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Figli in carcere con le madri detenute: “Aprire le case famiglia protette”

"A quattro anni - ricordano le tre associazioni - dall’approvazione della legge di riforma delle madri detenute con i figli (8 marzo 2011), sono ancora una quarantina i bambini che vivono con le loro mamme nelle carceri italiane. Le Case famiglia protette risponderebbero al bisogno di un ambiente a misura di bambino, di un supporto efficace alla genitorialità e all’inserimento sociale delle madri, di una risposta variabile rispetto alle specifiche esigenze di età dei bambini accolti ad un minor costo di gestione"

Alla vigilia dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna, lo chiedono con forza le associazioni Terre des Hommes, l’associazione “A Roma, Insieme” e Bambinisenzasbarre

Una madre detenuta insieme a suo figlio

«A quattro anni dall’approvazione della legge di riforma delle madri detenute con i figli (8 marzo 2011), sono ancora una quarantina i bambini che vivono con le loro mamme nelle carceri italiane». Denunciando questa grave violazione dei diritti dell’infanzia, Terre des Hommes, l’associazione “A Roma, Insieme” e Bambinisenzasbarre esprimono forte preoccupazione per l’assenza di una politica nazionale realmente funzionale alla soluzione di questo problema: «Al 30 giugno 2014 – ricordano le associazioni – risultano essere 43 le madri detenute in Italia con al seguito i propri figli, per un totale di 44 bambini presenti nelle nostre carceri».

Nel 2011 una legge di riforma prevedeva per le detenute madri, prive di una casa e con un profilo di bassa pericolosità, le Case famiglie protette come alternativa al carcere, o alla carcerazione attenuata delle cosiddette Icam (Istituti a custodia attenuata per detenute madri): «A tutt’oggi però – aggiungono Terre des Hommes, l’associazione “A Roma, Insieme” e Bambinisenzasbarre – non ne risulta aperta nessuna in Italia».

E il problema sembra essere di carattere squisitamente economico: «Le Case famiglia protette – spiegano -, infatti, devono essere identificate dagli enti locali e da loro finanziariamente sostenute». All’assenza di Case famiglia protette fa da contraltare invece una politica ministeriale di forti investimenti in favore delle Icam, che dal 2011 ad oggi sono state attivate a Milano, Venezia e Cagliari: «Tuttavia – osservano i tre enti -, le Icam hanno un costo elevato a fronte di evidenti inadeguatezze rispetto alle esigenze di protezione, cura e crescita dei bambini ospitati. Si tratta infatti di Istituti detentivi, pur attenuati, l’utenza accolta è molto varia e si riscontra un’ampia differenza di età dei bambini che possono accedervi.

Di contro le Case famiglia protette risponderebbero al bisogno di un ambiente a misura di bambino, di un supporto efficace alla genitorialità e all’inserimento sociale delle madri, di una risposta variabile rispetto alle specifiche esigenze di età dei bambini accolti nonché, infine, di un minor costo di gestione. Pertanto si configurano come la soluzione migliore».

Terre des Hommes, “A Roma, Insieme” e Bambinisenzasbarre tornano a chiedere quindi che, senza alcun onero aggiuntivo per il ministero della Giustizia, siano stornati dei fondi dal piano di costruzione delle nuove Icam in favore delle Case famiglia protette: «Stante l’esiguo numero – sottolineano – dei bambini presenti nelle carceri, poche Case famiglia protette identificate localmente potrebbero essere finalmente attivate e rese sostenibili se anche il Ministero riconoscesse ad esse un minimo contributo. Tale impegno sarebbe sufficiente a rendere più accettabile agli enti locali, già stremati dai continui tagli di bilancio, l’assunzione delle proprie responsabilità a tutela di questi bambini».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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