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“Una società senza figli è una società depressa e non averli è una scelta egoistica”

"Anche una società avara di generazione - spiega il Papa -, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa e se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va"

Lo ha affermato ieri Papa Francesco nel corso della catechesi pronunciata all’interno dell’udienza generale, in una piazza San Pietro affollata da 11 mila persone

Papa Francesco saluta un gruppo di bambini

«Una società senza figli è una società depressa e non avere figli è una scelta egoistica». Ne è convinto Papa Francesco che ieri nella catechesi dell’udienza generale del mercoledì, tornata a svolgersi in piazza San Pietro alla presenza di 11 mila fedeli, ha detto a braccio: «Pensiamo – riflette – a tante società che conosciamo: sono società depresse, perché non vogliono figli, non hanno i figli: il livello di nascite non arriva all’1%. Perché? Ognuno di noi ci pensi e risponda».

I fedeli in piazza San Pietro

I fedeli in piazza San Pietro

Del resto, a detta del Papa, quando non si amano i genitori, si perde il proprio onore: «Il legame virtuoso – avverte il Pontefice – tra le generazioni è garanzia di futuro, ed è garanzia di una storia davvero umana: una società di figli che non onorano i genitori è una società senza onore, destinata a riempirsi di giovani aridi e avidi. Anche una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa e se una famiglia generosa di figli viene guardata come se fosse un peso, c’è qualcosa che non va».

La generazione dei figli, d’altro canto, dev’essere responsabile come insegna anche l’Enciclica Humanae vitae del beato Papa Paolo VI: «Ma avere più figli – precisa il Santo Padre – non può diventare automaticamente una scelta irresponsabile. La vita ringiovanisce e acquista energie moltiplicandosi: si arricchisce, non si impoverisce! I figli imparano a farsi carico della loro famiglia, maturano nella condivisione dei suoi sacrifici, crescono nell’apprezzamento dei suoi doni. L’esperienza lieta della fraternità anima il rispetto e la cura dei genitori, ai quali è dovuta la nostra riconoscenza».

Insomma, i figli sono la gioia della famiglia e della società: «Non sono – ribadisce Papa Bergoglio – un problema di biologia riproduttiva, né uno dei tanti modi di realizzarsi. E tanto meno sono un possesso dei genitori. I figli sono un dono». E c’è uno stretto legame fra la speranza di un popolo e l’armonia fra le generazioni: «La gioia dei figli – osserva il Sommo Pontefice – fa palpitare i cuori dei genitori e riapre il futuro. Ciascuno è unico e irripetibile e, al tempo stesso, inconfondibilmente legato alle sue radici. Essere figlio e figlia, secondo il disegno di Dio, significa portare in sé la memoria e la speranza di un amore che ha realizzato se stesso proprio accendendo la vita di un altro essere umano, originale e nuovo».

Un figlio, poi, lo si ama perché è figlio: «Non perché è bello – afferma Papa Francesco -, sano, buono, non perché la pensa come me, o incarna i miei desideri. Un figlio è un figlio: una vita generata da noi ma destinata a lui, al suo bene, al bene della famiglia, della società, dell’umanità intera. Di qui viene anche la profondità dell’esperienza umana dell’essere figlio e figlia, che ci permette di scoprire la dimensione più gratuita dell’amore, che non finisce mai di stupirci».

Ogni figlio, secondo il Papa, è differente come le dita di una mano: «Noi – racconta – eravamo cinque figli e mia mamma diceva: “Io ho cinque figli”, e quando le chiedevano “qual è il tuo figlio preferito” lei rispondeva: “Ho cinque figli come le cinque dita della mano, se mi picchiano questo mi fa male, se mi picchiano quest’altro mi fa maleTutti sono figli miei, ma tutti differenti come le dita di una mano”. E così è la famiglia: I figli sono differenti, ma sono tutti figli».

Quindi Francesco si è soffermato sulla bellezza di essere amati prima: prima di aver fatto qualsiasi cosa per meritarlo, prima di saper parlare o pensare, addirittura prima di venire al mondo: «Quante volte – aggiunge il Santo Padre – qui le mamme mi fanno vedere la pancia e mi chiedono che la benedica. Questo significa che i figli sono amati prima di venire al mondo, sono amati come l’amore di Dio che ci ama sempre prima».

Si è quindi conclusa con un minuto di silenzio, chiesto dal Papa alla piazza, l’udienza generale di ieri: «Tanti – osserva il Pontefice – voi qui avete figli e tutti siamo figli. Facciamo una cosa: ognuno di voi pensi nel suo cuore ai suoi figli, in silenzio, e tutti noi pensiamo ai nostri genitori, e ringraziamo Dio per il dono della vita. Che il Signore benedica i nostri genitori e benedica i nostri figli».

A questo punto, il Papa ha fatto un altro riferimento al contatto quotidiano con i fedeli: «Quanto è bello – esclama Papa Bergoglio – quando passo fra di voi e vedo i papà e le mamme che alzano i loro figli per essere benedetti! Questo è un gesto quasi divino, grazie di farlo! Quindi la preghiera conclusiva: «Gesù, il Figlio eterno, reso figlio nel tempo – conclude Papa – ci aiuti a trovare la strada di una nuova irradiazione di questa esperienza umana così semplice e così grande che è l’essere figli. Nel moltiplicarsi della generazione c’è un mistero di arricchimento della vita di tutti, che viene da Dio stesso. Dobbiamo riscoprirlo, sfidando il pregiudizio, e viverlo, nella fede, in perfetta letizia».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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