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Spese militari: nel 2016 incremento globale a 1.686 miliardi di dollari

"I venti di guerra legati all’insoluta crisi siriana - conclude Simoncelli -, al recente bombardamento in Afghanistan con la superbomba convenzionale Moab e all’arsenale nucleare nordcoreano, sembrano far presagire nel corso del 2017 ulteriori incrementi nelle spese militari e conseguenti nuove tensioni internazionali"

Lo conferma l’ultimo rapporto dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma Sipri, diffuso dall’Istituto internazionale di ricerche Archivio Disarmo

Le spese militari mondiali nel 2016 confermano l’incremento globale del settore, giunto a 1.686 miliardi di dollari. Sono i dati forniti dall’ultimo rapporto del Sipri (Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma), diffusi dall’Istituto internazionale di ricerche Archivio Disarmo. Dopo diversi anni gli Stati Uniti hanno aumentato le loro spese (611 miliardi di dollari) dell’1,7% rispetto all’anno precedente, seguiti dalla Cina (215 miliardi) con un incremento del 5,4%. Terza è la Russia (69,2 miliardi) con un aumento del 5,9%.

Anche in Europa occidentale, per il secondo anno consecutivo, si riscontra un incremento delle spese per la difesa del 2,6%. Si registra una crescita in alcuni Paesi dell’area mediorientale (Iran e Kuwait), mentre in altri una diminuzione (Arabia Saudita e Iraq): «Diversi Paesi produttori di petrolio – non solo mediorientali -, a causa dei suoi prezzi bassi, hanno dovuto contrarre le spese – commenta Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Archivio Disarmo -. Già si era rilevato a partire dal 2010 sino al 2015 un aumento delle spese militari russe e cinesi, che avevano procurato allarme in Occidente (Usa e Ue), anche se mediamente le prime rappresentano solo un decimo di quelle occidentali e le seconde solo un quarto».

Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Archivio Disarmo

La nuova amministrazione Trump ha recentemente promesso un significativo incremento di quelle statunitensi, con ulteriori 54 miliardi di dollari che si andranno ad aggiungere ai 611 dello scorso anno, rappresentando più di un terzo del totale mondiale: «Mentre permane una diffusa crisi economica e si accentua il divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri – prosegue -, sembra che il settore della spesa militare non conosca particolari difficoltà, come è dimostrato anche dall’incremento che si sta registrando nel commercio mondiale di armamenti: si è passati infatti dai 19 del 2000 ai 26 miliardi di dollari del 2010 sino ai 31 del 2016».

L’esperto ricorda che questo dato non comprende il settore delle armi piccole e leggere, più difficile da quantificare, ma stimato intorno al 10-20% del totale mondiale. E il 29% dell’export globale è stato diretto nel quinquennio 2012-2016 proprio verso il Medio Oriente: «I venti di guerra legati all’insoluta crisi siriana – conclude Simoncelli -, al recente bombardamento in Afghanistan con la superbomba convenzionale Moab e all’arsenale nucleare nordcoreano, sembrano far presagire nel corso del 2017 ulteriori incrementi nelle spese militari e conseguenti nuove tensioni internazionali».

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Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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