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Religione a scuola: “La sfida è conquistare i ragazzi ogni giorno”

"Quello che vorrebbero da noi - sottolinea la professoressa Valentinetti -, non è tanto trovare risposte alle domande universali dell’uomo, ma ai loro problemi “Chi sono io?” “Perché mi sento così arrabbiato?” Loro vogliono partire dal terreno esistenziale, vogliono essere accompagnati"

Lo ha affermato venerdì scorso l’insegnante Anna Valentinetti, presentando il suo libro “Insegnare religione in un mondo secolarizzato. Un itinerario pedagogico-didattico”

Anna Valentinetti, insegnante di religione al Liceo scientifico Galilei e docente dell‘Issr Toniolo di Pescara

S’intitola “Insegnare religione in un mondo secolarizzato. Un itinerario pedagogico-didattico” il libro scritto da Anna Valentinetti, insegnante di religione cattolica al Liceo scientifico Galileo Galilei e docente all’Istituto superiore di Scienze religiose Giuseppe Toniolo di Pescara, edito da Orthotes e presentato lo scorso venerdì presso la Biblioteca diocesana Carlo Maria Martini, nell’ambito di una conversazione con il direttore dell’Ufficio scuola dell’arcidiocesi di Pescara-Penne Bruno Marien e dell’insegnante di religione Erika Borella.

Bruno Marien, direttore Ufficio scuola dell’arcidiocesi di Pescara-Penne

Un volume in cui l’autrice ha riportato un vademecum, frutto della sua esperienza didattica, con l’obiettivo di ridare un senso all’ora di religione ripensando metodiche e contenuti, affinché rispondano sempre più e meglio alle esigenze di ascolto e prossimità manifestate dagli studenti di oggi: «Questo libro – introduce Bruno Marien è il coronamento di un lavoro di ricerca molto intenso e interessante che pone sotto attenzione, in un ambito non strettamente ecclesiale, un insegnamento che si fa in una scuola statale, con tutte le problematiche del caso».

Come quelle legate ai paradossi di quella che è una materia al pari della altre ma che, a differenza delle altre, non è fatta oggetto della stessa considerazione: «L’insegnamento della religione cattolica – spiega la professoressa Valentinetti – è considerata una “cenerentola” del curriculum scolastico è questo avviene perché ha una natura ibrida, meticcia e bistrattata, essendo figlia di due istituzioni che non c’entrano niente l’una con l’altra, ovvero la Chiesa e lo Stato. L’insegnamento della religione cattolica se da un lato è una materia come le altre, perché rientra nel curriculum scolastico e partecipa alla formazione globale dello studente, dall’altro è una materia facoltativa che non fa media. Ciò si ripercuote anche sull’insegnante, il quale se da un lato deve partecipare a tutti i consigli di classe e riempire il registro elettronico, dall’altro vede la sua valutazione influire esclusivamente sui crediti attribuiti allo studente a fine carriera. Inoltre, è una materia ideologicamente connotata e molti dicono “Cosa ci fa nella scuola laica?”. Forse bisognerebbe rivedere cosa vuol dire la parola “laico”, ovvero essere aperto a tante prospettive, a mettersi in dialogo. Però dai miei colleghi insegnanti vengo considerata una docente di serie B, come fanno anche i rappresentanti di libri. Ma è anche vero che ciò deriva da un passato in cui gli insegnanti di religione non facevano niente, e per questo dobbiamo fare il mea culpa».

La copertina del libro di Anna Valentinetti

Anche da questo presupposto è nata la decisione di scrivere il libro: «Nato tra i banchi di scuola – precisa l’insegnante -, girovagando tra le varie supplenze. Entravo in classe e vedevo che leggevano il giornale o giocavano a carte, pensando fosse un’offesa alla loro intelligenza. Così ho cominciato a riflettere, pensando inizialmente di scrivere un saggioche successivamente ho presentato come dottorato di ricerca. Un’iniziativa che è piaciuta».

Anche per abbattere alcuni luoghi comuni che affliggono la figura dell’insegnante di religione: «I colleghi – riporta osserva l’autrice – dicono “Voi non avete compiti da correggere, non fate niente”, e invece il lavoro in classe è faticosissimo perché i ragazzi vanno conquistati. A loro devo trasmettere la passione per questa materia, altrimenti non la sceglieranno tra quelle facoltative. I ragazzi dovrebbero sceglierla a prescindere, ma invece la scelgono in base al professore che c’è e alla sua personalità. Lo psicologo Massimo Recalcati dice che “noi amiamo la materia del professore che ce l’ha fatta amare”. Si tratta, dunque, di agganciare la stima dei ragazzi traducendo la teoria in pratica, come ho sperimentato io in classe». Ma non è facile: «Perché siamo ideologicamente connotati – sottolinea la docente – e dobbiamo attenerci alla Dottrina della Chiesa e ai documenti del magistero, ma l’insegnamento della religione cattolica è obsoleto perché si basa ancora sul Concordato tra Stato e Chiesa del 1984, che va riattualizzato».

La presentazione del libro

Al di là di questo, la domanda da porsi è “Cosa vogliono i ragazzi?”: «Dalla nostra ora – sostiene la Valentinetti – loro si aspettano risposte. Noi viviamo in un contesto sociale disorientante per i ragazzi, gli adolescenti di oggi sembrano molto meno religiosi  di quelli di un tempo, sembra che abbiano perso le “antenne” per la fede. I ragazzi sono immersi in una società senza padri, sono senza punti di riferimento e non si ritrovano nella morale cattolica perché non è attuale, è troppo lontana dalla realtà che vivono ogni giorno. Inoltre, la fascia d’età 14-18 anni è la più difficile che un essere umano passa per diventare adulto ed è difficile attirare l’attenzione di ragazzi quattordicenni, che è focalizzata sulla corporeità espressa attraverso tatuaggi e vestiti o anche tramite malattie come l’anoressia e la bulimia. Così esprimono il disagio che vivono e poi fanno paragoni spietati attraverso i modelli che la società propone. In aggiunta, la classe è formata dal gruppo di pari e quante volte non troviamo armonia al loro interno?!».

Questi ragazzi vanno dunque compresi: «Noi insegnanti di religione – aggiunge la scrittrice – dobbiamo capire che abbiamo ragazzi che non accettano norme eteronome, ma ascoltano la loro coscienza attraversando i loro dubbi, mettendo tutto in discussione. Sono contro una fede convenzionale, vogliono una fede scelta, frutto di una riflessione e di una scelta. Molti ragazzi, infatti, non seguono l’ora di religione perché provengono da famiglie molto cattoliche e, paradossalmente, non ne possono più. Così sono inquieti, alla ricerca di risposte che non sempre arrivano e sono anche iper-connessi con il web, pieno di cattivi maestri, dove si dice tutto e il contrario di tutto. Ma quello che vorrebbero da noi, non è tanto trovare risposte alle domande universali dell’uomo, ma ai loro problemi “Chi sono io?” “Perché mi sento così arrabbiato?” Loro vogliono partire dal terreno esistenziale, vogliono essere accompagnati».

II pubblico riunito della Biblioteca diocesana Carlo Maria Martini

E la ricercatrice è riuscita ad accompagnarli, applicando la tecnica dell’engage: «Dell’aggancio – continua l’insegnante di religione -, che può durare un giorno o un mese, durante la quale i ragazzi ti scannerizzano, vogliono capire se “ci sei o ci fai”. È la fase principale in cui il o la docente non può parlare di nulla, finché non ha instaurato una relazione con loro».

Quindi i ragazzi vanno conquistati sempre e non solo: «Una volta – racconta Anna Valentinetti – sono entrata in classe, volendo mostrare agli alunni un filmato sulla località di Guardiagrele. Ma i ragazzi non prestavano attenzione, allora ho cambiato film. Il fatto di aver cambiato registro li ha sorpresi e il fatto di sorprenderli, o di condividere con loro qualcosa che si è scoperto, li rende co-protagonisti. Noi dovremmo trattarli come esperti, sì, come esperti di adolescenza, del tempo che stiamo vivendo. Loro sono gli adulti del XXI secolo, loro ci aiutano a guardare questo mondo con altri occhi. Li etichettiamo, ma dovremo guardarli come una benedizione, come dice lo scrittore Alessandro D’Avenia. I giovani devono sentirsi riconosciuti e amati per quello che sono e non esiste l’alunno ideale. La sfida che noi insegnanti di religione ci ritroviamo a dover vincere ogni giorno, altrimenti a marzo ci tolgono dal curriculum scolastico, è quella di conquistarli ogni giorno facendoli sentire importanti».

In seconda battuta, anche i contenuti vanno proposti adeguatamente: «Il contenuto – avverte la docente – non va sventolato come un vessillo di guerra, altrimenti gli alunni se ne vanno in massa, per loro deve avere un senso e un significato. Il contenuto va quindi messo dopo, in modo che sia coerente con il loro vissuto, da cui partire affinché scaturiscano delle domande e un dialogo».

Erika Borella, insegnante di religione

Questo perché, in definitiva, gli insegnanti di religione contribuiscono alla formazione globale dell’individuo: «Globale vuol dire – conclude la professoressa Valentinetti – che dobbiamo raccordare tutte le dimensioni dell’individuo, compreso quella religiosa che innerva tutte le altre».

Questo, dunque, il percorso di ricerca e di riscoperta dell’insegnamento della religione cattolica proposto nel libro da Anna Valentinetti: «Ho letto questo libro – testimonia Erika Borella, insegnante di religione dal 2013 – con molto desiderio di trovare dei suggerimenti. Sono alla ricerca continua di suggerimenti, riflessioni e stimoli che mi aiutino a fare bene il mio lavoro. Tra i vari aspetti che mi hanno colpito del testo, c’è proprio quello della presenza dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola laica. Nella mia esperienza, mi ritrovo a percepire dai colleghi la considerazione che si dà ad una materia di serie B e vivo l’ansia di dimostrare che sono un’insegnante come gli altri».

About Davide De Amicis (3928 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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