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Filosofia per la vita- Possiamo essere eroi

Plutarco e la "biografia peripatetica" per ricordare che il culto dell'eroe è un'arte.

vite-parallele-alessandro-e-cesare_33698Da qualche giorno è morto David Bowie e molti rimpiangono a vario titolo un “modello”, autore, tra l’altro, di una celebre canzone – Heroes – in cui si dice che «Possiamo essere eroi, soltanto per un giorno». Gli esseri umani sono creature sociali, inevitabilmente osservano e imitano gli altri più o meno consapevolmente. Siamo quelli che emuliamo, in parte. Non c’è da stupirsi, allora, se gli uomini traggano ispirazione anche dai personaggi celebri della musica, della letteratura, della filosofia, dell’arte, della storia o altro, e cerchino di vivere all’altezza del modello che queste figure rappresentano. Possiamo provare a essere eroi, per un giorno per una vita e anche di più.

I Greci, ben consapevoli di come il comportamento umano sia influenzato dall’emulazione, intorno al IV sec. a.C., inventarono il genere letterario della biografia – la narrazione della vita di un personaggio celebre – proprio al fine di offrire, soprattutto ai più giovani, degni modelli da emulare [1]. Il più famoso esponente del genere letterario della biografia è Plutarco, autore di una raccolta di 22 Vite Parallele [2]; si tratta di una galleria di celebri eroi, in cui un personaggio greco è accoppiato sempre ad uno romano per le analogie, più o meno forzate, che Plutarco intuisce nelle loro vite, così da poter introdurre quasi sempre un confronto, una synkrísis, non per deprimere uno o sollevare l’altro, ma per mostrare come in un ambiente diverso e con diverso carattere i Greci e i Romani mostrarono eguale grandezza d’animo. «Né infatti scriviamo storie, ma vite», dichiara Plutarco nel proemio alle “Vite di Alessandro e Cesare”, e aggiunge: «né nelle più appariscenti vicende in tutti i casi è presente una dimostrazione di pregio o di malvagità, ma molte volte un’azione da poco e una parola e una battuta produce un’attestazione della personalità più che battaglie con innumerevoli caduti e i più grandi schieramenti di truppe e assedi di città». Secondo il modello della “biografia peripatetica”, ispirata alle idee espresse da Aristotele nel libro secondo dell’Etica Nicomachea, Plutarco, nel tracciare cronologicamente le linee principali della vita di ogni uomo celebre, non è guidato da uno scopo storico ma umano e morale: mettere a fuoco soprattutto le qualità morali del personaggio (éthos), sul presupposto che il carattere di un personaggio non si riveli nelle grandi gesta quanto nella vita reale, dunque nelle attività pratiche e apparentemente marginali (práxeis). Il grande merito di Plutarco è di aver separato la biografia dalla storiografia elevandola a genere letterario autonomo, e di aver fissato schema, caratteri, e scopi del genere biografico: suo compito dovrebbe essere rappresentare con una finalità esemplare la personalità del protagonista, mettendone in luce i vizi e le virtù. Plutarco presenta vivaci ritratti e ci dona alcuni mirabili esempi di letteratura storica antica, che ispireranno autori come Alfieri e Shakespeare, come l’assassinio di Giulio Cesare, la storia d’amore di Antonio e Cleopatra e il suicidio di Catone. Lo scopo principale di Plutarco è etico e pedagogico, ovvero indicare ai giovani alcune storie esemplari di virtù e vizio. Un buon educatore dovrebbe riuscire, infatti, ad orientare le passioni dei giovani al bene e correggere le cattive abitudini raccontando «le opere che si originano dalla virtù, le quali generano, in coloro che le considerano, impulso che li porta all’emulazione». Eroi si diventa, in breve, e praticare il culto di un eroe può aiutare. Alessandro Magno, per esempio, come si legge nelle Vite, ossessionato dal desiderio di emulare Achille, a Troia rese omaggio alla tomba del Pelide mentre sopra la sua tenda fece porre il motto omerico dell’eroe – «ch’io sempre fossi fra gli altri il migliore e il più bravo». Cesare, a sua volta, volle emulare Alessandro Magno, trovando assai doloroso, come ripeteva ai suoi, che il condottiero macedone «alla mia età regnava su tante persone, mentre io non ho ancora fatto nulla di famoso». La soluzione politica che Plutarco proponeva alla società del suo tempo, e che sarà ripresa più tardi da Machiavelli, era in sintesi questa: i filosofi educhino un’élite di “eroi” in grado di riformare l’universo sociale con la pura forza della loro personalità. L’azione più grande che un “eroe” possa compiere, ieri come oggi, è di lasciare ai posteri una personalità memorabile.

«Come dunque i pittori ricavano le somiglianze dal volto e dai tratti esteriormente visibili, attraverso i quali si manifesta il carattere», scrive Plutarco nel proemio alle “Vite di Alessandro e Cesare”, così chi scrive biografie dovrebbe essere capace di «penetrare maggiormente nei segni rivelatori dell’animo e mediante questi dare un’immagine della vita di ciascuno, lasciando ad altri le grandezze e le contese». Il culto dell’eroe è un’arte che inizia dal distinguere la “vita” dalle “opere” di un personaggio. Molti emulerebbero il David Bowie-artista, ma quanti vorrebbero vivere la sua vita? Nessun moralismo: la medesima distinzione si può applicare a Michelangelo, Leopardi, Nietzsche e a qualsiasi personaggio celebre. Siamo quelli che emuliamo, sì, a partire dalla biografia che leggiamo.

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[1] Cfr. A. Momigliano, Lo Sviluppo della biografia greca, Torino, 1974.

[2] Dal cosiddetto Catalogo di Lamprias, le 22 coppie (una delle coppie risulta composta da due individui per parte) delle Vite Parallele ci sono state tramandate nel modo seguente:

1) Teseo-Romolo; 2) Solone-Publicola; 3) Temistocle-Camillo; 4) Aristide-Catone il Vecchio; 5) Cimone-Lucullo; 6) Pericle-Fabio Massimo; 7) Nicia-Crasso; 8) Alcibiade-Coriolano;9) Demostene-Cicerone; 10) Focione-Catone il Giovane; 11) Dione-Bruto; 12) Emilio Paolo-Timoleonte; 13)Sertorio-Eumene; 14) Filopemene-T.Flaminio; 15) Pelopida-Marcello; 16) Alessandro-Cesare; 17) Demetrio-Antonio; 18) Pirro-Mario; 19) Agide e Cleomene-Tiberio e Gaio Gracco; 20) Licurgo-Numa; 21) Lisandro-Silla; 22) Agesilao-Pompeo.

Plutarco scrisse anche le Vite singole:

1) Arato; 2) Artaserse; 3) Galba; 4) Otone

* Le citazioni sono tratte da: Plutarco, Vite parallele: Alessandro e Cesare, proemio; cap. XV [traduzione nostra].

*La foto ritrae Plutarco e David Bowie