Guerra contro l’Isis: “Proteggere i bambini, si rischia una carneficina”
"Siamo solo all’inizio di una escalation di violenze - sottolinea Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia - alle quali purtroppo bisogna essere preparati, ecco perché come Unicef chiediamo a tutte le parti in conflitto di proteggere i bambini rimasti all’interno di Mosul o si rischia una carneficina. Donne e bambini non vengono solo usati come scudi umani ma sono vittime di violenze, abusi e reclutamento da parte di Daesh. Siamo molto preoccupati"
Tra gli oltre 20 mila sfollati da Mosul ci sono 9.700 bambini che hanno urgente bisogno di assistenza. Lo ricorda l’Unicef, che accoglie queste famiglie nei centri di controllo: «Ho incontrato madri e figli – racconta Pernille Ironside, responsabile dell’Unicef per le operazioni di soccorso in Iraq, in seguito ad una missione presso un centro di controllo a Nargizlia – che erano molto sollevati per esserne usciti vivi. È chiaro che hanno vissuto in condizioni terribili per molto tempo».
Al loro arrivo le famiglie ricevono acqua pulita da bere e cibo, compresi supplementi nutrizionali per i bambini. I bambini tra i 6 mesi e i 15 anni vengono subito vaccinati contro polio e morbillo da una squadra del governo composta da 4 persone supportata dall’Unicef: «Per molti di loro – ricorda l’organizzazione umanitaria – questa era la prima vaccinazione da due anni».
Le famiglie passano circa metà giornata al centro per controllare le condizioni di salute, prima di essere trasferite presso i campi di emergenza dove viene assegnato loro un rifugio. Qui l’Unicef assicura che l’acqua, le docce e i servizi igienico sanitari siano puliti e disponibili. I bambini ricevono controlli medici per la malnutrizione e nel caso vengono curati.
Nel mese di ottobre, l’Unicef ha distribuito bottiglie di acqua e servizi igienico sanitari per oltre 1.500 famiglie e vaccinato i bambini contro la polio in 2 comunità riconquistate: «Sono oltre 2.500 – annuncia Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia – i bambini arrivati tra domenica e lunedì con le loro famiglie nei campi di accoglienza a sud est di Mosul. È un numero impressionante destinato a salire, proprio ora che la battaglia si sta intensificando in ogni vicolo e strada di Mosul».
Si tratta di 5.200 civili in tutto, è il più grande movimento di persone dall’inizio delle ostilità: «Ci sono bambini – aggiunge Iacomini – con gravi traumi psicologici e fisici a causa di tutto quello che hanno dovuto vedere o subire. Molti ci raccontano di essere fuggiti solamente con i vestiti che avevano indosso, ora non hanno più nulla. Siamo solo all’inizio di una escalation di violenze alle quali purtroppo bisogna essere preparati, ecco perché come Unicef chiediamo a tutte le parti in conflitto di proteggere i bambini rimasti all’interno di Mosul o si rischia una carneficina. Donne e bambini non vengono solo usati come scudi umani ma sono vittime di violenze, abusi e reclutamento da parte di Daesh. Siamo molto preoccupati».