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Filosofia per la vita – Tutto scorre (panta rhéi), o no?

Con sentenze affascinanti quanto oscure, Eraclito mirava ad esprimere la complessità del reale. Qual è il significato del celebre "panta rhéi"?

170px-Sanzio_01_Heraclitus“Tutto scorre!”, “Panta rhéi!”. E fu così che il celebre detto (non è una citazione testuale), attribuito dai posteri a Eraclito, finì per ridursi a panzana consolatoria, associata generalmente a pacca sulle spalle; se la vita è mutamento, se le cose cambiano inesorabilmente, tanto vale rassegnarsi e andare avanti. Se tutto passa, come il paesaggio che ci corre via veloce dal finestrino di un treno, è inutile guardare indietro. Una toppa esistenziale per ogni occasione, questo è il senso di panta rhei? Se è difficile far chiarezza sul filosofo considerato “l’oscuro” per antonomasia, incoraggia sapere che in Eraclito l’adozione di uno stile ermetico è funzionale alla conoscenza della verità. Giochi di parole, enigmi, espressioni ambigue, servono a dare conto della complessità del reale che «ama nascondersi» (22 B 123 DK). È la realtà complessa, non Eraclito “l’oscuro”.

Per verificarlo basta soffermarsi proprio su quel frammento (22 B 12 DK) del «fiume» che più di ogni altro ha contribuito a diffondere l’immagine di Eraclito come filosofo del divenire, del panta rhei: «Acque sempre diverse scorrono intorno a quanti pure si immergono nei medesimi fiumi [potamoisi toisi autoisi embainousin]». La traduzione del testo in realtà si presta volutamente a una duplice lettura, a seconda che si associ “gli stessi” (toisi autoisi) al fiume o a chi entra nel fiume. Nel primo caso, Eraclito verrebbe a dire: “Per quelli che entrano negli stessi fiumi scorrono acque differenti”; nel secondo: “Per le stesse persone che entrano nei fiumi scorrono acque diverse”. Senza negare l’enfasi che Eraclito dà al “divenire”, il testo manda un messaggio ben diverso dal modo usuale di intendere panta rhei come il “tutto scorre” inesorabile e rassegnato. L’esempio del fiume, innanzitutto, mira a mostrare plasticamente che dietro il divenire delle acque differenti c’è la stabilità del fiume, dietro la molteplicità c’è l’unità; per quanto possa sembrare paradossale, è proprio perché le acque scorrono che il fiume rimane lo stesso. Se infatti non ci fossero acque non ci sarebbe un fiume ma un greto; e se ci fossero acque che non scorressero non ci sarebbe un fiume ma un lago. Per Eraclito, quindi, l’osservazione dell’esistenza del cambiamento non è fine a sé stessa, perché è volta a evidenziare una realtà stabile dietro i cambiamenti.

Adesso concentriamoci sugli uomini. A prima vista potrebbe sembrare banale l’affermazione: “Per le stesse persone che entrano nei fiumi scorrono acque diverse”. A una lettura più attenta non è così, e si ripresenta l’interpretazione data per il fiume: come l’identità del fiume è garantita dallo scorrere delle acque, così l’identità di un uomo è garantita dal flusso delle sue esperienze. L’identità delle persone è l’unità che dà stabilità alle molteplici esperienze nel corso di un’esistenza; l’uomo incontra “acque differenti”, è vero, ma è pur in grado di dare unità alla molteplicità. Noi siamo le molteplici esperienze che facciamo, nel senso che ciò che siamo, ciò che diveniamo, non può prescindere da ciò che ci capita e anche da come reagiamo a ciò che capita. Come per la maggior parte dei filosofi, il vero problema di Eraclito è cercare un modo per affrontare in maniera corretta la vita e rendere l’uomo padrone del proprio destino – come recita questo frammento: «il carattere per l’uomo il destino» (ethos anthropoi daimon; 22 B 119 DK). Come interpretare questa sentenza? A questo punto, il lettore non si stupirà se la frase si presta ad una duplice interpretazione. Per alcuni, intenderebbe dire che il “daimon”, il destino, cioè quello che non dipende da noi, è il vero motore della nostra vita e solo da esso dipende la nostra vita felice. La seconda traduzione dice l’opposto: è il carattere il nostro “demone”, il nostro destino; quello che noi siamo dipende da come affrontiamo le molteplici esperienze della vita, perché questo forma il nostro carattere, la nostra persona.

Nel caso qualcuno ci rendesse partecipe della sua sorte, rendiamo giustizia ad Eraclito associando alla pacca sulle spalle la frase «il carattere per l’uomo il destino» al posto di panta rhei. Tanto ognuno darà l’interpretazione che vuole, ma non si dica che la colpa è di Eraclito.

1 Comment on Filosofia per la vita – Tutto scorre (panta rhéi), o no?

  1. Eglantina // 23 Aprile 2016 a 13:46 //

    vuol dire tutto scorre tutto passa è una espressione in greco antico (riminiscenza dei tempi della scuola) che ogni tanto si adopera per dire che tutte le cose sono soggette ad evuluzioni e cambiamenti per esempio oggi qualcosa ti sembra importante ma domani potrebbe non esserlo più,quindi tutto si può guardare da un’altra prospettiva ☺

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