.

Il Messaggio di Papa Francesco per l’occasione, presentato ieri mattina in Vaticano, parte dall’icona evangelica della visita di Maria a Elisabetta, episodio che anzitutto ci mostra la comunicazione come un dialogo che si intreccia con il linguaggio del corpo: «Il grembo che ci ospita – spiega il Papa – è la prima “scuola” di comunicazione, fatta di ascolto e di contatto corporeo, dove cominciamo a familiarizzare col mondo esterno in un ambiente protetto e al suono rassicurante del battito del cuore della mamma. E dopo essere venuti al mondo restiamo in un certo senso in un grembo, che è la famiglia. Un grembo fatto di persone diverse, in relazione».

Il Santo Padre, a questo punto, riprende l’Evangelii gaudium, laddove dice che la famiglia è il luogo dove s’impara a convivere nella differenza: «Differenze di generi e di generazioni – prosegue l’esortazione apostolica -, che comunicano prima di tutto perché si accolgono a vicenda, perché tra loro esiste un vincolo».

In famiglia, a detta del Pontefice, si impara la lingua materna, cioè la lingua dei nostri antenati e si trasmette quella forma fondamentale di comunicazione che è la preghiera: «In famiglia – sottolinea Papa Bergoglio – la maggior parte di noi ha imparato la dimensione religiosa della comunicazione, che nel cristianesimo è tutta impregnata di amore, l’amore di Dio che si dona a noi e che noi offriamo agli altri. Ancora, qui si impara cosa è veramente la comunicazione come scoperta e costruzione di prossimità nell’accoglienza reciproca. E si fa esperienza dei limiti propri e altrui».

A questo punto Papa Francesco evidenzia che non esiste la famiglia perfetta, ma non bisogna avere paura dell’imperfezione, della fragilità, nemmeno dei conflitti: «Bisogna imparare – osserva il Santo Padre – ad affrontarli in maniera costruttiva e così la famiglia può diventare scuola di perdono. Ancora, nelle famiglie dove si vive la disabilità alla tentazione a chiudersi si contrappone lo stimolo ad aprirsi, a condividere, a comunicare in modo inclusivo, mentre in un mondo dove così spesso si maledice, si parla male, si semina zizzania, si inquina con le chiacchiere il nostro ambiente umano, la famiglia può essere una scuola di comunicazione come benedizione».

Infine il Santo Padre, nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali, accenna ai media più moderni che possono sia ostacolare che aiutare la comunicazione in famiglia e tra famiglie: «La possono ostacolare – avverte – se diventano un modo di sottrarsi all’ascolto, di isolarsi dalla compresenza fisica, con la saturazione di ogni momento di silenzio e di attesa. Viceversa, la possono favorire se aiutano a raccontare e condividere, a restare in contatto con i lontani, a ringraziare e chiedere perdono, a rendere sempre di nuovo possibile l’incontro».

Da qui una sfida lanciata ai mezzi di comunicazione: «Reimparare a raccontare – rilancia il Pontefice -, non semplicemente produrre e consumare informazione. È questa la direzione verso cui ci spingono i potenti e preziosi mezzi della comunicazione contemporanea. L’informazione è importante ma non basta, perché troppo spesso semplifica, contrappone le differenze e le visioni diverse sollecitando a schierarsi per l’una o l’altra, anziché favorire uno sguardo d’insieme».

About Davide De Amicis (3928 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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