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Don Massimo in Albania: “Il lavoro sarà a Pescara per invitare alla missione”

"In Albania - esorta don Massimo Di Lullo - c’è la nostra casa diocesana, che è aperta per accogliere gruppi e famiglie che vogliono vivere un’esperienza missionaria anche breve. I collegamenti sono così semplici, che bastano 4-5 giorni per vivere un’esperienza missionaria intensa. Soprattutto in estate si può partecipare, come educatori, ai campi per ragazzi oppure ci si può mettere al disposizione della parrocchia attraverso svolgendo campi di lavoro. In alternativa, si può approfondire la conoscenza del territorio, visitando l’ex prigione del regime (dove sono stati uccisi molti laici, sacerdoti e religiosi), incontrando tante persone in grado di offrire testimonianze di fede bellissime risalenti agli anni della dittatura"

È l’obiettivo lanciato dal sacerdote pescarese don Massimo Di Lullo, da ieri missionario nella diocesi albanese di Sapë

La parrocchia di San Pantaleone in festa per l'ingresso di don Massimo Di Lullo

Ieri alle 10, con la Santa messa presieduta dal vescovo di Sapë monsignor Simon Kulli, ha fatto il suo ingresso ufficiale nella parrocchia di San Pantaleone, nel villaggio di Mabë, don Massimo Di Lullo. Sarà il sacerdote quarantanovenne pescarese, attuale direttore del Centro missionario diocesano, a guidare la missione dell’arcidiocesi di Pescara-Penne in Albania, denominata progetto “Vllaznia” (parola albanese che significa fratellanza), che nel 2012 è stata avviata con l’arrivo di tre laici missionari laici, Goffredo e Tiziana Leonardis oltre a Mariapalma Di Battista provenienti dalla parrocchia di San Giovanni Bosco a Montesilvano, guidati dapprima dal sacerdote don Giovanni Cianciosi e poi, dall’ottobre 2015, da don Ezio Di Pietropaolo rientrato in Italia un anno dopo.

Mons. Simon Kulli, vescovo di Sape, benedice la nuova campana con don Massimo

Un momento di festa, quello di ieri, salutato con gioia dai fedeli presenti numerosi e dagli altri sacerdoti missionari in zona, tra cui il rettore del Seminario di Scutari. In particolare, da Pescara è intervenuto il direttore della Caritas diocesana don Marco Pagniello accompagnato dal vice direttore Corrado De Dominicis: «La cerimonia – racconta don Massimo – è andata benissimo e siamo andati noi nel villaggio vicino, a fare la spola con un pulmino per consentire alla gente di partecipare. Con l’occasione abbiamo anche benedetto la nuova campana, donata dalla parrocchia di San Giovanni Bosco, a cui qui tengono molto perché le campane vengono considerate un punto di riferimento importante. Mi ha colpito molto fermarmi al bar, dove alcuni ragazzi di 18-20 anni della parrocchia mi chiedevano delle campane, mentre da noi in città se non le si suona con attenzione, si rischia la denuncia».

Quest’episodio rappresenta fedelmente quello che è lo stile di vita semplice condotto dalla popolazione locale, 1.200 abitanti distribuiti tra Mabë e i vicini villaggi di Dardhë, Mëzi e Ҫëbik situati a mezz’ora di macchina da Scutari e ad un’ora da Tirana, all’insegna di relazioni autentiche: «È un popolo – commenta il sacerdote missionario – che vive ancora una semplicità di vita e relazioni, con una grande capacità di accoglienza che noi abbiamo perso».

Un momento della messa d’ingresso

Una popolazione che fa fatica a riprendersi, dopo aver subito 41 anni di dittatura (dal 1944 al 1985) sotto il regime guidato da Enver Hoxha: «In questo periodo – ricorda il direttore del Centro missionario diocesano – si è consumata una storia di martirio, con uomini e donne, padri e madri, sacerdoti e religiosi uccisi dall’altra parte del mare, a due passi da noi che ignari andavamo a scuola negli anni ’70-80. Trentotto martiri albanesi che due anni fa sono stati beatificati da Papa Francesco».

Un regime che ha cancellato un’intera generazione di cattolici, facendo sì che oggi i missionari debbano ripartire da zero per testimoniare la fede: «Il vescovo, monsignor Kulli – sottolinea don Massimo Di Lullo – durante la messa affermava “Dobbiamo voler bene ai missionari, perché senza di loro non ci sarebbero la messa e i sacramenti”. Giovedì scorso, ad esempio, ci siamo riuniti come clero locale e oltre a me c’erano tre frati cappuccini di Bari, tre frati carmelitani di Palermo, un sacerdote di Milano, un altro di Cremona e solo sei sacerdoti albanesi».

La parrocchia gremita dai fedeli albanesi

Da qui il lavoro essenziale che in questi anni, tra gli altri, i missionari pescaresi hanno compiuto per assicurare i servizi essenziali, non solo a livello liturgico e sacramentale, ma anche a livello materiale in un contesto territoriale e sociale molto povero: «Soprattutto nei villaggi montani – spiega il presbitero – c’è bisogno di elementi basilari, come porte, finestre e cibo. Da questo punto di vista, una bella iniziativa è stata il gemellaggio che ha unito la nostra Caritas pescarese a quella albanese. Fortunatamente in questi anni abbiamo avuto una bella continuità, con Goffredo, Tiziana e Mariapalma che hanno assicurato la formazione ai sacramenti, l’accompagnamento di giovani e adolescenti, la cura della chiesa e l’assistenza alle famiglie povere. Sono stato fortunato in quanto, grazie al loro lavoro, non partirò da zero e potremo potenziare il cammino, pensando ad un percorso per le famiglie».

Così, se nei primi sei anni l’obiettivo del progetto Vllaznia è stato quello di riportare stabilità nella comunità albanese, da oggi si apre una seconda fase di ampliamento della missione pescarese: «Il lavoro più grande da compiere – rivela don Massimo – non sarà tanto qui in Albania, ma a Pescara per coinvolgere maggiormente la nostra comunità diocesana. Del resto, la scelta di avviare una missione in Albania è dipesa anche dalla sua vicinanza e dalla passibilità di vivere un’esperienza missionaria a costi bassi. Qui, portando recentemente un gruppo di giovani in missione per una settimana, abbiamo speso solo 100 euro tra andata e ritorno. L’obiettivo, dunque, è sempre stato quello di creare un ponte, ma mentre nei primi anni si è fatto abbastanza, ora si è rallentato. Per questo l’arcivescovo Valentinetti ha voluto che io continui ad essere direttore del Centro missionario diocesano, così che io possa tornare ogni due mesi in diocesi per incontrare le parrocchie e sensibilizzarle sul tema. In Albania c’è la nostra casa diocesana, che è aperta per accogliere gruppi e famiglie che vogliono vivere un’esperienza missionaria anche breve. I collegamenti sono così semplici, che bastano 4-5 giorni per vivere un’esperienza missionaria intensa. Lo abbiamo dimostrato l’anno scorso noi sacerdoti che, in gruppo, siamo venuti qui a Mabë fermandoci dal martedì al venerdì. Un’esperienza che riproporrò anche quest’anno, allargandola a giovani e famiglie».

Don Massimo Di Lullo

Del resto, in Albania c’è molto da fare e sono diversi i servizi che si possono svolgere: «Soprattutto in estate – precisa il presbitero – si può partecipare, come educatori, ai campi per ragazzi oppure ci si può mettere al disposizione della parrocchia attraverso svolgendo campi di lavoro. In alternativa, si può approfondire la conoscenza del territorio, visitando l’ex prigione del regime (dove sono stati uccisi molti laici, sacerdoti e religiosi), incontrando tante persone in grado di offrire testimonianze di fede bellissime risalenti agli anni della dittatura. A partire dalla suora, incontrata anche da Papa Francesco, che ha battezzato di nascosto tantissime persone, tra cui anche l’attuale vescovo di Sapë».

Da qui l’appello conclusivo: «Non dimenticate – ribadisce don Massimo – che la nostra diocesi, al di là dell’Adriatico, a breve distanza, ha una casa ed una parrocchia aperte dove vivere un’esperienza di servizio e conoscenza missionaria. Per ricordarvi tutto ciò, da gennaio, chiederemo alle parrocchie la possibilità di ospitarci per promuovere momenti di riflessione e provocazione missionaria». Per info scrivere a missioni@diocesipescara.it

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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