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“Dio è vicino all’umanità come un bimbo nel grembo della madre”

"Ecco - afferma Papa Francesco - oggi davanti a noi il punto di partenza, la Madre di Dio. Perché Maria è esattamente come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa, Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco presiedendo, nella Basilica di San Pietro, la messa nella solennità di Maria Madre di Dio

Papa Francesco celebra la Santa messa nella solennità di Maria madre di Dio e nella Giornata mondiale della pace

«L’anno si apre nel nome della Madre di Dio». Con queste parole il Papa ha cominciato, stamani, l’omelia della messa della solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della cinquantunesima Giornata mondiale della pace sul tema “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”: «Madre di Dio – ricorda il Papa – è il titolo più importante della Madonna. Perché diciamo Madre di Dio e non Madre di Gesù? In queste parole – spiega – è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi. E cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria, da allora e per sempre, porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo. La carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre».

Quindi dire Madre di Dio ci ricorda questo: «Dio – sintetizza il Santo Padre – è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo». Ma servire la vita umana, a detta del Pontefice, è servire Dio e ogni vita: «Da quella nel grembo della madre – precisa – a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante va accolta, amata e aiutata».

In seguito, il Papa ha riflettuto sul fatto che la parola madre (mater), rimanda anche alla parola materia: «Nella sua Madre – approfondisce -, il Dio del cielo, il Dio infinito si è fatto piccolo, si è fatto materia, per essere non solo con noi, ma anche come noi. Ecco il miracolo, la novità, l’uomo non è più solo; mai più orfano, è per sempre figlio: «L’anno si apre con questa novità – ribadisce Papa Bergoglio -. E noi la proclamiamo così, dicendo “Madre di Dio!”. È la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non ci potrà mai essere tolta. È specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore».

Papa Francesco ha quindi rivolto ai fedeli un appello affinché ritaglino ogni giorno un momento di silenzio con Dio, perché farlo è custodire la nostra anima: «È custodire la nostra libertà – riflette il Papa – dalle banalità corrosive del consumo e dagli stordimenti della pubblicità, dal dilagare di parole vuote e dalle onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore». Per questo, a suo dire, abbiamo bisogno di rimanere in silenzio guardando il presepe: «Perché davanti al presepe – sottolinea – ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile».

L’esempio citato è quello di Maria, che “custodiva. Semplicemente custodiva”: «Maria non parla – ricorda Bergoglio -: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale. Anche in questo la Madre è unita al Figlio: Gesù è infante, cioè senza parola, è muto. Il Dio davanti a cui si tace è un bimbo che non parla. La sua maestà è senza parole, il suo mistero di amore si svela nella piccolezza. Questa piccolezza silenziosa è il linguaggio della sua regalità. La Madre si associa al Figlio e custodisce nel silenzio. E il silenzio ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio».

Dunque, secondo il Papa, i segreti della Madre di Dio sono custodire nel silenzio e portare a Dio, in quanto Maria custodiva gioie e dolori: «Da una parte – ricostruisce il Santo Padre – la nascita di Gesù, l’amore di Giuseppe, la visita dei pastori, quella notte di luce. Ma dall’altra: un futuro incerto, la mancanza di una casa, perché per loro non c’era posto nell’alloggio; la desolazione del rifiuto; la delusione di aver dovuto far nascere Gesù in una stalla. Speranze e angosce, luce e tenebra. Tutte queste cose popolavano il cuore di Maria. E lei, che cosa ha fatto? Le ha meditate, cioè le ha passate in rassegna con Dio nel suo cuore. Niente ha tenuto per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito».

Insomma, affidando si custodisce: «Non lasciando la vita in preda alla paura – ribadisce il Pontefice -, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ha a cuore, viene ad abitare le nostre vite». Per andare avanti, infine, Papa Francesco ha rimarcato che la festa di oggi ci dice di tornare indietro: «Ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio – invita il Papa, precisando che la devozione a Maria non è galateo spirituale, ma è un’esigenza di vita cristiana -. Guardando alla Madre, siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo».

Da qui l’augurio del Pontefice per questo inizio d’anno: «La Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità – auspica, dopo aver affermato che il cuore invita a guardare al centro della persona, degli affetti, della vita – custodisca quest’anno e porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo». Quindi un ulteriore riferimento alla giornata odierna: «Anche noi, cristiani in cammino – aggiunge -, all’inizio dell’anno sentiamo il bisogno di ripartire dal centro, di lasciare alle spalle i fardelli del passato e di ricominciare da ciò che conta. Ecco oggi davanti a noi il punto di partenza, la Madre di Dio. Perché Maria è esattamente come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa, Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa. Come figli, vi invito a salutarla con le parole dei cristiani di Efeso: “santa madre di Dio” – conclude il Papa a braccio, invitando i fedeli presenti nella basilica a ripeterlo insieme a lui per tre volte».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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