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La cena con l’amico salutista

Breve racconto umoristico. Perché le amicizie più allegre sono quelle che sanno prendere tutto sul serio, anche le reciproche manie.

Oggigiorno quasi tutti hanno almeno un amico salutista, apostolo dell’agricoltura biologica se non propriamente vegetariano o vegano. In questi tempi irrequieti e referendari, per così dire, in cui si litiga per un pugno di senatori, è sempre bello ricevere un invito a cena da un amico salutista e bastano poche accortezze per evitare che la cenetta si trasformi in un inferno in miniatura. Vorresti far precedere la bio-cena da un aperitivo? Ebbene, non l’avrai. Il salutista dice che l’alcol corrode la mucosa gastrica e fa anche ingrassare, quindi, prima regola, non pronunciare mai la parola “aperitivo” in sua presenza, se non hai una valida scusa per declinare l’immancabile controproposta: la centrifuga di frutta o verdure, detta anche bibitone per vesciche toniche. Per l’occasione, meglio puntare direttamente in direzione del ristorante. Avendo un’innata propensione alla speculazione metafisica, mi chiedo spesso perché mai la provvidenza, se proprio doveva creare i ristoranti bio-vegano-vegetariani, abbia ritenuto necessario situarli una ventina di km fuori dalla città, in un luogo isolato e poco illuminato, distante giusto il tempo necessario all’amico salutista per ricordare mentre guidi che tutti noi mangiamo troppo e male e che certi cibi non dovremmo mangiarli proprio, ma vivere di tofu e veg-burgherino di soia.

Solitamente la distanza che separa il parcheggio dall’entrata del ristorante – salutista di nicchia – coincide con un sentiero di ghiaia, mai di muschio e raramente di asfalto. Ci deve essere qualche collegamento tra il sentiero di ghiaia e il salutismo, ma non l’ho ancora capito; temo si tratti di asfaltofobia. Una volta aperta la porta d’ingresso, poco ci vuole all’occhio esperto per capire se il ristorante sia veramente bio-vegetariano-vegano: hi-tech e cotone, quadretti astratti, piante in quantità dovunque, oggetti di modernariato che tutti vorrebbero avere, musica rigorosamente jazz o chillout. L’amico salutista dice che questo stile si chiama “minimal”, quindi, per non entrare in collisione, è sufficiente durante la cena non chiedere: “A cosa serve questa ciotolina?”, indicando una delle venti sparse sulla tavola in tante misure e sfumature diverse. Evidentemente lo stile minimal prevede un minimal di 20/30 ciotoline, e non c’è altro da sapere.

I piatti serviti sono buoni, sfiziosi, e detto questo è detto tutto. La cena con l’amico salutista, infatti, è più un’occasione per sapere le evoluzioni del suo stato di salute, ed essere informati sulle nuove tendenze per riformare l’alimentazione in generale. Fissandoti intensamente come un sacerdote col suo discepolo preferito, anche se smarrito, l’amico salutista descriverà tutto quello che capita tra la tua cistifellea il colon e l’intestino tenue, se ti ostini a mangiare alimenti privi di acido alfa-linoleico di tipo Omega e acidi grassi polinsaturi. Il salutista va dritto al punto, elargendo sempre informazioni utili; una volta la storia che ascoltai – durante una cena – su cosa accadde ad uomo che si rifiutava di mangiare le prugne, mi fece rinunciare alle due portate successive ma iniziai a prendere prugne ogni sera. Se ho imparato una cosa nei ristoranti salutisti è che all’intestino fa male essere lassisti, anche in quest’epoca di relativismo globale. La vera e prioritaria funzione del cibo biologico, diciamolo, è di utilizzare la cena come pretesto per colmare le nostre lacune sulla biologia. Per una strana alchimia forse indotta dall’incenso profuso nell’aria, infatti, nel giro di mezz’ora, ciascuno dei convitati inizia a guardare l’altro come se fosse un sacco umano pieno di organi interni ammassati alla rinfusa. Non si può del resto parlare in continuazione della cistifellea e del colon senza che l’interlocutore inizî a porsi altre domande biodinamiche, allungando il discorso un po’ come i villi intestinali, per un paio d’ore.

Personalmente sono così riconoscente verso il mio amico salutista che, quando alla fine di ogni cena ricorda che i mirtilli hanno un effetto miracoloso sulla circolazione, gli rispondo sempre: “Già già, è vero”, e qualsiasi persona sensibile può confermare che questo è il modo di esprimersi di chi è veramente colpito nel cuore. Quando la cena finisce, come tutti gli amici, noi abbiamo un rito di commiato: io, gli prometto sempre che a metà mattina mangerò quattro mandorle e una frutta; lui, mi regala bustine di qualche nuova tisana. Se un amico salutista è un vero amico, concludendo, ogni cena bio-vegetariana-vegana con lui non può che essere un piacere. Il mio amico salutista è una persona in gambissima; più passa il tempo più penso sia merito dell’acido alfa-linoleico di tipo Omega e degli acidi grassi polinsaturi. È pieno di vitamine liposolubili: è il mio amico preferito.