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“Dio ci liberi da una vita piccola che gira intorni ai piccioli”

"Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore. Oggi abbiamo bisogno di uomini di amore – ribadisce Papa Francesco -, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco, al Foro italico di Palermo, nella messa per il 25° anniversario dell’uccisione di don Pino Puglisi

Papa Francesco, acclamato dai fedeli, arriva al Foro italico di Palermo

«Volete vivere anche voi così? Volete dare la vita, senza aspettare che gli altri facciano il primo passo? Volete fare il bene senza aspettare il contraccambio, senza attendere che il mondo diventi migliore? Volete rischiare per il Signore?».

Con questi interrogativi incalzanti, durante la messa celebrata stamani al Foro Italico di Palermo nella memoria liturgica del beato Pino Puglisi assassinato 25 anni fa, davanti a 100 mila fedeli, Papa Francesco ha additato alle decine di migliaia di fedeli accorsi da Palermo e da tutta la Sicilia l’esempio di “3P”: «Don Pino – ricorda il Papa – sapeva che rischiava, ma sapeva soprattutto che il pericolo vero nella vita è non rischiare, è vivacchiare tra comodità, mezzucci e scorciatoie. Dio ci liberi dal vivere al ribasso, accontentandoci di mezze verità. Dio ci liberi da una vita piccola, che gira attorno ai “piccioli”. Ci liberi dal pensare che tutto va bene se a me va bene. Ci liberi dal crederci giusti se non facciamo nulla per contrastare l’ingiustizia. Ci liberi dal crederci buoni solo perché non facciamo nulla di male».

Da qui la preghiera del Santo Padre «Signore, donaci il desiderio di fare il bene. Di cercare la verità detestando la falsità; di scegliere il sacrificio, non la pigrizia; l’amore, non l’odio; il perdono, non la vendetta. Agli altri la vita si dà, non si toglie».

La messa davanti a 100 mila fedeli

Quindi un riferimento alle letture del giorno: «Non si può credere in Dio e odiare il fratello – ammonisce il Pontefice –. Chi dice “Io amo Dio” e odia suo fratello è un bugiardo. Un bugiardo, perché sbugiarda la fede che dice di avere, la fede che professa Dio-amore. Dio-amore ripudia ogni violenza e ama tutti gli uomini. Perciò la parola odio va cancellata dalla vita cristiana; perciò non si può credere in Dio e sopraffare il fratello».

Dunque, a detta del Papa, oggi siamo chiamati a scegliere da che parte stare: «Vivere per sé o donare la vita – ammonisce, ricordando don Puglisi -. Solo dando la vita si sconfigge il male, don Pino lo insegna. Non viveva per farsi vedere, non viveva di appelli anti-mafia, e nemmeno si accontentava di non far nulla di male, ma seminava il bene, tanto bene. La sua sembrava una logica perdente, mentre pareva vincente la logica del portafoglio. Ma padre Pino aveva ragione: la logica del dio-denaro è perdente».

Da qui l’invito del Pontefice a guardarci dentro: «Avere – osserva – spinge sempre a volere. Ho una cosa e subito ne voglio un’altra, e poi un’altra ancora, sempre di più, senza fine. Più hai, più vuoi, è una brutta dipendenza. Chi si gonfia di cose scoppia. Chi ama, invece, ritrova se stesso e scopre quanto è bello aiutare, servire; trova la gioia dentro e il sorriso fuori, come è stato per don Pino. Venticinque anni fa come oggi – prosegue Francesco, ricordando il giorno dell’uccisione del primo martire caduto per mano della mafia – quando morì nel giorno del suo compleanno, coronò la sua vittoria col sorriso, con quel sorriso che non fece dormire di notte il suo uccisore, il quale disse: “C’era una specie di luce in quel sorriso”. Padre Pino era inerme, ma il suo sorriso trasmetteva la forza di Dio. Non un bagliore accecante, ma una luce gentile che scava dentro e rischiara il cuore. È la luce dell’amore, del dono, del servizio».

Da qui l’appello del Papa: «Abbiamo bisogno di tanti preti del sorriso – afferma -, di cristiani del sorriso, non perché prendono le cose alla leggera, ma perché sono ricchi soltanto della gioia di Dio, perché credono nell’amore e vivono per servire. È dando la vita che si trova la gioia, perché c’è più gioia nel dare che nel ricevere».

Quindi la condanna rivolta alla mafia: «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amoreOggi abbiamo bisogno di uomini di amore – ribadisce Papa Francesco -, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Se la litania mafiosa è: “Tu non sai chi sono io, quella cristiana è “Io ho bisogno di te”. Se la minaccia mafiosa è “Tu me la pagherai”, la preghiera cristiana è “Signore, aiutami ad amare”. Perciò ai mafiosi dico, cambiate! Fratelli e sorelle – l’appello del Papa, 25 anni dopo il grido di Giovanni Paolo II dalla valle dei templi di Agrigento e quattro anni dopo le parole pronunciate a Sibari -, smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Altrimenti, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte».

Un altro appello il Santo Padre l’ha rivolto ai siciliani, sulla scorta di don Pino, che amava ripetere “Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto”: «Non si può seguire Gesù con le idee, bisogna darsi da fare – esorta -. Quanti di noi mettono in pratica queste sue parole? Oggi, davanti a lui domandiamoci “Che cosa posso fare io? Che cosa posso fare per gli altri, per la Chiesa? Non aspettare che la Chiesa faccia qualcosa per te, comincia tu. Non aspettare la società, inizia tu! Non pensare a te stesso, non fuggire dalla tua responsabilità, scegli l’amore!».

Infine, non è mancato un riferimento ai temi politici attuali: «Senti la vita della tua gente che ha bisogno, ascolta il tuo popolo – invita il Pontefice -. Questo è l’unico populismo possibile, l’unico populismo cristiano». Anche da questo punto di vista, non è mancato un riferimento all’esempio di don Pino Puglisi: «Sentire e servire il popolo, senza gridare, accusare e suscitare contese – insiste il Papa -. Così ha fatto padre Pino, povero fra i poveri della sua terra. Nella sua stanza la sedia dove studiava era rotta. Ma la sedia non era il centro della vita, perché non stava seduto a riposare, ma viveva in cammino per amare. Ecco la mentalità vincente. Ecco la vittoria della fede, che nasce dal dono quotidiano di sé. Ecco la vittoria della fede, che porta il sorriso di Dio sulle strade del mondo. Ecco la vittoria della fede, che nasce dallo scandalo del martirio. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”. Queste parole di Gesù, scritte sulla tomba di don Puglisi, ricordano a tutti che dare la vita è stato il segreto della sua vittoria, il segreto di una vita bella. Oggi scegliamo anche noi una vita bella».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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