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“La nonviolenza parta da noi stessi diventando uno stile di vita”

"Sapete - si interroga l'arcivescovo Valentinetti - qual è il primo gesto non violento? Quello da compiere quando andiamo in macchina e c’è qualche guidatore che ci vuole usurpare il posto, ma noi non lo lasciamo passare perché la macchina è il luogo dove ci sentiamo potenti. Abbiamo tra le mani un mezzo che potrebbe diventare un “carro armato” e uccidere qualcuno"

Lo ha auspicato sabato sera l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la dodicesima edizione della Marcia diocesana per la pace a Loreto Aprutino

Lo striscione di apertura della Marcia diocesana per la pace 2017

Nonostante il freddo pungente, oltre 300 persone sabato sera si sono radunate davanti la chiesa di Santa Maria in Piano a Loreto Aprutino per dar vita alla dodicesima edizione della Marcia diocesana per la pace, organizzata dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne, dal tema “La nonviolenza: stile di una politica per la pace” ripreso dal messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale per la paceE proprio i versi di quest’ultimo, intervallati dai canti e dalla preghiera, hanno scandito il passo dei partecipanti, per lo più giovani, fra i quali spiccava l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti.

A sinistra il giovane Amadù

A sinistra il giovane Amadù

Giunto nella centralissima piazza Garibaldi, il corteo si è fermata per riflettere e ascoltare una storia una bella storia di accoglienza, quella del giovane migrante senegalese Amadù ospitato presso la Casa di riposo di Loreto Aprutino: «Sono fuggito dalla quotidiana violenza del mio Paese – racconta – e, dopo un viaggio avventuroso e pieno di rischi, sono stato accolto in Italia senza alcun pregiudizio riguardo la mia etnia e la mia religione. Inoltre, c’è stata molta tolleranza anche nei confronti degli usi e dei costumi del mio Paese. Mi trovo molto bene qui, dove nessuno mi ha fatto sentire uno straniero».

Luigina Tartaglia con l'arcivescovo Valentinetti introducono la Marcia per la pace

Luigina Tartaglia e l’arcivescovo Valentinetti introducono la Marcia per la pace

A questo punto il corteo ha ripreso a marciare, dirigendosi verso la chiesa di San Pietro racchiusa nel cuore del centro storico da cartolina del comune pescarese. Ogni partecipante, in tasca, aveva un piccolo foglio con su scritto un atteggiamento contrario alla nonviolenza: «Un foglietto – spiega Luigina Tartaglia, coordinatrice della manifestazione per l’Ufficio Mondialità Caritas – che tutti hanno bruciato al culmine della marcia, simboleggiando il distacco dai comportamenti che non favoriscono questo stile».

La testimonianza di Agnese Ginocchio

La testimonianza di Agnese Ginocchio

All’interno della chiesa, i partecipanti alla dodicesima edizione della Marcia diocesana per la pace, hanno preso posto per ascoltare la testimonianza della cantautrice e testimonial internazionale per la pace Agnese Ginocchio, la quale intraprese il suo cammino all’indomani dell’attentato terroristico delle Torri gemelle a New York e dopo aver manifestato contro lo svolgimento della seconda guerra in Iraq nel 2003: «Ragazzi – esorta l’attivista campana – voi dovete testimoniare la pace ogni giorno, parlando con i vostri coetanei bisognosi di essere indirizzati su questa via».

La pace, un valore e uno status da riconquistare in un mondo sconvolto da quella che Papa Francesco ha chiamato una terza guerra mondiale a pezzi: «Cosa possiamo fare per fermarla? – si interroga la Ginocchio – Applicare le parole contenute nel tema stesso di questo appuntamento “La non violenza: stile di una politica per la pace”, il che significa riprendere tutte le azioni che il Papa sta compiendo per riportare la Chiesa sulla strada della pace, della povertà, della misericordia, del perdono, della riconciliazione, della non violenza. E la non violenza si fonda proprio su questi ultimi tre aspetti, ottenendola ogni volta che si compiono gesti di pace, che avvicinano e non allontanano».

I partecipanti alla marcia nella chiesa di San Pietro

I partecipanti alla marcia raccolti nella chiesa di San Pietro

Piccoli gesti di vita quotidiana che tutti sono chiamati a compiere, a partire proprio dai giovani: «Quando siete a scuola e vedete qualcosa che non va, come un atto di bullismo, – esorta – avete il dovere di non stare zitti, ma di parlare, di intervenire e fermare quell’azione che porta allo scontro e alla divisione, testimoniando la tolleranza, l’amicizia, la solidarietà e la convivialità nel segno di don Tonino Bello, diventando tutti fratelli».

Tutto questo, perché la pace entri nel nostro stile di vita: «La pace – ribadisce Agnese Ginocchio – è un percorso che si vive ogni giorno e si testimonia con le esempio, con le azioni, le parole non servono a niente. Diamoci da fare».

L'intervento di monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

L’intervento di monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

A confermare come la non violenza passi attraverso i nostri comportamenti quotidiani è stato l’arcivescovo Valentinetti, traendo le conclusioni della Marcia diocesana per la pace: «Si tratta – spiega il presule – di una non violenza innanzitutto personale, perché deve partire innanzitutto da noi stessi facendola diventare uno stile di vita. Sapete qual è il primo gesto non violento? Quello da compiere quando andiamo in macchina e c’è qualche guidatore che ci vuole usurpare il posto, ma noi non lo lasciamo passare perché la macchina è il luogo dove ci sentiamo potenti. Abbiamo tra le mani un mezzo che potrebbe diventare un “carro armato” e uccidere qualcuno».

E se la non violenza parte dai piccoli gesti quotidiani, va promossa anche per la risoluzione dei problemi delle nazioni: «Purtroppo i cristiani – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne -, e per questo Giovanni Paolo II ha chiesto perdono tante volte, non sono stati sempre campioni di non violenza. Abbiamo benedetto armi e guerre, ma chi si dimentica della polemica di don Lorenzo Milani contro i cappellani militari? Lui diceva “Voi non potete stare nel luogo della guerra, nel luogo della violenza”. Questo è successo all’inizio del Novecento con la prima guerra mondiale, quando i cappellani militari erano quelli che dovevano incoraggiare le truppe ad andare a morire, ad uccidere. Fratelli, rendiamo conto di questa realtà».

Da qui le parole polemiche di Gandhi il quale, all’epoca, da martire della non violenza si dissociò dall’azione di questi cristiani: «E allora, cari amici, – riprende monsignor Tommaso Valentinetti – la non violenza è ora che diventi uno stile di vita per noi cristiani, tutti i giorni, dalle questioni più piccole a quelle più grandi».

Un altro uomo e martire della non violenza, oltre a Gandhi, fu Martin Luther King: «Ma prima di loro – ricorda l’arcivescovo – fu Gesù martire della non violenza sulla croce, Lui che disse “Pregate per i vostri nemici”. Lo ha fatto, ai nostro giorni, il sacerdote albanese don Ernest Simoni, prigioniero per 25 anni del regime comunista del suo Paese senza mai alzare la voce e pregando per i suoi aguzzini, che Dio ha fatto diventare testimonial della non violenza. Così come Madre Teresa di Calcutta, alla quale lo stesso regime impedì di far visita alla madre malata, dopo la caduta della dittatura tornò in Albania e con un mazzo di fiori si presentò a pregare davanti la tomba del dittatore Enver Hoxha».

Il planisfero artistico realizzato da

Il planisfero artistico realizzato da Alfonso Camplone

Appoggiato all’altare, al termine della manifestazione, figurava un planisfero artistico realizzato da Alfonso Camplone con materiali riciclati, sul quale un pentagramma aveva preso il posto di meridiani e paralleli: «Un pentagramma con le note – precisa Luigina Tartaglia -, questo il filo che lega i vari continenti per ricordare a ricordare che è tutto intimamente connesso. La pace e la nonviolenza sono come una sinfonia». Ogni singolo partecipante, ripartendo, ne ha potuto portar via con sé un tassello per non dimenticarlo.

About Davide De Amicis (3859 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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