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“Il vino migliore sta per venire: la realtà più bella per la famiglia deve arrivare”

"Il vino migliore sta per arrivare, e sussurratelo ai disperati e a quelli con poco amore. Dio si avvicina sempre alle periferie di coloro che sono rimasti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scoraggiamento; Gesù ha una preferenza per versare il migliore dei vini a quelli che per una ragione o per l’altra ormai sentono di avere rotto tutte le anfore. Il vino nuovo, il migliore, ci fa recuperare la gioia di essere famiglia"

Lo ha affermato ieri Papa Francesco presiedendo la Santa messa nel parco di Los Samanes, a Guayaquil in Ecuador, nel primo giorno della sua visita pastorale

Papa Francesco presiede la Santa Messa nel parco di Los Samanes, a Guayaquil in Ecuador

«Il vino migliore è quello che sta per essere bevuto, la realtà più amabile, profonda e bella per la famiglia deve ancora arrivare». È questa la “buona notizia” per le famiglie, di qualunque latitudine.

L’ha annunciata Papa Francesco, che ieri nell’omelia della Messa celebrata nel parco di Los Samanes, a Guayaquil in Ecuador in occasione del primo giorno della sua visita pastorale, si è soffermato sull’atteggiamento di Maria durante le nozze di Cana e sull’appello di Maria a Gesù “Non hanno più vino”: «Quanti adolescenti e giovani – osserva il Papa – percepiscono che nelle loro case ormai da tempo non c’è più questo vino! Quante donne sole e rattristate si domandano quando l’amore se n’è andato scivolando via dalla loro vita! Quanti anziani si sentono lasciati fuori dalle feste delle loro famiglie, abbandonati in un angolo e ormai senza il nutrimento dell’amore quotidiano! Le nozze di Cana si rinnovano in ogni generazione, in ogni famiglia, in ognuno di noi e nei nostri sforzi perché il nostro cuore riesca a trovare stabilità in amori duraturi, fecondi e gioiosi».

Di qui la necessità di fare spazio a Maria, la madre, che a Cana è sollecita verso le necessità degli sposi: «Non si isola in sé stessa – sottolinea il Pontefice -, centrata nel proprio mondo, al contrario, l’amore la fa essere verso gli altri. E perciò si rende conto della mancanza del vino, che è segno di gioia, di amore, di abbondanza. Maria non è una madre che pretende, non è una suocera che vigila per divertirsi delle nostre inesperienze, di errori o disattenzioni».

Affermando ciò, il Santo Padre nell’omelia si è poi soffermato sull’identikit della madre di Gesù: «Maria è madre! È presente, attenta e premurosa, si rivolge con fiducia a Gesù, prega. Non va dal maggiordomo, ma presenta direttamente la difficoltà degli sposi a suo figlio e anche se la risposta che riceve sembra scoraggiante, intanto lei ha posto il problema nelle mani di Dio».

Dunque, la sua premura per le necessità degli altri anticipa l’ora di Dio: «Maria – ribadisce Papa Bergoglio – è parte di quell’ora, dal presepe fino alla croce, e ci insegna a porre le nostre famiglie nelle mani di Dio; a pregare, alimentando la speranza che ci indica che le nostre preoccupazioni sono anche le preoccupazioni di Dio».

Ma è la preghiera, a detta del Sommo Pontefice, a farci uscire dal recinto delle nostre preoccupazioni, facendoci andare oltre quello che ci fa soffrire, ci agita o ci manca, e ci mette nei panni degli altri: «La famiglia – ricorda Papa Francesco – è una scuola dove il pregare ci ricorda anche che c’è un noi, che esiste un prossimo vicino, evidente: vive sotto lo stesso tetto, condivide con noi la vita e ha delle necessità».

Pertanto, secondo il Papa, i servizi che la società presta ai cittadini non sono una forma di elemosina: «Ma – aggiunge – un autentico debito sociale nei confronti dell’istituzione familiare, che tanto apporta al bene comune».

Migliaia di ecuadoregni, ieri, hanno assistito alla messa di Papa Francesco

Migliaia di ecuadoregni, ieri, hanno assistito alla messa di Papa Francesco

Dunque la famiglia è l’ospedale più vicino, la prima scuola dei bambini, il punto di riferimento imprescindibile per gli anziani: «La famiglia – avverte il Pontefice – costituisce la grande ricchezza sociale, che altre istituzioni non possono sostituire, che dev’essere aiutata e potenziata, per non perdere mai il giusto senso dei servizi che la società presta ai cittadini».

Ed è Maria a mostrarci che il servizio è il criterio del vero amore, come ricordato dal Santo Padre citando ancora l’episodio delle nozze di Cana: «E questo – evidenzia – si impara specialmente nella famiglia, dove ci facciamo servitori per amore gli uni degli altri. Nel seno della famiglia, nessuno è escluso; lì si impara a chiedere permesso senza prepotenza, a dire grazie come espressione di sentito apprezzamento per le cose che riceviamo, a dominare l’aggressività o l’avidità e a chiedere scusa quando facciamo qualcosa di male. Questi piccoli gesti di sincera cortesia – continua il Pontefice, citando la sua ultima enciclica Laudato si – aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda».

In aggiunta, secondo Papa Bergoglio, nella famiglia la fede si mescola al latte materno: «I miracoli – aggiunge Francesco – si fanno con quello che c’è, con quello che siamo, con quello che uno ha a disposizione: molte volte non è l’ideale, non è quello che sogniamo e neppure quello che dovrebbe essere».

È questo il ritratto, molto realistico, delle famiglie, tracciato dal Papa nell’omelia della messa nel Parco di Los Samanes: «Il vino nuovo delle nozze di Cana – riflette il Pontefice – nasce dalle giare della purificazione, vale a dire, dal luogo dove tutti avevano lasciato il loro peccato».

Quindi, a proposito delle nozze di Cana, ancora una citazione di san Paolo “Dove abbondò il peccato, ha sovrabbondato la grazia”: «In ciascuna delle nostre famiglie – insiste il Santo Padre – e nella famiglia comune che formiano tutti, nulla si scarta, niente è inutile».

Poi, un riferimento all’imminente Sinodo ordinario di ottobre sulla famiglia: «Poco prima di cominciare l’Anno Giubilare della Misericordia – ricordato il Papa, rivolgendosi al popolo ecuadoregno – la Chiesa celebrerà il Sinodo Ordinario dedicato alle famiglie, per maturare un vero discernimento spirituale e trovare soluzioni concrete alle molte difficoltà e importanti sfide che la famiglia deve affrontare nel nostro tempo. Vi invito ad intensificare le vostre preghiere per questa intenzione, perché persino quello che a noi sembra impuro, ci scandalizza o ci spaventa, Dio – facendolo passare attraverso la sua “ora” – lo possa trasformare in miracolo».

Infine, per concludere l’omelia della Messa a Guayaquil, Papa Francesco ha fatto un ennesimo riferimento alle nozze di Cana, in cui gli invitati “hanno gustato il vino migliore”: «Viene il tempo – le parole della “profezia” di Francesco – in cui gustiamo l’amore quotidiano, in cui i nostri figli riscoprono lo spazio che condividiamo e gli anziani sono presenti nella letizia di ogni giorno. Il vino migliore sta per venire per ogni persona che ha il coraggio di amare: e viene anche se tutte le possibili variabili e le statistiche dicessero il contrario. Il vino migliore sta per venire per quelli che oggi vedono crollare tutto. Sussurratevelo fino a crederci».

Questa la consegna del Papa: «Il vino migliore sta per arrivare, e sussurratelo ai disperati e a quelli con poco amore. Dio si avvicina sempre alle periferie di coloro che sono rimasti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scoraggiamento; Gesù ha una preferenza per versare il migliore dei vini a quelli che per una ragione o per l’altra ormai sentono di avere rotto tutte le anfore. Il vino nuovo, il migliore, ci fa recuperare la gioia di essere famiglia».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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