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8 marzo: “Oggi il salario di una donna è il 23% in meno di quello di un uomo”

"Esse, infatti, - sottolinea l’Oxfam - pur costituendo oltre il 40% della forza lavoro, hanno accesso a meno del 10% dei crediti concessi in agricoltura ai piccoli produttori. Eppure se avessero lo stesso accesso degli uomini alla terra e ad altri fattori produttivi, si potrebbe migliorare il rendimento dei raccolti del 20-30%. Un circolo virtuoso che a livello globale porterebbe a ridurre la fame del 19%"

È l’allarme lanciato ieri da Oxfam, in occasione della Giornata internazionale della donna, con il report “Un’economia che funziona per le donne”

Ancora oggi il salario di una donna è in media il 23% in meno di quello di un uomo. Un allargamento della forbice che incide sempre di più sulla vita di milioni di donne, soprattutto nei Paesi poveri dove questa disparità costa fino a 9 mila miliardi dollari all’anno di mancate risorse, che potrebbero permettere l’uscita dalla povertà estrema di una fetta sempre maggiore di quei 795 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame. È l’allarme lanciato ieri da Oxfam, nell’ambito della campagna “Sfido la fame”, in occasione della Giornata internazionale della donna, con il report “Un’economia che funziona per le donne”: «La disuguaglianza di genere a livello economico – afferma Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia – oggi è tornata ai livelli del 2008».

Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia

Maurizia Iachino, presidente di Oxfam Italia

Da qui la campagna tesa a sostenere le donne in continenti come quello africano, dove 184 milioni di persone (1 su 4) soffrono la fame e, secondo Oxfam, il sostegno alle donne rappresenta un fattore chiave di cambiamento: «Esse, infatti, – sottolinea l’organizzazione non governativa – pur costituendo oltre il 40% della forza lavoro, hanno accesso a meno del 10% dei crediti concessi in agricoltura ai piccoli produttori. Eppure se avessero lo stesso accesso degli uomini alla terra e ad altri fattori produttivi, si potrebbe migliorare il rendimento dei raccolti del 20-30%. Un circolo virtuoso che a livello globale porterebbe a ridurre la fame del 19%».

Fino al 31 marzo sarà possibile donare 2,5 o 10 euro con un sms solidale o chiamata da telefono fisso al 45528. Oxfam Italia utilizzerà i fondi raccolti per sostenere circa 13 mila persone, per la maggior parte donne, attraverso progetti di cooperazione finalizzati a migliorare la produzione di cibo, l’accesso alle risorse e al credito, rafforzandone la capacità di creare e commercializzare prodotti agricoli e artigianali in Sudan e Senegal. I fondi serviranno anche a finanziare programmi di accoglienza e integrazione in Italia di donne e bambini, che fuggono da fame e povertà.

Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia

Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia

E in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Unicef lancia #8marzodellebambine per ricordare il dramma di milioni di donne e bambine in fuga da guerre, povertà e violenze: «Quasi la metà delle donne intervistate in Libia –  ricorda il presidente Giacomo Guerrera, richiamando l’ultimo rapporto sui migranti diffuso dall’Unicef – ha dichiarato di aver subito violenze sessuali o abusi durante il viaggio; quasi un terzo delle donne ha riferito di aver sofferto fatiche, malattie, mancanza di cibo e acqua, rapine, arresti da parte delle autorità locali e incarcerazione; spesso donne e bambini sono stati arrestati al confine, dove hanno subito abusi, estorsioni e violenze basate sul genere».

Ma oggi l’Unicef ricorda anche tutte le bambine spose, violate, sfruttate: nel mondo un’adolescente su 3 tra i 15 e i 19 anni – vale a dire 84 milioni – è stata vittima di una qualche forma di violenza emotiva, fisica o sessuale per mano del marito o del partner; a livello globale una ragazza su 10 sotto i 20 anni è stata violentata o costretta a compiere atti sessuali.

Quasi un quarto delle ragazze tra i 15 e i 19 anni ha dichiarato di aver subito una qualche forma di violenza fisica all’età 15 anni; 200 milioni di donne e ragazze in 30 Pesi hanno subito mutilazioni genitali. Di queste, 44 milioni hanno meno di 15 anni; 700 milioni di donne si sono sposate prima di aver compiuto 18 anni, e più di una su tre si è sposata prima di aver compiuto 15 anni; i tassi più alti di matrimoni infantili si registrano in Africa sub-sahariana, dove 4 ragazze su 10 si sono sposate prima dei 18 anni;  un’adolescente su 7 – tra i 15 e i 19 anni – è attualmente sposata o ha un partner. L’Africa centrale e occidentale ha il tasso più alto, il 27%.

Giovanni Ramonda, responsabile generale Comunità Papa Giovanni XXIII

Giovanni Ramonda, presidente Comunità Papa Giovanni XXIII

E nella ricorrenza odierna, che celebra le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna, i volontari di alcune delle 21 unità di strada per la lotta alla prostituzione della Comunità Papa Giovanni XXIII usciranno per incontrare le schiave del sesso. Regaleranno loro le mimose, come segno di affetto e di riconoscimento di dignità: «La prostituzione è una forma di violenza di genere, abuso ed esercizio del potere dell’uomo nei confronti della donna — denuncia Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Papa Giovanni —. Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare. Queste donne appartengono per lo più a categorie vulnerabili: arrivano da paesi in guerra o in estrema povertà, da ambienti degradati, e sono spesso vittime di stupro e violenza».

Non mancano però segni positivi. Ramonda commenta l’approvazione il 14 febbraio scorso, da parte del parlamento irlandese, di una legge che proibisce la prostituzione scoraggiando la domanda: «Come si può parlare di libera scelta della donna? – s’interroga il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII – Un consenso viziato all’origine come può essere considerato libero? La Comunità Papa Giovanni XXIII si congratula con il governo irlandese, per la scelta di civiltà che va nella direzione della tutela dei diritti delle donne».

La nuova legislazione adottata in Irlanda si ispira al “modello nordico”: abroga il reato di adescamento che colpiva le prostitute e sanziona, al contrario, il comportamento dei clienti. L’Irlanda entra così nel novero dei paesi abolizionisti accanto alla Svezia, alla Norvegia, all’Islanda, all’Irlanda del Nord, alla Francia. Negli scorsi mesi la Comunità di Don Benzi ha lanciato la campagna “ Questo è il mio corpo ”, sottoscritta da numerose persone e associazioni, che chiede al Parlamento l’adozione di una legge ispirata al modello nordico anche in Italia.

Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita

Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita

E oggi anche l’attualissimo dibattito sull’aborto torna in auge: «Non esiste alcuna legge in Italia, tanto meno la 194/78, che riconosca il diritto all’aborto, ancor meno all’aborto sotto casa – precisa Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita -, mentre ancora una volta, una certa magistratura intrisa di convinzioni preconcette e ideologiche dimostra l’irresistibile vocazione all’invasione di campo e per di più a gamba tesa. È già piuttosto singolare, che all’interno della magistratura esistano correnti, ma che ora una di queste frange si spinga addirittura a benedire una decisione di una Regione su un tema così delicato, e quantomeno controverso, è imbarazzante. Trattandosi per di più di magistrati, essi dovrebbero poi sapere che non esiste alcuna legge in Italia, tanto meno la 194/78, che riconosca il diritto all’aborto, ancor meno all’aborto sotto casa».

Ciò soprattutto, a detta di Gigli, se si tiene conto che il numero di interruzioni volontarie di gravidanza è pari a circa 1/6 delle nascite, mentre i punti-aborto sono invece il 70% dei punti-nascita: «Ci auguriamo – conclude il presidente del Movimento per la vita -, che il senso di responsabilità istituzionale riprenda il posto che gli compete, invitando magistratura democratica ad astenersi da proclami pubblici e, piuttosto, ad alleggerire l’arretrato della macchina giudiziaria».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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