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L’arma migliore è il diritto allo studio

L'Unesco denuncia che 58 milioni di bambini non hanno accesso alla scuola e molti altri ancora la frequentano in maniera irregolare o la abbandonano.

Nonostante gli sforzi indubbiamente profusi da uomini di buona volontà, così come le varie Giornate mondiali per l’alfabetizzazione indette da organismi internazionali, l’alfabetizzazione mondiale continua ad essere un obiettivo lontano: oltre 774 milioni di adulti non hanno un’istruzione di base, il che significa che circa un adulto su sei non sa leggere e scrivere. Un quadro che si fa ancora più grave se si considera la popolazione giovanile (sotto i 15 anni) per cui l’analfabetismo si allarga a comprendere ben 123 milioni di ragazzi e ragazze, cui si aggiungono 58 milioni di bambini che non hanno accesso alla scuola e molti altri ancora che la frequentano in maniera irregolare o la abbandonano.

I dati – contenuti in un rapporto che fa il punto sui risultati raggiunti dopo gli impegni sottoscritti da 164 paesi nell’aprile 2000 – sono stati resi noti ieri da Irina Bokova, direttrice dell’Organizzazione dell’Onu per l’educazione, la scienza e la cultura (Unesco), che ha così commentato: «Se le tendenze degli anni ’90 fossero continuate oggi milioni di bambini non andrebbero a scuola come invece sta accadendo». Tuttavia, ha aggiunto la responsabile delle Nazioni Unite, perché sia garantita l’iscrizione e la frequenza alle scuole elementari è stata accertata la mancanza di risorse per 22 miliardi di dollari. Stando agli esperti, oggi l’istruzione primaria universale è garantita solo nel 52% dei paesi, un dato che scende al 46% se si considera l’accesso ai cicli delle medie inferiori. Altro dato da considerare è che, tra gli esclusi dal processo di alfabetizzazione, due su tre sono donne e la maggior parte di loro vive nell’Asia meridionale e occidentale e nell’Africa sub-sahariana. I paesi dove la situazione resta più complessa sono Nigeria, Ciad e Niger. A sorprendere in positivo sono stati invece i progressi raggiunti in alcuni dei paesi più poveri del mondo: Nepal, Afghanistan e Sierra Leone.

Gli sforzi compiuti per l’alfabetizzazione sono apprezzabili ma ancora gravemente insufficienti; è necessario che tutti gli organi competenti, insieme agli uomini di buona volontà, collaborino per superare l’esclusione dai processi educativi subita da molti bambini nel mondo. L’alfabetizzazione, infatti, non riguarda solo le competenze e le necessità educative; nei paesi più poveri, soprattutto, è condizione imprescindibile per il raggiungimento di obiettivi come l’eliminazione della povertà, la riduzione della mortalità infantile, la crescita della popolazione, il raggiungimento dell’uguaglianza, della pace e della democrazia. L’alfabetizzazione è un diritto umano imprescindibile, perché è il fondamento di ogni apprendimento. Impedire l’accesso all’istruzione, comunque non promuoverlo secondo possibilità e competenze, equivale ad impedire che un bambino possa scegliere consapevolmente il proprio destino. Dalla conoscenza dipendono le scelte culturali, affettive, lavorative e – non ultime – religiose di ciascun uomo.

Come si legge nella Dichiarazione di Persepoli, adottata dall’UNESCO nel 1975, nuovamente sottolineata dalla Dichiarazione di Amburgo del 1997, l’alfabetizzazione è molto più del semplice processo di imparare a leggere, scrivere e contare. Si tratta di «un contributo alla liberazione dell’essere umano e al suo pieno sviluppo» e, in quanto tale, rappresenta un diritto fondamentale per tutti.

Gli sforzi sono tanti ed è indubbio che molte organizzazioni, unitamente a singole persone, siano impegnate a vario titolo nel promuovere l’alfabetizzazione nel mondo. Le polemiche di certo non giovano alla difesa di alcun diritto, tuttavia, responsabilmente e in coscienza, vogliamo richiamare l’attenzione su un dato. Se, da una parte, l’Unesco sottolinea la mancanza di risorse per 22 miliardi di dollari necessari per centrare gli obiettivi di iscrizione e frequenza alle scuole elementari dei bambini del mondo; dall’altra parte, prendendo in considerazione solo Italia, nell’ultimo budget del ministero dello Sviluppo economico sono stati stanziati 200 milioni più dello scorso anno per i caccia eurofighter e altri 60 per le fregate. La spesa militare complessiva è di 23 miliardi di euro.

Sono solo dati ma l’alfabetizzazione è molto più del semplice processo di imparare a leggere, scrivere e contare.