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“I neonati prematuri e le famiglie siano al centro delle scelte politiche”

«La qualità di vita di questi neonati – conludono  il professor Fabris e la dottoressa Coscia - dipende infatti non solo dai progressi tecnologici, ma anche da un modello assistenziale globale, che si prenda cura di questi bambini e delle loro famiglie, con l’attenzione anche all’ambiente della Terapia Intensiva Neonatale. Un’ampia serie di lavori scientifici ha infatti dimostrato che la qualità e la vivibilità degli spazi di cura, la bellezza in senso lato e la forma artistica agiscono come elementi essenziali di benessere, nell’ottica dell’umanizzazione dell’assistenza». 

Lo ha affermato Fabio Mosca, presidente della Società italiana Neuorologica, in occasione dell’ottava Giornata mondiale dedicata ai neonati prematuri

È stata celebrata sabato 17 novembre a Torino ed in altre città d’Italia e del mondo, l’ottava Giornata mondiale dedicata al neonato prematuro o pretermine. Per l’occasione sabato pomeriggio, la Mole e altri importanti palazzi e monumenti del nosrto Paese e di altre ben 60 nazioni, si sono illuminati di viola. L’importante riccorrenza quest’anno è stata dedicata all’impatto  positivo e negativo dell’ambiente della Terapia Intensiva Neonatale sul benessere non solo dei neonati, ma anche delle famiglie e degli operatori ospedalieri. Nel capoluogo piemontese si sono tenute una serie di iniziative e incontri ad hoc, a cui hanno preso parte numerosi addetti ai lavori che possono essere considerati, a pieno titolo, luminari nel settore in questa patologia.

«Nel mondo – sostiene il professor Claudio Fabris, presidente dell’Associazione Piccoli Passi – circa un bambino su dieci nasce prima della scadenza, cioè entro la trentasettesima settimana di gravidanza. In Italia si calcola sia l’8% dei nati, con un 1 per cento di gravemente pretermine, venuti al mondo prima delle 32 settimane. In Piemonte significa ogni anno 3000 nati pretermine e 400 gravemente pretermine. Le gravidanze in età sempre più avanzata, come anche il ricorso alla fecondazione assistita sono fattori che hanno fatto crescere, in questi ultimi anni, il numero di bimbi venuti al mondo in anticipo».

Sul tema è intervenuta anche la dottoressa Alessandra  Coscia, responsabile della Terapia intensiva neonatale (Tin) universitaria presso l’ospedale Sant’Anna: «Il miglioramento dell’assistenza ostetrica e neonatologica – evidenzia –  ha portato ad un’aumentata sopravivenza dei prematuri, che tuttavia rappresentano una popolazione ad alto rischio di esiti a distanza, a breve e lungo termine: problematiche respiratorie, di crescita, neurologiche. Motivo per cui questi bimbi necessitano di controlli clinici e valutazioni neuroevolutive periodiche, almeno fino all’età della scuola».

Sulla  questione ha voluto dire la sua anche la Società italiana Neurologica, attraverso il presidente  Fabio Mosca:  «Tre –spiega – gli obiettivi: garantire l’accesso ai genitori ventiquattr’ore al giorno in tutte le Terapie Intensive Neonatali (oggi solo il 61% delle Tin consente l’accesso senza orari a papà e mamme   mentre la presenza dei genitori nella gestione quotidiana del neonato risulta indispensabile, per facilitare più precocemente possibile il legame con i genitori), sostenere l’organizzazione di corsi di rianimazione neonatale per tutti i neonatologi, infine migliorare l’assistenza dopo la dimissione, con una rete di servizi di Follow-up ben organizzata e strutturata».

«I neonati e le loro famiglie – avverte  –  devono tornare al centro delle scelte politiche a tutti i livelli, e ancora di più questi piccoli neonati più fragili, che richiedono attenzioni particolari».

«La qualità di vita di questi neonati – conludono  il professor Fabris e la dottoressa Coscia – dipende infatti non solo dai progressi tecnologici, ma anche da un modello assistenziale globale, che si prenda cura di questi bambini e delle loro famiglie, con l’attenzione anche all’ambiente della Terapia Intensiva Neonatale. Un’ampia serie di lavori scientifici ha infatti dimostrato che la qualità e la vivibilità degli spazi di cura, la bellezza in senso lato e la forma artistica agiscono come elementi essenziali di benessere, nell’ottica dell’umanizzazione dell’assistenza».