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“La Chiesa in Italia è una realtà vitale, unita all’anima della sua popolazione”

"Il lavoro stabile - osserva il Santo Padre -, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società"

Lo ha affermato ieri Papa Francesco, nel suo intervento durante la sua visita a Roma al Quirinale

L'incontro di ieri al Quirinale tra Papa Francesco e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

«La Chiesa in Italia è una realtà vitale, fortemente unita all’anima del Paese, al sentire della sua popolazione». È stata questa l’attestazione di stima del Papa, contenuta nel discorso tenuto durante la sua visita di ieri al Quirinale, accolto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Ne vive le gioie e i dolori – sottolinea -, e cerca, secondo le sue possibilità, di alleviarne le sofferenze, di rafforzare il legame sociale, di aiutare tutti a costruire il bene comune. Anche in questo, la Chiesa si ispira all’insegnamento della Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, che auspica la collaborazione tra comunità ecclesiale e comunità politica in quanto sono, entrambe, a servizio delle stesse persone umane».

Un insegnamento, questo, che è stato consacrato, nella revisione del Concordato del 1984, nell’articolo primo dell’Accordo, dove è formulato l’impegno di Stato e Chiesa alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese: «Questo impegno, col richiamo al principio della distinzione fissato nell’articolo 7 della Costituzione – precisa il Santo Padre – esprime e ha promosso al tempo stesso una peculiare forma di laicità, non ostile e conflittuale, ma amichevole e collaborativa, seppure nella rigorosa distinzione delle competenze proprie delle istituzioni politiche da un lato e di quelle religiose dall’altro. Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì “positiva”. E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale».

Durante il suo intervento, Papa Bergoglio ha parlato anche dei temi sui quali le istituzioni sono chiamati a prestare più attenzione: «Il lavoro stabile – osserva -, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società». Secondo il Papa, dunque, lavoro e famiglia «sono due pilastri che danno sostegno alla casa comune e che la irrobustiscono per affrontare il futuro con spirito non rassegnato e timoroso, ma creativo e fiducioso».

Da qui la ricetta del Santo Padre: «Le nuove generazioni – ribadisce – hanno il diritto di poter camminare verso mete importanti e alla portata del loro destino in modo che, spinti da nobili ideali, trovino la forza e il coraggio di compiere a loro volta i sacrifici necessari per giungere al traguardo, per costruire un avvenire degno dell’uomo, nelle relazioni, nel lavoro, nella famiglia e nella società».

Poi l’appello: «Da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo, ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo».

Ma, al di là di tutto, tra il Papa e il nostro Paese c’è un forte legame: «Guardo all’Italia con speranza – afferma aprendo il suo intervento -. Una speranza che è radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese». Memoria grata, quella di Francesco, verso le generazioni che ci hanno preceduto e che, con l’aiuto di Dio, hanno portato avanti i valori fondamentali: «La dignità della persona – ricorda il Pontefice -, la famiglia, il lavoroE questi valori li hanno posti anche al centro della Costituzione repubblicana, che ha offerto e offre uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo. Una speranza, dunque, fondata sulla memoria, una memoria grata».

Mentre l’oggi, invece, rappresenta una realtà complessa: «Viviamo tuttavia – riflette Bergoglio – un tempo nel quale l’Italia e l’insieme dell’Europa sono chiamate a confrontarsi con problemi e rischi di varia natura, quali il terrorismo internazionale che trova alimento nel fondamentalismo; il fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo; e la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso, ciò che contribuisce ad aumentare la sfiducia nel futuro e non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli».

Ciononostante, la risposta del Paese viene considerata buona dal Pontefice: «Mi rallegra però rilevare che l’Italia – conclude -, mediante l’operosa generosità dei suoi cittadini e l’impegno delle sue istituzioni e facendo appello alle sue abbondanti risorse spirituali, si adopera per trasformare queste sfide in occasioni di crescita e in nuove opportunità».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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