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La “buona scuola” e l’educazione sessuale

L'educazione sessuale spetta esclusivamente alla famiglia. Favorevoli e contrari.

Il premier Renzi, da mesi, ha annunciato che al centro del piano riforme del Governo c’è la tanto attesa e decantata “buona scuola”. Si aspettava, dopo una serie di rinvii, un decreto per il Consiglio dei ministri di venerdì 27 febbraio, ma questa mattina è stato annunciato lo slittamento al 3 marzo. Nel decreto, per ora, sembrerebbe entrare solo il piano di assunzioni dei precari. Il Governo conferma l’assunzione prevista per l’a.s. 2015/16 di più di 125 mila docenti, e conferma la volontà di “chiudere le graduatorie” per passare alla nuova modalità di reclutamento, il concorso. Su quest’ultima proposta, relativa al cambiamento della carriera dei docenti, che ad oggi avanza solo per scatti di anzianità, sarà scontro annunciato con i sindacati. Per altre questioni, come favorire l’autonomia e la parità scolastica, tale da promuovere una concorrenza reale e leale tra i diversi istituti, pare si debba ancora attendere il lungo iter che richiede ogni disegno di legge che si rispetti.

Intanto, mentre si attende di capire quali reali cambiamenti porterà la riforma “buona scuola”, ventitré associazioni impegnate nel campo dell’educazione, di provenienza cattolica e non (l’elenco completo è riportato alla fine dell’articolo, ndr), hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica, al premier Renzi e al ministro dell’Istruzione (testo completo). L’oggetto della lettera è una questione che, per molti genitori ed educatori, costituisce oggi una vera urgenza e un “nodo educativo” imprescindibile: sancire definitivamente che l’educazione sessuale dei bambini e dei giovani in età scolare spetta alla famiglia e non vada delegata alla scuola, nello specifico a figure di “esperti” che non è ancora chiaro da chi e in base a quali requisiti dovrebbero essere scelti. «Riteniamo che l’educazione sessuale non debba essere affidata ad “esperti”», dicono i sottoscrittori del documento. «La famiglia è esperta in umanità più di qualsiasi esperto, anche perché la vita non è un talk show, ma è una cosa seria. Semmai, aiutiamo la famiglia a svolgere questo compito, senza sottrarlo alla stessa. In tal modo, daremmo finalmente applicazione ad un sano principio di sussidiarietà, che non può non essere un obiettivo di chi abbia a cuore una società libera, secondo i dettati costituzionali».

Nella lettera è ben espressa la convinzione che l’educazione sessuale debba rispettare delle tappe che dipendono, e variano, dal rapporto – sempre unico – che si viene ad instaurare tra genitori e figli: «I genitori conoscono i tempi e l’opportunità con cui affrontare certe tematiche e, avendo visto crescere giorno per giorno la giovane persona che hanno di fronte, sanno anche quali parole usare, nel rispetto, appunto, della intimità e della crescita di ognuno. Nella scuola, questo rispetto non sarebbe comunque possibile, neppure nelle migliori intenzioni, perché quando si parla a venti o trenta persone, non tutte allo stesso grado di maturazione, è inevitabile produrre traumi a chi, per i motivi più svariati, non è ancora pronto a recepire certe nozioni». Nel documento sono ravvisabili, e apertamente specificati, i quattro criteri in base ai quali i firmatari ritengono opportuno che l’educazione sessuale sia affidata alla famiglia e non alla scuola: rispetto dell’intimità, il rispetto del pudore, il rispetto della privacy e il rispetto del diritto alla libertà di educazione della famiglia. Il documento contiene anche una parte propositiva, nella quale vengono formulate delle proposte precise: organizzare corsi di sostegno per le famiglie; ricercare il coinvolgimento attivo dei genitori nella fase preparatoria di eventuali attività scolastiche volte all’educazione affettiva; garantire e promuovere la partecipazione effettiva dei genitori alle medesime iniziative, una volta intraprese; i genitori devono in ogni caso potersi riservare il diritto di non far partecipare i propri figli ad iniziative in tema di educazione sessuale che non ritengano coerenti con la propria impostazione di vita».

Come si sottolinea in più punti, i firmatari del documento scelgono e difendono la posizione da loro espressa in nome della libertà, del principio liberale per cui bisogna limitare le eccessive intrusioni dello Stato, soprattutto in determinati ambiti che riguardano la sfera più intima e personale dell’individuo fin dalla prima infanzia. La conseguenza di un percorso educativo, in materia di educazione sessuale, totalmente incentrato sulla scuola e sulle decisioni prese dallo Stato in questo ambito – si legge nel documento – sarebbe importante: «se la famiglia venisse esclusa dalla partecipazione a questo ambito educativo, si cadrebbe inevitabilmente nella condizione propria dello Stato Etico di infelicissima memoria».

Dall’altra parte, va detto per dovere di informazione, i sostenitori di progetti educativi che intendono delegare l’educazione sessuale alla scuola, come quanti promuovono l’introduzione della ormai nota teoria gender nelle scuole (fin dall’asilo), al di là dell’appartenenza politica,  si appellano tutti all’esigenza di “lottare contro la discriminazione”. Il punto su cui intendersi, però, è il concetto di “non discriminazione”. Infatti, questi progetti educativi tendono sostanzialmente ad equiparare la “non discriminazione” alla negazione del dato reale – naturale – della differenza sessuale, riducendolo ad un mero fatto socio-culturale; promuovono la presunta libertà di identificarsi in qualsiasi genere indipendentemente dal proprio sesso biologico; si battono per l’equiparazione di ogni forma di unione e di “famiglia”; elaborano teorie per la giustificazione e normalizzazione di quasi ogni comportamento sessuale. Il concetto di “non discriminazione”, quindi, non sembra mirare ad educare gli studenti a rispettare ogni persona e a non rendere nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (sesso, disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste; piuttosto, sotto il generico concetto di “non discriminazione” si fanno passare ipso facto arbitrarie posizioni ideologiche, sostenute da private associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) spesso direttamente coinvolte nella redazione dei suddetti progetti educativi. Quanti si oppongono a questi progetti educativi lo fanno perché ritengono che sia le modalità di redazione quanto i contenuti sono elaborati e diffusi in violazione dell’art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo («I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli»); dell’art. 2 del Protocollo addizionale alla Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo («Lo Stato … deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere a tale educazione e a tale insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche»); dell’art. 30 della Costituzione italiana («È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio»); e dell’art.14 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dell’UNICEF («Gli Stati parte rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di guidare il fanciullo nell’esercizio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione»).

Stabilire definitivamente a chi spetti l’educazione sessuale è un nodo educativo urgente, perché non può essere lasciato in balia di posizioni arbitrarie o marcatamente segnate da influssi ideologici. Occorre un pronunciamento – super partes – del Parlamento a garanzia della democrazia e dei diritti della persona.

È urgente, ma la “buona scuola” continua a slittare. Aspettiamo.

 

Di seguito riportiamo l’elenco dei firmatari la lettera al Presidente della Repubblica, al premier Renzi, e al Ministro dell’Istruzione:

Comitato Famiglia Educazione Libertà, Giuseppe Zola; AGAPO, Associazione di Genitori e Amici di Persone Omosessuali, Michael Galster; AGE, Associazione Italiana Genitori, Fabrizio Azzolini; ADVM, Associazione Difendere la Vita con Maria, Maurizio Gagliardini; Alleanza Cattolica, Laura Boccenti; AMCI, Associazione Medici Cattolici, Massimo Gandolfini; Associazione Amici CAV Mangiagalli di Milano, Gherardo Fiume; Associazione FAES, FAmiglia E Scuola, Giovanni De Marchi; Associazione Famiglie Numerose Cattoliche, Vittorio Lodolo D’Oria; Associazione Nonni 2.0, Pierluigi Ramorino; Associazione Obiettivo Chaire, Guido Testa; Associazione Pro Vita Onlus, Alessandro Fiore; Associazione Scienza & Vita, Brescia, Massimo Gandolfini; Associazione Vita è, Massimo Gandolfini; Fondazione Novae Terrae, Luca Volontè; Guai a chi tocca i bambini, comunità web, Alberto Cerutti; Manif Pour Tous Italia, Circolo di Milano, Silvia Avanza; Manif Pour Tous Italia, Jacopo Coghe; MEVD-Movimento Europeo per la Difesa della Vita e della Dignità Umana, Alberto Zelger; Movimento per la Vita ambrosiano, Luca Tanduo