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Processione Corpus Domini: “Gesù è venuto per darsi all’umanità che vive in città”

"Ecco perché - sottolinea monsignor Valentinetti - quando scrivo la lettera per richiamare l’attenzione alla celebrazione del Corpus Domini e della sua processione la chiedo con veemenza questa partecipazione e lo chiederò sempre più con veemenza, perché sia realmente un segno mostrato di unità e di comunione di una Chiesa che sta incarnando questo mistero e lo vuole donare con amore"

Lo ha ricordato sabato sera l’arcivescovo Valentinetti presiedendo, nella Cattedrale di San Cetteo, la Santa messa nella Solennità del Corpus Domini

L'arcivescovo Valentinetti presiede una passata processione del Corpus Domini

Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Ha esordito citando questa affermazione di Gesù, sulla sua divinità e sul suo darsi all’umanità, l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti che sabato sera ha presieduto la Santa messa nella Cattedrale di San Cetteo, in occasione della solennità del Corpus Domini: «Gesù – spiega il presule – dice che se uno mangia il pane che Lui ha preparato vivrà in eterno. E questo pane è la sua carne per la vita del mondo. Un linguaggio troppo difficile da comprendere noi tutti, a partire dagli apostoli e dai giudei del tempo. , perché quando accostiamo la dimensione della divinità a quella dell’umanità e la prima si abbassa verso la seconda a tal punto da diventarne cibo, i discepoli non lo comprendono. Questo linguaggio e duro. Ma alla domanda di Gesù “Volete andarvene anche voi?”, Pietro risponde “Signore, da chi andiamo? Tu hai parole di vita eterna”».

Gremita la Cattedrale di San Cetteo per la Santa messa

Un mistero che riviviamo ogni qualvolta partecipiamo alla celebrazione eucaristica: «Il banchetto della festa – sottolinea monsignor Valentinetti – che il nostro Signore prepara e imbandisce continuamente per noi». Ma la liturgia eucaristica del Corpus Domini, si differenza dalle altre per la sua conclusione: «Al termine – ricorda l’arcivescovo – noi compiremo un altro gesto, forse un po’ trascurato ultimamente, da riportare all’attenzione dei credenti nel senso più vero del termine. Noi porteremo “il pane vivo disceso dal cielo”, l’eucaristia, per le vie della città».

Per questo, l’arcivescovo Valentinetti si è interrogato sulla possibilità che questo rito possa essere una manifestazione di fede o una manifestazione di una comunità, che esprime la sua unità dentro la città: «Senza dubbio – la risposta -, ma c’è un senso più profondo. Noi porteremo Gesù nella città come sacramentale, come segno che ci avvicina quasi ad un sacramento, perché Gesù mescola ancora una volta la sua vita con la vita della città, con la vita degli uomini e delle donne di questa città. Si ripete, cioè, quella realtà che forse molte volte dimentichiamo, ovvero che Gesù ha percorso a piedi le vie della Palestina. E percorrendole, ha portato il suo essere eucaristia, il suo essere pane che tutti potevano mangiare. Lo hanno mangiato i lebbrosi, gli ammalati, i poveri, i peccatori, gli stranieri e gli ultimi».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Quindi un ulteriore interrogativo: «Vogliamo vedere Gesù? – si chiede l’arcivescovo di Pescara-Penne -. Bene, Gesù passa con la sua umanità in mezzo a quella città. Ma attenzione, Gesù passa in continuazione in mezzo alla città, perché tra Lui e la città c’è un vincolo inscindibile. Gesù è venuto per darsi all’umanità che vive nella città. Gesù è venuto per la sua totale spogliazione, per il suo diventare frumento mangiato dalla città, perché si santifichi e scopra la dimensione della vita eterna. Allora, noi non porteremo il segno sacramentale del Cristo vivente in eterno, nell’ostia eucaristica – dentro l’ostensorio -, ma noi porteremo tutto Gesù».

Porteremo tutta questa dimensione vive e nuova di Gesù: «Come Chiesa, come comunità – insiste il presule – siamo interpellati ancora una volta a diventare come Gesù, facendo sì che ogni volta ci sediamo alla mensa eucaristica, che il pane vivo disceso dal cielo diventi carne della nostra carne, sangue del nostro sangue, noi lo possiamo incarnare nella città. E ancora una volta noi lo incarniamo per i malati, per i deboli, per gli ultimi, per gli affamati, per gli stranieri e per i peccatori. Lo incarniamo, cioè, per tutte quelle persone per cui Gesù è venuto a instaurare il suo Regno».

Un gesto, quello di celebrare l’eucaristia e di andare per la città, tutt’altro che facoltativo: «Come Chiesa – ammonisce il presule – è un gesto che dobbiamo fare. Sì, questo gesto è nato in un tempo in cui forse la fede nell’eucaristia veniva messa in discussione e dunque, per questo motivo, si portava e si porta Gesù eucaristia in processione. Ma questo gesto ci ridice ancora una volta questa grande verità, ed è il calice della benedizione che noi benediciamo ed è il pane che noi spezziamo che è comunione con Cristo. Un’unità mostrata e non disattesa, ecco perché quando scrivo la lettera per richiamare l’attenzione alla celebrazione del Corpus Domini e della sua processione la chiedo con veemenza questa partecipazione e lo chiederò sempre più con veemenza, perché sia realmente un segno mostrato di unità e di comunione di una Chiesa che sta incarnando questo mistero e lo vuole donare con amore. Chi disattende lo fa non sapendo quello che fa, in quanto si limita di fronte a una grazia, ad una comunione».

Molti i sacerdoti concelebranti

Da qui è nata una preghiera: «Che il Signore – auspica monsignor Tommaso Valentinetti – non ci faccia mai dimenticare questo nostro compito e questa nostra vocazione, così come il libro del Deuteronomio chiese al popolo d’Israele di non dimenticare cosa Jahvè aveva fatto per il popolo stesso. Aveva fatto scaturire acqua dalla roccia e manna in abbondanza nel deserto. Il Signore ha fatto questo per noi, pane in abbondanza, sacramento di dono dentro la storia degli uomini, perché la sua presenza umana e sacramentale sia da tutti accolta e benedetta».

Al termine della Santa messa, dunque, ha avuto luogo la processione del Corpus Domini che, come da tradizione, si è snodata attraverso via D’Annunzio, via Vittoria Colonna, viale Marconi, Ponte Risorgimento, piazza Duca d’Aosta, Corso Vittorio Emanuele e via L’Aquila, per poi concludersi all’interno della chiesa dello Spirito Santo con la benedizione finale.

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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