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“Dobbiamo pensare che inquinare è peccato mortale”

"Abbiate la bontà, il tempo e la pazienza di leggere l'enciclica Laudato si - esorta monsignor Valentinetti -. È davvero un’indicazione molto importante per la vita dell’umanità, paragonabile a quella di Giovanni XXIII che ha scongiurato il disastro nucleare, mentre quest’ultima vorrebbe scongiurare il disastro ecologico. Non dobbiamo farlo per noi, che abbiamo fatto la nostra vita e probabilmente ce la caveremo, ma dobbiamo farlo per i nostri figli e per i figli dei nostri figli e per i figli dei figli dei nostri figli, i quali non so se riusciranno a cavarsela"

Lo ha affermato martedì sera l’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, durante la veglia diocesana per la custodia del creato

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

È stata più che mai l’enciclica ecologica “Laudato si” di Papa Francesco a fare da sfondo alla veglia diocesana di preghiera in occasione dell’undicesima Giornata per la custodia del creato, dal tema “La misericordia del Signore per ogni essere vivente”, svoltasi martedì sera presso la parrocchia pescarese di Santa Caterina da Siena a Pescara.

L’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti ha presieduto la veglia di preghiera, organizzata dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale: «Papa Francesco – esordisce il presule -, pubblicando il suo messaggio in vista di questa giornata, ha definito la salvaguardia del creato l’ottava opera di misericordia. Lo sapete sette sono le opere di misericordia corporale, dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati e seppellire i morti, e sette sono le opere di misericordia spirituali, consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste e pregare Dio per i vivi e per i morti. Oggettivamente, la salvaguardia del creato è l’ottava opera di misericordia, perché implica una nostra attenzione, una nostra cura».

E nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, quando Gesù parla del giudizio finale lo fa proprio prendendo in riferimento le opere di misericordia: «Ma certamente – precisa monsignor Valentinetti – Gesù non ce l’ha messa l’ottava opera di misericordia “Vi ho dato il creato e l’avete custodito”, anche perché ai suoi tempi c’era una cura spontanea, naturale, verso il creato e i motivi d’inquinamento erano veramente pochi. Del resto, tutte le annotazioni scientifiche che abbiamo a disposizione ci dicono che, in fondo, abbiamo inquinato negli ultimi 150 anni».

E mentre a coloro che avevano compiuto le opere di misericordia, Gesù dice “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi”, a chi non le aveva fatte dice invece “Via, lontani da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli”: «Non vorrei diventare giustizialista – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne -, né vorrei mettervi spavento, ma certamente dovremmo cominciare a pensare che inquinare, distruggere il creato e non conservare la casa comune è peccato mortale, piccole o grandi che siano le nostre azioni, perché ci sono i micro-peccati e i macro-peccati».

Da questo punto di vista, tornando al messaggio per la giornata della salvaguardia del creato e all’enciclica Laudato si, il Papa esorta a cambiare rotta, ad un cambiamento nello stile di vita che deve tradursi in atteggiamenti concreti: «Fare un uso oculato della plastica e della carta – cita l’arcivescovo dall’enciclica ecologica -, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, nonché differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico, condividere un medesimo veicolo tra più persone e così via. Tale azioni provocano, in seno a questa terra, un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente, e incoraggiano uno stile di vita profetico e contemplativo capace di farci gioire profondamente senza essere ossessionati da consumo».

Ma, a detta dell’arcivescovo Valentinetti, è necessario anche assumere una “coscienza politica” su questi argomenti: «La deforestazione – ammonisce il presule – è un peccato sociale, così come estrarre il petrolio sempre, ovunque e in ogni circostanza, non considerando che esso è il grande inquinatore di questi 150 anni. Molti si sono scandalizzati perchè la Ceam, la Conferenza episcopale abruzzese e molisana, ha preso posizione più volte e l’abbiamo fatto sapendolo e volendolo perché, oltre ad essere stato un richiamo ai fedeli e alle persone, voleva essere anche un richiamo ai massimi sistemi, un richiamo alla politica».

Una politica che, in ambito locale, in passato non ha lavorato come avrebbe dovuto per la tutela dell’ecosistema abruzzese e pescarese: «Non utilizzare bene i depuratori che ci sono nella nostra città – lamenta monsignor Valentinetti -, è stato un problema serio che ha inquinato il mare e il fiume. I ragazzi scout hanno pulito il fiume Foro – racconta l’arcivescovo citando l’esperienza di un gruppo di scout chietini -, ma ci vorrebbero eserciti di ragazzi scout per pulire le rive del fiume Pescara».

Nutrita la partecipazione dei fedeli, nella parrocchia di Santa Caterina da Siena

Nutrita la partecipazione dei fedeli, nella parrocchia di Santa Caterina da Siena

Quest’ultima, dunque, è la coscienza diversa che siamo chiamati ad assumere, unitamente ad una gestione più oculata dei fondi pubblici: «Ho appreso dalla stampa – protesta il presule, durante l’omelia, rivolgendosi ai tanti fedeli presenti – che si prevede un allungamento dell’Asse attrezzato. Ma invece di spendere i soldi pubblici inutilmente, vogliamo iniziare a pensare diversamente e a chiedere che si facciano opere che siano realmente per il bene e la salvaguardia del creato, oltre che per la salute delle persone?».

La stessa salute che è a rischio fra gli italiani che risiedono intorno allo stabilimento Ilva di Taranto: «Tra i bambini che vivono in quell’area – riporta l’arcivescovo – c’è un’alta percentuale di malati di tumore. Non possiamo continuare su questa rotta. Per non parlare di quelli che sono i macro-problemi, come il riscaldamento terrestre, dell’acqua o i cambiamenti climatici. Vi siete mai chiesti perché adesso, quando piove, molto spesso arriva una bomba d’acqua che allaga e distrugge al posto di una normale pioggia? Su questi argomenti, dovremmo essere più attenti e studiare un po’ di più, sapendo che abbiamo delle responsabilità personali e sociali».

Responsabilità che dovrebbero portare a mutare i nostri stili di vita: «Non è più possibile – esclama Valentinetti – avere quattro auto a famiglia. Dobbiamo cambiare i nostri stili di vita, non è il progresso continuo che continuerà a farci sopravvivere sulla faccia della terra. Tutt’al più, riuscirà a sopravvivere quel 20% di persone che dispone dell’80% dei beni della terra. Ma l’altro 80% degli uomini dove vanno? Eccoli che arrivano dalle nostre parti, perché le migrazioni sono anche di carattere politico e ambientale».

A questo punto, l’arcivescovo ha ricordato la sua battaglia anti-trivelle condotta all’interno della Conferenza episcopale abruzzese e molisana, per mettere fine al progetto “Ombrina mare”: «Quando incontrammo la multinazionale che portava avanti il progetto – racconta il presule -, le nostre posizioni erano nettamente contrapposte e quando intervenni ricordando che il petrolio dell’Adriatico è di bassa qualità e se ci fosse stato un disastro ne saremmo rimasti imprigionati, mi risposero “Lei, ragionando in questo modo, farà diventare tutti più poveri”. Così ho risposto “E va bene, se dobbiamo diventare tutti un po’ più poveri diventiamolo, perché da questo punto di vista un po’ di perequazione nel mondo va fatta”».

Un altro tema questo, come gli altri, su cui riflettere anche attraverso la “Laudato si” di Papa Francesco: «Abbiamo una coscienza da risvegliare – invita l’arcivescovo di Pescara-Penne -. Abbiate la bontà, il tempo e la pazienza di leggerla. È davvero un’indicazione molto importante per la vita dell’umanità, paragonabile a quella di Giovanni XXIII che ha scongiurato il disastro nucleare, mentre quest’ultima vorrebbe scongiurare il disastro ecologico. Non dobbiamo farlo per noi, che abbiamo fatto la nostra vita e probabilmente ce la caveremo, ma dobbiamo farlo per i nostri figli e per i figli dei nostri figli e per i figli dei figli dei nostri figli, i quali non so se riusciranno a cavarsela. E questo è un altro peccato, perché noi dobbiamo consegnare ciò che ci è stato dato, in maniera gratuita e bella, a quelli che vengono dopo di noi».

A tal proposito, non è mancato una sguardo ottimistico e speranzoso verso il futuro: «Sapete perché? – interroga l’arcivescovo Valentinetti -. Per finire il mondo c’è ancora tempo, non è ancora arrivato quel lampo da oriente a occidente che guizza. Qualche segno premonitore c’è, ma ne mancano ancora molti prima di poter dire che la fine del mondo sarà domattina. Non credete ai profeti di sventura».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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