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Nel 2015 in fuga nel mondo 35 mila persone al giorno, 24 al minuto

"Nel 2015, in Italia, - denota monsignor Giancarlo Perego - su 10 richiedenti asilo che hanno presentato la domanda almeno 6 hanno ricevuto il diniego dalle rispettive Commissioni territoriali. Chi riceve il diniego, se non viene accolto il ricorso, viene mandato fuori dai centri di accoglienza, rischiando di entrare nel circuito dello sfruttamento lavorativo. Rinnoviamo perciò la nostra proposta di un permesso temporaneo di protezione umanitaria per tutti quelli che arrivano in Italia"

Emerge dal terzo Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016 di Anci, Caritas italiana, Fondazione Migrantes, Cittalia e Servizio centrale Sprar con l’Unhcr

Nel mondo, nel corso del 2015, sono state costrette a fuggire dalle loro case circa 35 mila persone al giorno: in media 24 persone al minuto. Si tratta di 65,3 milioni di migranti forzati, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale ad oggi.

Le cause sono i 35 conflitti e 17 situazioni di crisi presenti nel mondo, le disuguaglianze economiche, nell’accesso al cibo e all’acqua, il fenomeno del “land grabbing” (pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo, mediante affitto o acquisto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie transnazionali, governi stranieri e singoli soggetti privati) e l’instabilità creata dagli attentati terroristici.

Il Paese che ospita più rifugiati è la Turchia, con 2,5 milioni di persone accolte, seguita dal Pakistan (1,6 milioni) e dal Libano (1,1 milione). La Siria è il primo Paese di origine con 4,9 milioni di rifugiati.

Sono i dati che emergono dalla terza edizione del Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016, presentato mercoledì a Roma da Anci (Associazione nazionale comuni italiani), Caritas italiana, Fondazione Migrantes, Cittalia e Servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr. Dall’inizio dell’anno a ottobre 2016, inoltre, sono 4.899 i migranti che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, di cui 3.654 nel Mar Mediterraneo, la rotta più pericolosa al mondo.

Monsignor Giancarlo Perego, direttore generale Fondazione Migrantes

Monsignor Giancarlo Perego, direttore generale Fondazione Migrantes

Questo il grave dato emerso all’indomani di altri due naufragi nel Canale di Sicilia: «La via del Mediterraneo è sempre più precaria – commenta monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes – non solo per la pessima qualità delle imbarcazioni, ma perché arrivano persone molto vulnerabili, soprattutto minori e donne. Per questo, chiediamo di aprire corridoi umanitari per tutelare le vite umane».

L’esperienza dei corridoi umanitari già sperimentati dalla Federazione delle Chiese evangeliche e dalla Comunità di Sant’Egidio, che hanno portato in Italia 450 persone, sarà replicata, si spera in primavera, da una iniziativa della Chiesa italiana, tramite Caritas e Migrantes, sempre con la Comunità di Sant’Egidio: «È un segno che deve diventare un modello – sottolinea monsignor Perego -. Certo, le cifre sono assolutamente insignificanti rispetto ai 159 mila arrivati quest’anno in Italia. Ma serve a ricordare che occorre un sistema nelle politiche europee e dei 27 Paesi, da affiancare a vie legali di ingresso, per dare un colpo al traffico di esseri umani che finanzia il terrorismo e rompere la catena delle morti».

Nel 2015, in Italia, su 10 richiedenti asilo che hanno presentato la domanda almeno 6 hanno ricevuto il diniego dalle rispettive Commissioni territoriali incaricate di valutarle. Queste persone potranno poi presentare ricorso nelle rispettive sedi giudiziarie, ma non esistono dati sulle decisioni dei tribunali che risultano a macchia di leopardo, ossia maggiori o minori a seconda dei territori: «Nel 2016 – denota il direttore generale della Fondazione Migrantes -, i riconoscimenti sono scesi al 36,1%».

Un dato preoccupante che pone un problema: «Chi riceve il diniego – osserva Perego -, se non viene accolto il ricorso, viene mandato fuori dai centri di accoglienza, rischiando di entrare nel circuito dello sfruttamento lavorativo. Rinnoviamo perciò la nostra proposta di un permesso temporaneo di protezione umanitaria per tutti quelli che arrivano in Italia. Anche perché, spesso, il diritto alla protezione viene valutato sulla base della nazionalità di provenienza se inserita nella lista dei “Paesi sicuri”, senza considerare i traumi vissuti dalle persone durante il viaggio in Paesi come la Libia».

Domenico Manzione

Domenico Manzione, sottosegretario del ministero dell’Interno

E non esistendo ancora stime ufficiali sugli esiti dei ricorsi: «Ci stiamo attrezzando – annuncia Domenico Manzione, sottosegretario del ministero dell’Interno – per poter disporre di dati concreti. Stiamo lavorando anche sulla specializzazione delle Commissioni territoriali, per avere decisioni migliori».

Manzione ha poi ricordato la crescita impetuosa dell’accoglienza in Italia: «Dai 23 mila posti di tre anni fa – spiega – siamo passati ai 172 mila attuali. La migrazione è un fenomeno strutturale, per cui dobbiamo prepararci culturalmente, anche con una campagna mirata».

Il sindaco di Prato Matteo Biffoni, delegato immigrazione dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), ha quindi citato l’intenzione di estendere a tutti i comuni italiani l’impegno dell’accoglienza, oggi fermo a 2 mila amministrazioni su 8 mila: «Se tutti facessero la propria parte – conclude – ogni comune dovrebbe accogliere una media di 22 persone. Le vere emergenze sono altre: terremoti e alluvioni».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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