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“Abbiamo camminato insieme”

"Proseguiamo il cammino che il Signore desidera - esorta Papa Francesco -. Chiediamo a Lui uno sguardo guarito e salvato, che sa diffondere luce, perché ricorda lo splendore che lo ha illuminato. Senza farci mai offuscare dal pessimismo e dal peccato, cerchiamo e vediamo la gloria di Dio, che risplende nell’uomo vivente"

Lo ha affermato ieri Papa Francesco, rivolgendosi a vescovi e cardinali, pronunciando l’omelia della Santa messa di conclusione del Sinodo sulla famiglia

Papa Francesco tra i 270 padri sinodali

«Carissimi fratelli sinodali, noi abbiamo camminato insieme. Vi ringrazio per la strada che abbiamo condiviso con lo sguardo rivolto al Signore e ai fratelli, nella ricerca dei sentieri che il Vangelo indica al nostro tempo per annunciare il mistero di amore della famiglia».

Così Papa Francesco ieri mattina si è rivolto ai padri sinodali, concludendo la sua omelia nella Messa per la chiusura del Sinodo sulla famiglia dal tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”: «Proseguiamo il cammino che il Signore desidera – esorta il Pontefice -. Chiediamo a Lui uno sguardo guarito e salvato, che sa diffondere luce, perché ricorda lo splendore che lo ha illuminato. Senza farci mai offuscare dal pessimismo e dal peccato, cerchiamo e vediamo la gloria di Dio, che risplende nell’uomo vivente».

Un po’ come ha fatto il cieco Bartimeo, protagonista del Vangelo domenicale di ieri, con Gesù che incontrandolo mostra di voler ascoltare le sue necessità: «Desidera con ciascuno di noi – spiega il Santo Padre – un colloquio fatto di vita, di situazioni reali, che nulla escluda davanti a Dio. È bello vedere come Cristo ammira la fede di Bartimeo, fidandosi di lui. Lui crede in noi, più di quanto noi crediamo in noi stessi».

Per il Papa, c’è poi un particolare interessante: «Gesù – osserva Papa Bergoglio – chiede ai suoi discepoli di andare a chiamare Bartimeo. Essi si rivolgono al cieco usando due espressioni, che solo Gesù utilizza nel resto del Vangelo: “Coraggio!” e “Alzati!”. I suoi non fanno altro che ripetere le parole incoraggianti e liberatorie di Gesù, conducendo direttamente a Lui, senza prediche».

E a questo sono chiamati i discepoli di Gesù, anche oggi, specialmente oggi: «A porre l’uomo – sottolinea il Sommo Pontefice – a contatto con la Misericordia compassionevole che salva. Quando il grido dell’umanità diventa, come in Bartimeo, ancora più forte, non c’è altra risposta che fare nostre le parole di Gesù e soprattutto imitare il suo cuore. Le situazioni di miseria e di conflitto sono per Dio occasioni di misericordia. Oggi è tempo di misericordia!».

Ma non mancano alcune tentazioni per chi segue Gesù: «Il Vangelo di oggi – denota Papa Francesco – ne evidenzia almeno due. Innanzitutto, nessuno dei discepoli si ferma, come fa Gesù. Continuano a camminare, vanno avanti come se nulla fosse. Se Bartimeo è cieco, essi sono sordi: il suo problema non è il loro problema. E questo può essere il nostro rischio: di fronte ai continui problemi, meglio andare avanti, senza lasciarci disturbare».

In questo modo, come quei discepoli, stiamo con Gesù, ma non pensiamo come Gesù: «Si sta nel suo gruppo – avverte il Papa -, ma si smarrisce l’apertura del cuore, si perdono la meraviglia, la gratitudine e l’entusiasmo e si rischia di diventare “abitudinari della grazia”. Insomma, possiamo parlare di Lui e lavorare per Lui, ma vivere lontani dal suo cuore, che è proteso verso chi è ferito. Questa è la tentazione, una “spiritualità del miraggio”: possiamo camminare attraverso i deserti dell’umanità senza vedere quello che realmente c’è, bensì quello che vorremmo vedere noi; siamo capaci di costruire visioni del mondo, ma non accettiamo quello che il Signore ci mette davanti agli occhi».

Per il Pontefice, dunque, una fede che non sa radicarsi nella vita della gente rimane arida e, anziché oasi, crea altri deserti. E c’è anche una seconda tentazione, quella di cadere in una “fede da tabella”: «Possiamo camminare con il popolo di Dio – aggiunge il Santo Padre -, ma abbiamo già la nostra tabella di marcia, dove tutto rientra: sappiamo dove andare e quanto tempo metterci; tutti devono rispettare i nostri ritmi e ogni inconveniente ci disturba».

Rischiamo, così, di diventare come quei “molti” del Vangelo che perdono la pazienza e rimproverano Bartimeo: «Poco prima – ricorda Papa Bergoglio – avevano rimproverato i bambini, ora il mendicante cieco: chi dà fastidio o non è all’altezza è da escludere. Gesù invece vuole includere, soprattutto chi è tenuto ai margini e grida a Lui. Costoro, come Bartimeo, hanno fede, perché sapersi bisognosi di salvezza è il miglior modo per incontrare Gesù. E alla fine Bartimeo si mette a seguire Gesù lungo la strada. Non solo riacquista la vista, ma si unisce alla comunità di coloro che camminano con Gesù».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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