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Una visita al museo

Piccola riflessione semi-seria su come organizzare in maniera pop un museo.

Una visita al Museo Archeologico di Reggio Calabria dà lo spunto per proporre alcune modifiche atte a migliorarne la fruizione … forse.

Una passeggiata a Reggio Calabria non può prescindere dalla visita ad uno dei musei più conosciuti del nostro Bel paese: il Museo archeologico nazionale; o perlomeno così vuole il manuale del «buon turista» in villeggiatura. Accanto alle foto sulla spiaggia atte a sfoggiare fisici scultorei in paradisi naturali si devono affiancare anche quelle con fisici scultorei d’antan in paradisi un po’ meno naturali (leggasi Bronzi di Riace): mens sana in corpore sano.

Bronzo di RiaceUna volta arrivati all’ ingresso bisogna subito rimettere in discussione le pessimistiche opinioni relative agli interessi culturali del popolo italiano: la fila per entrare è infatti lunga. Vuoi vedere che non è tutto come ce lo raccontano? Che gli italiani hanno ancora interesse per quella cosa con la quale «non si mangia», ma della quale l’Italia è piena, cioè la cultura?

Il museo calabrese è ben organizzato, si articola su quattro livelli riferite a diverse epoche storiche, e conserva numerosi manufatti e reperti provenienti da scavi compiuti nell’ area cittadina e non solo; girando per le sale si respira l’aria della storia, si può entrare in contatto con le grandi rivoluzioni compiute dall’ uomo nel corso dei secoli, capirne le necessità, compiere un viaggio in quella che, ad esempio, è stata la Magna Grecia dal quale non si può tornare che più sereni e ottimisti: di tempi cattivi l’uomo ne ha vissuti tanti, ma grazie alle sue enormi capacità ha sempre trovato il modo di uscirne rinnovato.

Nel corso della visita, all’ orecchio può succedere involontariamente (?) di captare alcuni (e sottolineo, alcuni) DSC_0253commenti provenienti da altri «passeggeri» di questa grande nave che ci trasporta per la Grecia antica; tra questi taluni molto interessanti del tipo: «Mah… questi vasi sono tutti uguali», «Abbiamo visto i Bronzi, possiamo andare via?», «Comunque avevano cattivo gusto estetico, guarda le maschere teatrali quanto sono brutte!», e un più classico «Ragazzi, dov’è il bar?».

Bisognerebbe tenere nel giusto conto queste riflessioni in modo da permettere la fruizione delle sale anche a coloro che hanno una visione sui generis della storia e più in generale della cultura. L’attenzione all’ utenza prima di tutto.

A tal proposito, suggerirei alcune modifiche al direttore dell’importante polo museale: innanzitutto organizzare le sale su un unico piano, in modo da evitare di stancare troppo l’utenza; poi di creare all’ interno del piano una singola area con tutto il patrimonio a corredo di un bancone da bar posto al centro e scaffali da esposizione con dentro i già citati vasi, senza tener conto della ubicazione di questi ultimi (tanto sono tutti uguali); successivamente porre all’ ingresso i due Bronzi di Riace in modo da attirare il maggior numero di persone possibile, visto il loro fascino (all’ occorrenza, questi possono fungere anche da pratici appendiabiti); e in ultimo, nascondere le maschere teatrali per affidarle alla custodia dei «buttafuori», i quali potranno indossarle in presenza di persone poco gradite e favorirne così l’uscita a causa di evidenti fastidi estetici.

Il «patrimonio» in un museo -qualunque esso sia- va tutelato, in qualsiasi modo.

About Luca Mazzocchetti (48 Articles)
Nato il 2 luglio del 1985. Studia Lettere moderne all'Università "G. D'Annunzio"di Chieti e poi Didattica dell'italiano come L2 e LS presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere nella sede di Pescara della stessa Università. Ha frequentato la Scuola vaticana di biblioteconomia. Bibliotecario professionista, membro del Comitato Esecutivo Regionale dell' AIB (Associazione Italiana Biblioteche), sezione Abruzzo; docente di scuola secondaria e dell'ISSR "G. Toniolo" di Pescara; direttore della biblioteca "Carlo Maria Martini" e dell'archivio storico dell'Arcidiocesi di Pescara - Penne. Ha scritto diversi articoli per riviste professionali, come "Biblioteche oggi" e "Bibelot: notizie dalle Biblioteche toscane".