Ultime notizie

Tra poche ore Consiglio di sicurezza dell’Onu

Documento congiunto dell'Occidente per chiedere una soluzione politica del conflitto. Appello del Papa e del nunzio apostolico in Libia.

Ieri in Libia sono continuati i bombardamenti dell’aviazione del Cairo, iniziati il 16 febbraio, a seguito dell’esecuzione di 21 cittadini egiziani da parte di combattenti dello Stato islamico. Fonti del quotidiano Libya Herald hanno riferito di altri 35 cittadini egiziani sequestrati ieri in aree della Cirenaica controllate dal gruppo o da Ansar Al Sharia. Dopo i bombardamenti, l’Egitto ha compiuto anche un raid terrestre a Derna: 55 i miliziani Isis catturati. Media egiziani e uno saudita hanno riferito che, dopo i raid aerei, l’Egitto sta prendendo sempre più in considerazione attacchi di terra. In particolare è stata evocata la “task force 999”, un’unità speciale per operazioni internazionali, da inviare in coordinamento con le forze di sicurezza libiche. Il premier libico Abdallah Al Thani ha affermato che gli attacchi aerei su postazioni Isis, in Libia, sono state eseguite con l’approvazione del governo libico e che il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rifiutato di fornire armi allo Stato libico per la sua lotta contro il terrorismo. Il presidente libico ha allertato dicendo che membri dell’Isis e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici presenti in Libia, ed ha precisato che questi ultimi si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. Intanto, la Tunisia ha dispiegato lungo il confine di terra e di mare con la Libia unità dell’esercito, rafforzate da unità della Guardia nazionale e della Dogana, per difendersi da «eventuali minacce contro l’integrità territoriale del Paese» ed «impedire ogni tentativo di infiltrazione da parte di terroristi», ha detto il colonnello Belhassen Oueslati, portavoce del ministero della Difesa.

Intanto, sappiamo che è stata convocata per oggi pomeriggio, dalle 15 ora italiana, la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla crisi in Libia. All’incontro, parteciperà anche il ministro degli Esteri egiziano Sameh Choukri. Dal Cairo è giunta, al Palazzo di Vetro di New York, la richiesta di autorizzare un intervento nazionale in Libia.

In riferimento alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla crisi nel paese nordafricano, monsignor Aldo Cavalli, nunzio apostolico in Libia, ha rilasciato alla MISNA questa dichiarazione: «È il popolo libico che deve trovare la via per il dialogo, l’unica possibile; gli altri, con l’ausilio delle Nazioni Unite, hanno il compito di aiutare». A fronte delle nuove violenze dei militanti dello Stato islamico e degli altri gruppi armati in lotta per l’egemonia, monsignor Aldo Cavalli, ha ribadito la necessità di dialogo e confronto come cifra essenziale della presenza cristiana in Libia. Da Malta, dove risiede, monsignor Cavalli è il riferimento costante per alcune migliaia di cattolici in Libia, guidati dai vicari apostolici di Tripoli e di Bengasi, monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli e monsignor Sylvester Magro, da pochi padri e da appena otto suore della congregazione di Santa Madre Teresa di Calcutta.

Monsignor Cavalli, pur auspicando che «l’Onu riesca in qualche modo a trovare nuovi equilibri, validi e accettabili», è comunque consapevole della difficoltà del compito, perché conosce bene la situazione attuale della Libia, le cui cause sono da rintracciare anche nel passato recente del paese. Alle spalle – sottolinea monsignor Cavalli – ci sono quattro anni di guerra civile, cominciata il 17 febbraio 2011 con le rivolte che sfociarono poi nell’intervento della Nato e nella caduta del colonnello Muammar Gheddafi. Oggi, prosegue il nunzio apostolico, pesano le divisioni tra i fautori di una nuova campagna militare, come l’Egitto del presidente Abdel Fattah Al Sisi, che sta bombardando il “califfato” di Derna, e le fazioni che vi si oppongono: ad esempio il governo islamista di Tripoli, contrapposto all’esecutivo laico di Tobruk, che oggi ha accusato il Cairo di “atti terroristici” e chiesto al Consiglio di sicurezza di fermare i raid.

Intanto i governi di Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti, condannando fermamente tutti gli atti di terrorismo in Libia, hanno sottoscritto un Documento congiunto dell’Occidente. Concordano nel cercare «una soluzione politica del conflitto». Si legge nella dichiarazione congiuta: «Il processo di dialogo sponsorizzato dalle Nazioni Unite per la formazione di un governo di unità nazionale, costituisce la speranza migliore per i libici. La comunità internazionale è pronta a sostenere pienamente un governo di unità nazionale per affrontare le sfide attuali della Libia».

In Italia, il Ministro degli Esteri, Gentiloni, ha riferito alla Camera sulla situazione in Libia, affermando che «l’unica soluzione è quella politica»: «Non vogliamo avventure e tantomeno crociate. Chiediamo alla comunità diplomatica di aumentare gli sforzi. Serve un cambio di passo da parte della comunità internazionale prima che sia troppo tardi. Dalla riunione del Consiglio di sicurezza di oggi ci attendiamo la presa di coscienza della necessità di raddoppiare gli sforzi per favorire il dialogo politico in Libia».

In riferimento all’attesa riunione all’Onu di oggi pomeriggio, anche il Papa, in udienza generale, dopo aver ricordato i copti uccisi tre giorni fa «per il solo fatto di essere cristiani», ha chiesto di pregare per la pace: «Preghiamo per la pace in Medio oriente e nel Nord Africa, ricordando tutti i defunti, i feriti, i profughi».