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Sovvenire alla Chiesa: “Appartiene a chiunque sente la gioia di sostenerla”

"Tra i laici e i sacerdoti - riscontra Matteo Calabresi - sono sconosciute le nozioni basilari del Sovvenire, anche perché i secondi da seminaristi non studiano granché queste tematiche pur essendo previste dal programma di studi" Ecco perché, da circa un anno, il Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica ha istituito un contributo a fondo perduto per le parrocchie che organizzano incontri formativi sul Sovvenire, sia dal punto di vista tecnico che valoriale, attraverso la procedura istruita dall’incaricato diocesano

Lo ha affermato venerdì Matteo Calabresi, responsabile del Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, incontrando fedeli e sacerdoti a Pescara

Sono la firma dell’8×1000 alla Chiesa cattolica e le offerte deducibili dal reddito dei fedeli i due strumenti fondamentali che da un lato sostengono i 35 mila sacerdoti incardinati nelle diocesi italiane e, dall’altro, permettono di finanziare i progetti di inclusione sociale e per la realizzazione di opere di carità sul territorio. La sola arcidiocesi di Pescara-Penne nel 2016 ha ricevuto 736 mila euro per esigenze di culto e pastorale e 686 mila euro per le opere di carità grazie ai quali, ad esempio, a Farindola è potuta nascere La cuccumella: il ristorante-albergo rilevato da un gruppo di giovani, riuniti nella Cooperativa Turismo terre vestine, ex dipendenti dell’Hotel Rigopiano sfuggiti alla tragedia che l’ha distrutto provocando 29 vittime. Giovani ai quali sono stati restituiti la speranza e un progetto di vita, grazie al sostegno espresso da 18 milioni di italiani con la loro firma: «Siamo venuti a restituirvi – aveva sottolineato monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, partecipando all’inaugurazione nel luglio scorso – ciò che voi ci avete dato».

Ma questa è solo l’ultima pagina scritta nella lunga storia del Sovvenire alla Chiesa cattolica, riscoperta nell’ambito dell’incontro dal tema “8×1000, perché vale la pena?”, organizzato dall’Ufficio diocesano Sovvenire, che si è svolto venerdì sera nel teatro della parrocchia della Beata Vergine Maria del Rosario a Pescara alla presenza di laici e sacerdoti, tra cui diversi parroci, provenienti dalla fascia costiera dell’arcidiocesi di Pescara-Penne. Quelli dell’entroterra, mercoledì scorso, hanno partecipato ad un incontro analogo ospitato dalla parrocchia di San Massimiliano Kolbe a Penne.

Don Giuseppe Scarpone, incaricato diocesano al Sovvenire

Dunque il sostegno alla Chiesa cattolica è nato fin dal IV secolo dopo Cristo, con la fine delle persecuzioni e l’uscita dei cristiani dalle catacombe, con l’avvento del cosiddetto beneficio che veniva corrisposto a vescovi e sacerdoti. Beneficio che, nel tempo, ha subito delle evoluzioni fino ad assumere la forma di un sussidio erogato dallo Stato attraverso la congrua che, però, è cessata di esistere di esistere dal 1° gennaio 1987 a tre anni dalla revisione del Concordato tra Stato e Chiesa: «Da quell’anno – ricostruisce don Giuseppe Scarpone, incaricato diocesano del Sovvenire – è entrato in funzione l’Istituto sostentamento clero, l’anno seguente sono entrate in funzioni le offerte deducibili per il sostentamento del clero e nel 1990 i contribuenti hanno firmato per la prima volta a favore della destinazione dell’8×1000 del gettito complessivo Irpef».

Ma al di là della destinazione dell’8×1000, sono le offerte volontarie deducibili a rappresentare un valore aggiunto: «Se l’8×1000 – premette Matteo Calabresi, responsabile del Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica – è una firma di appartenenza e vicinanza alla Chiesa, perché la firma è gratuita, le offerte deducibili vogliono dire un esborso diretto di denaro. È una partecipazione convinta alla vita della Chiesa, della quale ci si sente corresponsabili investendoci risorse in un periodo non facile».

E come si evince dal capitolo 4 degli Atti degli apostoli, dal versetto 32 al 45, il tema dell’equa distribuzione delle risorse fra coloro che si dedicano interamente al ministero della diffusione del messaggio evangelico, è sempre stato vivo all’interno della comunità cristiana: «Come sapete – osserva monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, rivolgendosi agli intervenuti – la storia della Chiesa ha oltre 2 mila anni e, nel tempo, ha cercato di dare risposte sia al problema della perequazione (equa distribuzione) dei beni all’interno della comunità, sia a quello del sostegno di chi si mette al servizio della Chiesa stessa e del ministero. Risposte arrivate dopo il concordato tra Stato e Chiesa, dal quale tra origine il sistema attuale – che può essere discutibile, avere i suoi pregi e suoi difetti – ma che certamente affronta in maniera più chiara queste problematiche che si trascinavano dai primordi della vita della Chiesa. Perché affrontando il tema della perequazione, per la distribuzione dello stipendio ai singoli vescovi e sacerdoti, non c’è più il discorso del vecchio beneficio in base al quale se non si era parroco o canonico, non si riceveva la congrua. Oggi, infatti, tutti i sacerdoti operanti sul territorio italiano ricevano circa 1.000 euro al mese di stipendio, mentre i vescovi ne ricevono 1.300/1.350 euro al mese».

Monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

A questo punto il presule – citando il titolo dell’incontro – si è chiesto se valga davvero la pena impegnarsi a favore del rilancio di questo sistema: «Io credo di sì – ribadisce monsignor Valentinetti -, anche perché al momento una soluzione migliore alla questione della comunione dei beni e della remunerazione di chi si dedica al ministero, non l’abbiamo ancora trovata. Se successivamente, facendo una riflessione ulteriore, questo ciò si dovesse venire a realizzare ben venga. Del resto, anche altre confessioni religiose aderiscono alla stesso sistema».

Un sistema che, però, viene messo in discussione da alcune forze politiche: «Secondo le quali – riporta l’arcivescovo di Pescara-Penne – l’8×1000 distribuito alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni, che non costa niente a nessuno venendo calcolato sul gettito Irpef dell’anno, non è giusto che funzioni così. Queste persone, dovrebbero ricordare che la congrua veniva data come ristoro dei numerosi beni e benefici ecclesiali incamerati dallo Stato. Oggi, invece, lo Stato non dà qualcosa di suo, ma attraverso l’8×1000 distribuisce solo quello che il contribuente versa in quanto tale, senza che la cosa gli comporti chissà quali costi. Se poi lo Stato ci chiede un maggior impegno e una maggiore attenzione a come si spendono questi soldi ben venga, ma per quanto ci riguarda cerchiamo di vivere questo contributo che riceviamo nella maniera migliore possibile, per cui credo proprio che ne valga la pena».

Il Sovvenire, comunque, è un tema che riguarda tutte le comunità parrocchiali: «Non è una mera operazione contabile – denota Calabresi -, ma è un atto che appartiene a chiunque si sente parte della nostra Chiesa e sente la gioia di sostenerla». Eppure all’interno delle parrocchie, si avverte una certa riluttanza nell’affrontare l’argomento: «Nell’ultimo trentennio – rileva l’esperto – dobbiamo prendere atto che il costante flusso di denaro giunto ai sacerdoti dalle diocesi, ha generato un certo distacco dalla tematica del sostegno economico, quasi fosse garantito e immutabile a tal punto da non essere degno di attenzione».

Non a caso, secondo una ricerca commissionata dal Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, l’88% dei fedeli praticanti non ha ben chiaro come si sostengono Chiesa e sacerdoti: «Una buona parte di questi – segnala il responsabile del Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica – pensa che i sacerdoti li sostenga il Vaticano, cosa assolutamente non corretta».

Matteo Calabresi, responsabile Servizio promozione sostegno alla Chiesa cattolica

Ma gli stessi sacerdoti, nell’80% dei casi, confermano di non promuovere, o quasi, la conoscenza dell’8×1000 e delle offerte per il sostentamento dei sacerdoti tra i fedeli: «Un’altra ricerca – aggiunge Matteo Calabresici dice poi che i fedeli ritengono importante in parrocchia si parli con trasparenza della gestione delle risorse economiche. La stessa firma dell’8×1000, che in passato veniva apposto di primo acchito essendo una firma d’appartenenza, nell’ultimo decennio è diventata un giudizio sull’operato della Chiesa in base a quanto fatto dal parroco e dal vescovo di riferimento».

Un giudizio, a volte, severo: «Le firme per i valdesi – racconta Calabresi – sono il 70% in più rispetto al numero dei valdesi stessi. Si tratta, quindi, di firme di protesta o di disamore nei confronti della Chiesa cattolica. Una Chiesa che ora è chiamata a uscire, ad andare incontro ai fedeli». Insomma, la Chiesa non gode più della fiducia incondizionata di un tempo, pur godendo ancora di una fiducia potenziale molto elevata: «Nel 2014 – riporta il funzionario del Sovvenire – le firme per l’8×1000 hanno raggiunto l’81,23%, facendo raccogliere alla Chiesa un miliardo di euro. Nel 2015 erano l’81,22%, mentre nel 2016 c’è stato un calo sostanzioso fino 79,94%. Sul fronte delle offerte libere deducibili, sono stati invece raccolti 9,4 milioni di euro di euro grazie a 100 mila donatori attivi. Ciononostante, un miliardo di euro dall’8×1000 e 9 milioni di euro di offerte restano un flusso di denaro sostanzioso per la Chiesa».

Fedeli e sacerdoti presenti all’incontro

Un flusso di denaro sostanzioso che, come detto, genera distacco all’interno della comunità ecclesiale: «Tra i laici e i sacerdoti – riscontra Matteo Calabresi – sono sconosciute le nozioni basilari del Sovvenire, anche perché i secondi da seminaristi non studiano granché queste tematiche pur essendo previste dal programma di studi». Ecco perché, da circa un anno, il Servizio nazionale per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica ha istituito un contributo a fondo perduto per le parrocchie che organizzano incontri formativi sul Sovvenire, sia dal punto di vista tecnico che valoriale, attraverso la procedura istruita dall’incaricato diocesano: «La cosa bella – evidenzia il responsabile del Servizio – è che le parrocchie che hanno aderito all’iniziativa, ci confermano dei riscontri molto positivi sia dal punto di vista delle comunità, che hanno riscoperto la bellezza di parlare con franchezza e trasparenza al proprio parroco il quale, da parte sua, trova comunità più coese sentendosi sollevato di aver trovato uno spazio per parlare apertamente e con franchezza del tema».

A detta dell’esperto, in definitiva, per le parrocchie i suggerimenti da applicare sono tre: «La prima – individua – è proporre una Chiesa in uscita anche nel Sovvenire, dato che la società sta cambiando e la fiducia dobbiamo conquistarcela noi anno dopo anno incontrando i fedeli. Inoltre, è necessario spingere alla trasparenza i nostri parroci, chiedendo loro di pubblicare il bollettino diocesano affinché spieghino e facciano capire vengono utilizzati i fondi senza nascondere nulla e infine, avere maggior consapevolezza del sistema nel quale ci muoviamo».

Domenico Forese, membro Ufficio diocesano Sovvenire

Una consapevolezza che può essere acquisita realizzando una corresponsabilità tra laici e presbiteri: «Occorre superare – esorta Domenico Forese, membro dell’Ufficio diocesano Sovvenire – la mentalità clericale ed accentratrice che tende ad estromettere i fedeli laici dalle decisioni e dalla gestione dei beni economici e delle risorse, attraverso l’impegno dei laici stessi nell’investire i propri talenti per il bene della comunità ecclesiale e per il reperimento delle risorse per la vita e la missione della Chiesa».

Una missione che lascia sul territorio risultati concreti, a partire dalle opere di carità: «Dei 686 mila euro ricevuti nel 2016 – precisa don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne – abbiamo impiegato il 19% nella distribuzione diretta di denaro alle persone bisognose, il 50% nelle opere caritative della diocesi o delle parrocchie (come le due mense e i due empori di Pescara e Montesilvano, il dormitorio nella Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II di Pescara) e il 27% per opere di carità di altri enti ecclesiastici». Altri fondi sono stati reperiti attraverso la realizzazione di alcuni progetti, che hanno visto la Caritas diocesana impegnata sul territorio: «Un altro fondo da 60 mila euro – aggiunge don Marco – ci è stato assegnato dalla Conferenza episcopale italiana per sostenere le famiglie, in questi anni difficili, che stiamo utilizzando per organizzare borse lavoro e tirocini formativi».

Don Marco Pagniello, direttore Caritas Pescara-Penne

Inoltre, dopo il terremoto che ha colpito l’Abruzzo lo scorso anno, la Cei ha destinato alla Caritas pescarese ulteriori 600 mila euro: «A causa del sisma – racconta il direttore della Caritas diocesana -, ad esempio, nel dicembre scorso la popolazione della frazione di Montegualtieri di Cermignano, nel teramano, era rimasta senza chiesa e abbiamo permesso loro di celebrare il Natale in un centro di comunità. E poi c’è stata la bella operazione a Farindola, con l’apertura del ristorante-albergo La cuccumella, affinché non si svuotasse dopo la tragedia di Rigopiano».

Paola Di Tommaso, incaricata diocesana Ufficio Beni culturali

Un’altra voce nell’ambito dell’utilizzo dei fondi dell’8×1000, è rappresentata dai beni culturali: «Molte zone della diocesi – conclude Paola Di Tommaso, incaricata dell’ufficio diocesano Beni culturali – presentano problemi legati al terremoto. Così, tra le altre cose, abbiamo potuto avviare interventi di ristrutturazione in edifici storici di Penne (40 mila euro), Corvara (35 mila euro) e Loreto Aprutino (52 mila euro). E poi ci sono stati interventi più cospicui per la ristrutturazione della Cattedrale di San Cetteo a Pescara e del Duomo di Penne».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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