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Coniugi Inguscio: “Apostoli di Vangelo e carità accogliendo gli ultimi”

"Insieme ad Anna Maria - racconta don Giuseppe Raciti - Marcello ha accolto tutti, a partire dalla generazione delle due figlie e delle due ragazze-madri adottate a casa loro. E poi nessuno escluso, poveri, senzatetto, disabili, emarginati e scartati. Il loro non era assistenzialismo, ma promozione umana"

È la storia di santità raccontata sabato, nel nono Convegno di spiritualità della Pastorale familiare diocesana, dal postulatore della causa di beatificazione don Giuseppe Raciti

I coniugi Marcello Inguscio e Anna Maria Ritter

Hanno consacrato la loro vita all’accoglienza e alla cura di malati ed emarginati, incarnando un modello di santità nel quotidiano che, al termine della loro vita terrena, è stato loro riconosciuto venendo proclamati servi di Dio. Si tratta dei coniugi catanesi Marcello Inguscio e Anna Maria Ritter, ai quali sabato scorso l’Ufficio diocesano di Pastorale familiare ha dedicato il nono Convegno di spiritualità: «Lo scopo di questi convegni – ricorda Antonio Paone, collaboratore della Pastorale familiare diocesana – è portare sotto i riflettori figure di santi sposi e sante famiglie, da imitare e seguire nel proprio cammino di fede coniugale e familiare. Essi, con la loro testimonianza, insegnano a noi tutti una grande verità, ovvero che nel matrimonio la santità è possibile, non è esclusivamente ad appannaggio di persone consacrate. “È quella misura alta, a portata di mano” – come diceva San Giovanni Paolo II – che può essere raggiunta rendendo straordinario l’ordinarietà della propria vita coniugale».

Antonio Paone, collaboratore Pastorale familiare

Proprio ciò che hanno fatto i coniugi Inguscio: «Una splendida coppia – aggiunge Paone – di apostoli del Vangelo e della carità, con il carisma dell’accoglienza degli ultimi, dei poveri e degli ammalati. Una coppia di buoni samaritani, con la porta di casa e del proprio cuore sempre aperta alle esigenze e ai bisogni dei fratelli più abbandonati. Una famiglia in uscita verso quelle periferie esistenziali, di cui parla Papa Francesco nella sua Evangelii gaudium. Essi hanno saputo obbedire con la propria vita al comandamento evangelico “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. E lo hanno fatto proprio perché hanno visto in ogni fratello il volto di Cristo».

A presentare la storia dei due coniugi siciliani, il postulatore della loro causa di beatificazione don Giuseppe Raciti: «Questo è il primo convegno diocesano – esordisce il presbitero – che viene organizzato sulla figura dei coniugi Inguscio. Per me è un grande segno dello Spirito, perché quando si introduce una causa di beatificazione e canonizzazione è sempre abbastanza complesso. Se poi questa causa riguarda dei laici lo è di più, se riguarda delle coppie figuriamoci! L’ambito familiare e lavorativo va indagato e, a volte, possono crearsi degli intoppi. La loro causa di beatificazione, infatti, è stata introdotta nel 2001 e attualmente è ancora sospesa nella sua fase diocesana, in quanto il giudice delegato vuole vederci chiaro su un nodo riguardante la vita lavorativa di Marcello Inguscio. Egli insegnava al Liceo musicale Bellini di Catania, di cui era vice direttore, dove si crearono dei veleni politici relativi all’apertura di una nuova sede succursale a Caltagirone».

In attesa che gli approfondimenti previsti vengano compiuti, è la storia di questa coppia a parlare da sola. Marcello Inguscio nasce a Lecce il 26 giugno 1934 e muore a Catania il 2 gennaio 1996, mentre Anna Maria Ritter – di origine svizzera – nasce a Catania il 23 agosto 1938 e muore nella città etnea il 3 gennaio 1986. Si conoscono grazie alla musica, dato che Marcello Inguscio era l’esaminatore di solfeggio di Anna Maria Ritter. Lui cattolico, cresciuto nell’Azione cattolica, lei valdese. Dopo un percorso difficile, attraverso una grazia della Madonna, Anna Maria è diventata cattolica e i due si sono sposati il 6 agosto 1968: «Si sentivano parte attiva della Chiesa cattolica – ricorda don Raciti -, avendo un dialogo personale con i pastori e il vescovo monsignor Domenico Picchinenna, che nel 1975 ha riconosciuto il movimento “Missione Chiesa-mondo” nel cui grembo la coppia si è consacrata pubblicamente emettendo le promesse di povertà, obbedienza, castità matrimoniale e apostolato, divenendo i fondatori del ramo degli sposati».

Don Giuseppe Raciti, postulatore della causa di beatificazione

I due neo sposi erano andati a vivere nell’appartamento in una palazzina al quinto piano in Corso Italia, nel centro di Catania, dov’è iniziata la frequentazione da parte di disabili, in un periodo storico in cui questi venivano nascosti nelle case per vergogna. Si sono posti così il problema di una nuova casa, comprandone un’altra a pian terreno all’interno della quale avevano realizzato anche una piccola cappella, all’interno della quale avevano esposto la Bibbia non avendo avuto il permesso per esporre l’eucaristia: «Marcello – racconta il postulatore della causa di beatificazione – aveva disegnato la struttura della casa, in cui doveva esserci un grande salone che facesse da dormitorio con letti apri e chiudi. Casa loro era diventata una comunità ecclesiale di base. Marcello faceva una vita sempre in movimento. Conosceva gli orari delle messe di tutte le chiese di Catania, per organizzarsi al meglio e parteciparvi. Insieme ad Anna Maria Marcello ha accolto tutti, a partire dalla generazione delle due figlie e delle due ragazze-madri adottate a casa loro. E poi nessuno escluso, poveri, senzatetto, disabili, emarginati e scartati. Il loro non era assistenzialismo, ma promozione umana».

I coniugi Inguscio avevano anche dato vita alla prima casa famiglia autogestita per disabili. Inoltre, Marcello aveva conseguito anche il diploma di infermiere professionale iniziando ad assistere i malati a domicilio: «Possedeva le chiavi di casa degli allettati – ricorda don Giuseppe Raciti -. Lui aveva vinto il concorso come primo contrabbasso al Teatro Massimo Bellini di Catania e, tra un pausa e l’altra, toglieva la giacca del frac, prendeva la sua Vespa, calcolava gli orari, andava a fare le varie iniezioni o flebo e rientrava in tempo per riprendere a suonare. Era capace di andare dalle famiglie che subivano un lutto, dicendo ai familiari di andare a riposare mentre lui restava a vegliare il morto. In tutto questo, lui dormiva solo 3-4 ore a notte e recuperava il sonno nell’attesa ai semafori, per essere svegliato dai clacson quando scattava il verde». Infine Marcello Inguscio e Anna Maria Ritter ascoltavano e consolavano gli afflitti, a partire dalle famiglie in difficoltà: «A queste note esistenziali – osserva Raciti, attraverso una metafora ispirata al loro percorso musicale -, i coniugi Inguscio hanno accordato la loro vita trasformandola in una sinfonia armoniosa e contagiosa».

Mario e Lucia Luppino, autori del musical ispirato ai coniugi Inguscio

Oggi, le loro gesta vengono raccontate alla nuove generazioni anche attraverso il musical “Famiglie è” ideato dai coniugi Mario e Lucia Luppino i quali, con i figli Miriam e Andrea e tante altre famiglie appartenenti alle parrocchie di Mazara del Vallo, hanno fondato il gruppo teatrale Testimoni dell’amore di 150 persone: «Tutto è iniziato nel 2014, l’anno del Sinodo sulla famiglia – racconta Mario Luppino -, quando il nostro vescovo di fare qualcosa per parlare alle famiglie nell’ambito della nuova evangelizzazione. Tempo dopo siamo entrati in contatto con don Giosy Cento, che aveva scritto un recital dedicato ai coniugi Inguscio dal titolo “Chiavi d’amore”. Abbiamo deciso di farlo nostro, trasformandolo in un musical pensando ad una sua famiglia nelle sue difficoltà quotidiane. D’inverno facciamo le prove, mentre in primavera andiamo in scena facendolo a nostre spese, perché chiediamo alla città che ci accoglie di organizzare una raccolta fondi per realizzare un’opera segno, un’opere sociale a sostegno della città. Così questo musical diventa uno strumento per aiutare le persone in difficoltà. Lo abbiamo fatto in tre città della nostra diocesi, a Mazara è nato un consultorio familiare d’ispirazione cristiana intitolato ai coniugi Inguscio. A Marsala abbiamo aiutato una mensa fraterna e a Castelvetrano abbiamo dato vita ad un progetto, per aiutare le famiglie indigenti e i figli universitari di famiglie in difficoltà».

About Davide De Amicis (3862 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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