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“Noi siamo profondamente abitati dallo spirito di Dio”

"State vivendo una ricerca spirituale - interroga il presule -, state vivendo una contraddizione, state vivendo un’esperienza mortifera? Non abbiate paura, perché tutto questo non è assolutamente paragonabile alla gloria futura che sarà rivelata in noi"

Lo ha affermato nei giorno scorsi l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la Lectio divina di Quaresima nel Santuario della Divina Misericordia a Pescara

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, presiede la Lectio divina di Quaresima

Si è soffermata sul capitolo 8 della lettera di San Paolo apostolo ai romani la Lectio divina di Quaresima, pronunciata la scorsa settimana – nel Santuario della Divina misericordia di Pescara, dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nell’ambito del ciclo di incontri dal tema “Abitare secum: abitare se stessi”. Un capitolo che il presule ha letto e approfondito, suddividendolo in tre parti. La prima, in particolare, ha preso in esame i versetti 1-17:

1 Ora, dunque, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito.

5Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. 6Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. 7Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. 8Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.

9Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. 11E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

12Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, 13perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. 14Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. 15E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». 16Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. 17E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

«Cosa vuole descrivere Paolo in questi primi versi? – esordisce monsignor Valentinetti – Vuole descrivere la vita cristiana, affermando cos’è, come si regola e come agisce. Qui il tema dell’Abitare secum, il luogo dove trova lo spessore la vita cristiana è la vita interiore. Perché se abbiamo una vita interiore cospicua, capace di essere in sintonia con la realtà, dentro questa vita interiore e da questa vita interiore scaturisce la possibilità di vivere concretamente, giorno per giorno, attimo per attimo, azione per azione, la nostra esperienza di cammino di fede».

Quindi, a detta del presule, una vita volta fatta la scelta del Signore e una volta che questa viene corroborata dalla potenza sacramentale: «Allora – continua l’arcivescovo di Pescara-Penne – noi viviamo la nostra vita interiore abitati dallo spirito di Dio. Noi siamo profondamente abitati dallo spirito di Dio. Non ci deve scandalizzare o far paura questa parola, perché sono parole grosse e significative, ma è questa la verità. Noi siamo abitati dallo spirito di Dio, lo spirito di Dio abita in noi, ed è presente in noi, agisce in noi in ogni momento e circostanza. Voi potreste immediatamente obiettarmi “Se io ho desideri contrari allo Spirito e desideri carnali (l’aggettivo “carnali” è riferito alla totalità dei peccati che l’uomo può commettere sulla faccia della terra)?” Tutto ciò può essere una contraddizione nei confronti della legge di Dio, ma soprattutto nei confronti dell’amore di Dio può essere ricondotto ai desideri della carne – come il denaro o il potere. Ciononostante, l’inabitazione dello spirito non può essere distrutta dal peccato, può essere resa vana della sua efficacia, ma non può essere distrutta o annientata. Se pensassimo che questo potesse accadere, non solo negheremmo la potenza e la grandezza di Dio in noi, ma negheremmo anche la forza dei sacramenti che abbiamo ricevuto e che contengono la grazia fondamentale, più la nostra adesione al Signore. Allora in questo nostro camminare – non sotto il dominio della carne, ma sotto il dominio dello Spiritodobbiamo riconoscere che la nostra vita cristiana si rende visibile grazie alla potenza che è dentro di noi e che, certamente, non è forza umana ma è potenza di Dio».

Ma cosa crea in noi la coscienza del peccato?: «È la legge che crea la coscienza del peccato – spiega monsignor Tommaso Valentinetti -, ma se io rimango sotto il dominio della legge peccherò in continuazione. I farisei perché avevano paura dei peccati? Avevano terrore di trasgredire la legge e i dieci comandamenti li avevano fatti diventare 613, in parte negativi – cose da non fare – e una parte positivi – cose da fare. Ma lì tutto si riduceva nell’essere osservanti della legge. Tutta la giustizia, tutta la verità, tutta la possibilità dell’incontro con Dio era nell’osservanza della legge. Se non osservi la legge, non incontri Dio. Ma non è così e San Paolo, giustamente, dice “La legge ci porta a vivere sempre più sotto la carne, sempre più schiavi della carne, perché sapete fare i conti solo con essa e non con lo Spirito”. E più fate i conti con la  carne, più vi arrovellate con voi stessi, più sarete vittime del peccato e più ne sarete impauriti e più non riuscirete ad accorgervi della perfezione che viene per grazia, da parte del Signore. Attenzione, fratelli, perché anche noi corriamo questo rischio. Se la vita cristiana è solo un’osservanza di meccanismi esteriori che io devo mettere in atto non è vita cristiana, perché la vita cristiana è vita secondo lo Spirito».

Ma c’è di più ed emerge dal versetto 9: «Cioè – approfondisce l’arcivescovo Valentinetti -, sembrerebbe un assurdo, ma voi di per sé non avete più possibilità di peccare, perché lo spirito di Dio è più forte del vostro peccato. Certo, qui interviene la vostra libertà, perché noi questa potenza, questa efficacia, la possiamo stoppare quando vogliamo uscire da questa economia e rendere inefficace questa presenza di Dio in noi. Ma lo Spirito è vita per la giustizia, perché lo spirito di Dio ha resuscitato Gesù dai morti e abita in voi e, dunque, darà la vita anche ai vostri corpi mortali».

Dunque, è questa la soluzione del problema: «Il peccato rende schiavi – ribadisce il presule – e porta alla morte e alla disperazione anche in funzione dell’eternità. Invece, lo spirito porta la speranza e porta, soprattutto, la capacità che questo nostro corpo – pur debole, fragile e capace di peccato – è reso immortale dalla stessa potenza dello Spirito che ha risuscitato Cristo dai morti».

La seconda parte del capitolo 8 della lettera di San Paolo ai romani analizzata, è invece quella dal versetto 18 al versetto 30:

18Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. 19L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. 20La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza 21che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. 22Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. 23Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. 24Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? 25Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.

26Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; 27e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

28Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. 29Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.

«San Paolo – approfondisce monsignor Valentinetti – è un uomo concreto, con i piedi per terra, e in questo secondo pezzo si pone delle domande serie. “Se siamo sotto il dominio dello Spirito e non sotto il dominio della carne, allora le sofferenze del momento presente che cosa sono?”. San Paolo dice che le sofferenze di questo tempo, non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. Cioè, state vivendo una ricerca spirituale, state vivendo una contraddizione, state vivendo un’esperienza mortifera? Non abbiate paura, perché tutto questo non è assolutamente paragonabile alla gloria futura che sarà rivelata in noi».

Secondo il versetto 30, l’uomo è destinato alla glorificazione: «La creazione di cui noi facciamo parte – osserva l’arcivescovo Valentinetti – è in attesa, è in aspettativa. Non c’è una creazione, consumata nelle bellezza e nella totalità della perfezione. È protesa verso l’eternità, verso la rivelazione dei figli di Dio, ma questa creazione è caduca, siamo caduchi noi e lo sperimentiamo. Credo che nessuno di noi possa dire di avere un corpo perfetto, senza sofferenze. È caduca la creazione, con i terremoti, le alluvioni e le trombe d’aria, ma la creazione di cui noi facciamo parte sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio».

Insomma, la perfezione non esiste: «La ricerca della perfezione – riflette il presule – è sicuramente ammirevole e anche gli sforzi della scienza per curare l’uomo sono ammirevole, ma c’è un limite perché sempre la creazione soffre nelle doglie del parto perché, finalmente, l’uomo nuovo, la creazione nuova, ci sarà per tutti. Questo, in noi, è dato come certezza nella nostra interiorità, nel nostro abitare noi stessi nella speranza. Ma il problema è che oggi molti filosofi del cosiddetto pensiero liquido, la grande strategia è di togliere all’uomo la speranza. Ma se togliete all’uomo la speranza, lo condannate alla morte interiore perché nella speranza siamo stati salvati e Paolo dice che “Ciò che si spera non si vede, si dovrà vedere, ma non si vede, dunque non affanniamoci a volerla vedere per forza. Noi viviamo nell’economia della speranza, noi viviamo realmente il dono totale che viene da Dio. Lasciatevi cullare dalla grazia, dall’amore di Dio che è in voi e abbandonatevi, senza riserve, a quest’amore che suscita in voi pensieri belli, buoni. Se voi vi abbandonate a questo spirito allora, finalmente, riuscirete a sapere quali sono i suoi desideri, perché Lui intercede per noi non secondo i nostri disegni, ma secondo i disegni di Dio. Il problema è che noi vogliamo sempre costringere Dio dentro i nostri disegni».

La terza ed ultima parte, infine, va dal versetto 31 al versetto 39:

39Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? 33Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! 34Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

35Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello.

37Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. 38Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, 39né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

«Non ci può far male niente se entriamo in questa economia di salvezza? Perché riusciamo anche a mandare via i demoni? Perché abbiamo vinto, non abbiamo perso. Ma non abbiamo vinto noi, ha vinto Cristo in noi, lo Spirito in noi. Perché, chi condannerà, chi può condannare Cristo Gesù che è morto e risorto? Io credo che se c’è un testo che ci consola, se c’è un testo che ci fa veramente sperimentare la grandezza di ciò che Dio ha fatto per noi, per mezzo di Gesù Cristo e per la potenza dello Spirito che abbiamo ricevuto e costantemente riceviamo nei sacramenti, è proprio questo scritto da San Paolo che è il cuore di tutto l’annuncio paolino».

About Davide De Amicis (3850 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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