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“Convertiamoci in un atteggiamento di accoglienza verso i migranti”

"Continuamente - spiega monsignor Amadio - ci scontriamo con una mentalità che non è cristiana, perché il Signore ci chiede accoglienza e invece noi facciamo molti distinguo davanti alle tragedie umane dei migranti. Tutti noi dobbiamo riconvertirci in un atteggiamento di comunione, di accoglienza"

Lo ha affermato venerdì monsignor Vincenzo Amadio, vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, presiedendo la Veglia di preghiera per le vittime dei viaggi verso l’Europa

Mons. Vincenzo Amadio, vicario generale dell'arcidiocesi di Pescara-Penne e parroco di San Pietro apostolo

«Continuamente ci scontriamo con una mentalità che non è cristiana, perché il Signore ci chiede accoglienza e invece noi facciamo molti distinguo davanti alle tragedie umane dei migranti. Tutti noi dobbiamo riconvertirci in un atteggiamento di comunione, di accoglienza».

Roberta Casalini, responsabile pescarese della Comunità di Sant'Egidio

Roberta Casalini, responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio

Lo ha affermato venerdì sera il vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne monsignor Vincenzo Amadio, pronunciando l’omelia della Veglia di preghiera in memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio (con la partecipazione dell’associazione culturale Abissinia, del Movimento dei Focolari, della Chiesa Avventista, del progetto Sprar-Lape Dream, dell’Ufficio diocesano Migrantes, delle Suore del Sacratissimo Cuore di Gesù e delle Suore francescane missionarie di Gesù Bambino), presso la parrocchia pescarese di San Pietro apostolo, dal titolo “Morire di speranza”: «Un’espressione contradditoria – osserva Roberta Casalini, responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio -, perché alla parola speranza non si accosta la morte, ma la vita, il futuro, la solidarietà, la fratellanza e la pace. Eppure è la realtà drammatica di tante persone, i poveri, i piccoli, i nostri fratelli mai arrivati in Europa nei loro viaggi della speranza, che sono custodi della nostra umanità».

Eppure la nostra umanità, dal punto di vista dell’accoglienza, viene spesso espressa in modo parziale e distorto: «Solo qualche giorno fa – racconta monsignor Amadio, durante l’omelia -, ho incontrato una signora che mi ha presentato il suo cane dal pelo lucido, dicendomi “Quando l’abbiamo preso, non si capiva neanche che colore avesse il pelo di questo cane. Era malandato e ci siamo presi cura di lui, poi ci siamo accorti che quando mangiava alcuni cibi stava male. Abbiamo fatto delle ricerche, è intollerante al pollo e ora dobbiamo comprare altri tipi di carne per sfamarlo”. È una cosa buona questa, ma quando sento dire dalle stesse persone “Ma non è possibile accogliere tutte queste persone!”, dico “Abbiamo tanta tenerezza per i cani e per i gatti, ma possibile che noi che pure veniamo in chiesa abbiamo ancora un cuore duro, davanti alle tragedie di queste persone?”».

Ciononostante, davanti a questi drammi ci commuoviamo: «Ma poi – constata amaramente il vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne – rimaniamo dell’idea che non è possibile accogliere tutti, ma questo mondo ha la possibilità di sfamare altri miliardi di persone, se solo avessimo un po’ più d’intelligenza, un po’ più di sobrietà e disponibilità verso gli altri!».

Del resto, alla fine della vita, verremo giudicati su questi aspetti: «Preparati – avverte monsignor Vincenzo Amadio – perché l’esame di coscienza verterà su questo e chissà cosa verrà fuori. Lo so che le persone ci possono anche dare fastidio, perché sono petulanti, ma poi penso sempre “Ci piacerebbe stare alla porta della chiesa a chiedere, oppure è meglio stare dentro a dare?”. Gesù cosa farebbe?».

L'accensione di una candela. in memoria delle vittime dei viaggi della speranza

L’accensione di una candela. in memoria delle vittime dei viaggi della speranza

È questa la domanda che dobbiamo porci continuamente: «Gesù – ricorda il vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne e parroco di San Pietro apostolo Amadio – ha cacciato i venditori dal tempio, i commercianti ipocriti. Con loro si è misurato con durezza, ma con i poveri, le prostitute e i pubblicani mai con quelli che noi, magari, mettiamo da parte. Allora, c’è da fare un serio esame di coscienza chiedendoci quale disponibilità e quale cuore abbiamo? L’invocazione allo Spirito è evidente, perché soltanto Luci può ridarci un cuore di carne: “Vi toglierò il cuore di pietra e metterò in voi un cuore di carne”».

Al termine dell’omelia, è stato un momento toccante quello in cui sono stati ripercorsi alcuni dei tanti viaggi di migranti verso l’Europa finiti in tragedia, via mare o via terra, pronunciando i loro nomi e accendendo una candela in loro ricordo.

Tra questi spiccava il più grande naufragio in mare dall’inizio di quest’ondata migratoria, avvenuto al largo della Libia lo scorso 19 aprile quando persero la vita annegando 800 persone, tra cui 50 bambini e 200 donne. E ancor più recentemente, lo scorso 3 settembre, ha scosso le coscienze l’immagine del piccolo Aylan: il bimbo siriano annegato al largo delle coste turche, insieme alla madre e al fratello, mentre tentavano di raggiungere in barca l’isola greca di Kos.

La conclusione della fiaccolata in piazza 1° maggio

La conclusione della fiaccolata in piazza 1° maggio

Infine, il ricordo anche per gli altri 25 mila morti e dispersi nel tentativo di raggiungere l’Europa: «Di molti di questi – sottolinea la voce guida – è sconosciuto anche il nome, ma i loro nomi sono noti al Signore e alla sua misericordia».

Al termine della veglia, infine, l’ultimo grande gesto, con i partecipanti che hanno marciato in processione, illuminati dalle candele, per raggiungere la vicina piazza 1° maggio dove, guardando al mare immerso nel buio della notte, è stata pronunciata l’ultima preghiera: «I nostri fratelli mai arrivati in Europa – auspica Roberta Casalini – ci aiutino ad uscire dal timore e da una vita concentrata su noi stessi, per aprirci all’accoglienza».

About Davide De Amicis (3855 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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