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Filosofia per la vita – Siamo scarafaggi o api?

Non bisogna porre la fonte della tranquillità nelle cose esterne, giacché essa dipende dal nostro animo.

Curiose le metafore in cui gli uomini sono paragonati a “scarafaggi” o “api”, presentate da Plutarco nel trattato Sulla tranquillità dell’animo (Perì Euthymia, trad. it. Barbera Editore 2007). Come «gli scarafaggi ad Olinto», di cui raccontano che, caduti in un luogo, «detto cimitero degli scarafaggi», non sono capaci di uscirne, ma, girandosi e voltandosi di continuo, vi muoiono, così certi uomini, una volta che sono oppressi da sventure, girando e rigirandosi nei propri dolori, non sono più capaci di risollevarsi né vogliono consigli per tirare un respiro. Diversamente, ci sono uomini che sanno trarre anche dalle situazioni più amare qualcosa di conveniente ed utile per sé, «proprio come capita alle api, a cui è il timo che dà il miele, pianta in sé assai acre e secca». Sarà capitato anche a voi di vedere come le persone, davanti agli eventi della sorte, possano reagire in modo opposto: ci sono le “api” e gli “scarafaggi”. La diversità degli stati d’animo con cui reagiamo dimostra che ciascuno ha in sé «gli scrigni della serenità dell’anima e dell’inquietudine». Come la scarpa si adatta al piede, così la disposizione d’animo dà forma alla vita. Ecco che Plutarco invita l’uomo, prima che i dolori lo colgano di sorpresa, ad organizzarsi una “cassetta degli attrezzi”, per cosi dire; «ragionamenti utili» ad accogliere positivamente qualunque evento, assegnando a ogni cosa un posto per cui «sia ciò che è utile massimamente possa giovarci sia ciò che è indesiderabile minimamente possa nuocerci». Se non nasciamo ape, possiamo diventarlo?

La regola aurea di Plutarco per mantenere la serenità d’animo, anche nelle situazioni più indesiderate, è di «imparare a mitigare, miscelandoli, il peggio con il meglio». La vita non è sempre e solo bene o sempre e solo male:«coesistenza di tensioni contrarie è l’armonia del cosmo». Se non esiste una buona sorte assoluta, tutti abbiamo almeno qualche bene dalla vita: uno ha la buona reputazione, uno la casa, uno il matrimonio, uno il lavoro, per un altro c’è il buono amico, per tutti il sole. L’“uomo scarafaggio” è come un bambino piccolo che, se uno gli sottrae anche solo uno degli innumerevoli giocattoli, getta via tutti gli altri rimasti, piangendo e strillando. Uomini simili non sanno gioire di quello che hanno, ma hanno la cattiva abitudine di disprezzare sempre i beni di cui dispongono e invidiano per giunta quelli dei vicini. L’“uomo ape” è invece come un musico che impara a mescolare insieme i toni gravi e quelli acuti: non cede alle avversità, ma, smorzando gli eventi più spiacevoli con quelli più gradevoli e mettendo insieme i difetti coi pregi, sa «rendere melodioso il magma della vita». Alla mancanza di serenità dell’animo contribuiscono anche l’egocentrismo e la non consapevolezza dei propri limiti, rendendo gli uomini insaziabili e sempre scontenti. Aspirando a cose troppo grandi o diverse dalla propria natura, gli uomini, restano delusi incolpando la sorte della propria stoltezza:«Non è sfortunato chi vuole tirare l’arco con l’aratro o andare a caccia della lepre con il bue, ma sono essi stessi che si accingono ad imprese impossibili». L’“uomo ape”, invece, facendo proprio il motto “conosci te stesso”, impara a «conoscersi e a servirsi di quella sola speciale dote che ci è stata assegnata dalla natura», senza disperdersi in molteplici attività per la sola vanagloria. Partendo dalle cose piccole, l’anima che si affina a dominare gli eventi esterni con il ragionamento, e coltiva una buona disposizione d’animo verso la vita, anche davanti a quegli eventi che sembrano procurarci dolore per natura, come malattie, morte di amici e figli, potrà dire come Euripide: «Ohimè! Ma perché ohimè? Niente più che mali mortali patiamo».

Se la vita è armonia di opposti, equilibro tra fragilità e resistenza, è pur vero che ognuno di noi è un po’ ape e un po’ scarafaggio – secondo le circostanze e col mutare del tempo. Inutile colpevolizzarsi; l’importante è non soccombere come gli scarafaggi, girandosi e rigirandosi nei propri dolori, ma rialzarsi sempre in volo come api operose, il cui compito è vivere il presente senza disprezzo, ricordando il passato per qualcosa di buono che ci ha donato, e procedendo con tranquillità e fiducia verso il futuro. Vivere in tensione tra lo scarafaggio e l’ape: bel compito, la vita!

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