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Giovani: “Dopo il Sinodo tutta la pastorale diventi vocazionale”

"Guardando alcuni volti e ascoltando gli interventi – osserva don Rossano Sala, segretario speciale del Sinodo -, posso dire che il Sinodo ha risvegliato gli affetti della Chiesa, a volte ho visto le lacrime negli occhi del Papa. Qualcuno diceva che durante i tre minuti di silenzio i vescovi si sarebbero addormentati. Ho visto invece che casomai dormivano durante i 4 o 5 minuti degli interventi, ma erano svegli nei tre minuti di silenzio. Abbiamo bisogno di tornare a fare silenzio, per svegliarci alle cose vere della vita"

Lo ha affermato oggi don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio per le Vocazioni Cei, intervenendo a Roma in un convegno

I lavori sinodali

«Il lavoro del Sinodo non è finito in un documento da rilegare e mettere in libreria, ma il dibattito che c’è stato possa diventare vita e riforma delle nostra Chiesa». Lo ha detto don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni, intervenendo stamani al convegno “Come se vedessero l’invisibile”, organizzato a Roma dall’Ufficio della Conferenza episcopale italiana che guida, iniziato ieri: «Ascoltando gli interventi – commenta don Gianola – ho avuto una sensazione di contatto con la realtà, c’è un tuffo dentro la nostra storia, la nostra Chiesa e il mondo, quindi la realtà. Il dibattito ha messo il dito anche in alcune fatiche, piaghe e sofferenze del corpo ecclesiale. Guardare è la prima opera del discernimento».

Don Michele Gianola, direttore Pastorale vocazionale Cei

In seguito, rivolgendosi ai sacerdoti, il direttore nazionale della Pastorale vocazionale Cei ha indicato la strada da seguire dopo il Sinodo: «Un servizio che possiamo fare – esorta – è impegnarci perché tutta la pastorale diventi vocazionale. Abbiamo voluto allargare a due giorni il convegno per dare spazio a tante e differenti voci. Credo che nella pastorale vocazionale e nella pastorale tutta, ciascuno possa dare un contributo di vita». Quindi, l’invito a «riconoscere che ciascuno ha una missione e un compito e che può tracciare del bene».

Secondo suor Alessandra Smerilli, docente di Economia politica alla Pontificia facoltà Auxilium e uditrice al Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, occorre però individuare forme di formazione e discernimento vocazionale adeguate alla sinodalità: «Mi è rimasta dentro – racconta – la passione con cui tanti vescovi hanno vissuto questo momento di incontro con i giovani. Ne ho visti alcuni commuoversi quando parlavano delle condizioni di determinati giovani. Dall’altra parte, i giovani hanno partecipato trascinando l’assemblea. C’era l’applauso di cortesia quando erano più o meno d’accordo con un intervento, ma c’era un applauso sentito nel momento di piena condivisione».

Suor Alessandra Smerilli, uditrice al Sinodo dei giovani

Riflettendo sul tema della donna nella Chiesa sinodale, suor Smerilli ha segnalato che: «A tirar fuori questo tema sono stati vescovi e cardinali, come a voler dire che è uno scandalo il ruolo che hanno oggi le donne nella Chiesa nell’ottica di una Chiesa sinodale. Ma nei punti relativi, nelle votazioni, c’era ancora una certa percentuale di non placet. Ciò vuol dire che, al di là di dichiarazioni di principio, c’è ancora da lavorare».

Infine, la suora ha anche parlato dei cammini di formazione per uomini e donne: «Non sono ancora pari – lamenta – e non si possono avere ruoli di un certo tipo se non c’è una formazione adeguata. Ciò non è per occupare posti, ma perché manca qualcosa alla Chiesa senza lo sguardo femminile».

Tra i giovani uditori al Sinodo, c’era anche il giovane Gioele Anni: «È stata una grande esperienza di Chiesa universale per la differenza di pelle, lingua e approcci – osserva l’esponente di Azione cattolica -. Ho portato a casa un’esperienza di pazienza. Ho notato la differenza di problematiche tra i giovani di diverse parti del mondo. Ma alla fine si è arrivati all’unità nel documento finale».

Gioele Anni, uditore al Sino dei giovani

Anni ha segnalato la presenza dei giovani all’interno dell’assemblea sinodale: «Che non era quella di giovani arrivati – segnala -, ma che si stanno mettendo in discussione, che non hanno ancora una strada definita nella vita. Quindi è importante avere vicino qualcuno che ci accompagna, che sa rischiare con te. Per avere giovani che sanno rischiare e vivere i loro sogni, c’è bisogno di adulti empatici che non tarpino loro le ali. È emersa la richiesta di un cambio di passo».

Infine, una richiesta: «La pastorale giovanile vocazionale – rimarca Gioele Anni – deve riguardare tutti i giovani, nessuno escluso. I giovani che sono dentro la Chiesa fanno le stesse fatiche di quelli che sono fuori. Il sinodo ha aiutato a cambiare queste categorie del “dentro-fuori” con il camminare insieme».

Al convegno è intervenuto anche don Rossano Sala, segretario speciale del Sinodo dei vescovi: «Guardando alcuni volti e ascoltando gli interventi – osserva il presbitero salesiano -, posso dire che il Sinodo ha risvegliato gli affetti della Chiesa, a volte ho visto le lacrime negli occhi del Papa. Qualcuno diceva che durante i tre minuti di silenzio i vescovi si sarebbero addormentati. Ho visto invece che casomai dormivano durante i 4 o 5 minuti degli interventi, ma erano svegli nei tre minuti di silenzio. Abbiamo bisogno di tornare a fare silenzio, per svegliarci alle cose vere della vita». Don Sala ha poi segnalato la necessità di «assumere la metodologia del discernimento come qualcosa che riguarda la vita della Chiesa».

Don Rossano Sala, segretario speciale del Sinodo dei giovani

A suo avviso, una delle ragioni del successo relazionale del Sinodo, sta nel fatto che: «Pochi – riconosce don Sala – sono arrivati con l’arroganza di dire di avere la ricetta preconfezionata, ma con la volontà di pensare e camminare insieme».

In seguito, dopo avere indicato i verbi del cammino della Chiesa all’inizio del terzo millennio, cioè riconoscere, interpretare e scegliere, il segretario speciale del Sinodo dei vescovi ha fatto un’ulteriore precisazione: «Durante il Sinodo – denota – si è passati da una Chiesa che parla al mondo a una Chiesa che parla con il mondo, che sa ascoltare». Inoltre ha constatato l’«assenza della voce contemplativa nel Sinodo», invitando a «ripensare la pastorale giovanile in chiave vocazionale ed ecclesiale, a fare un direttorio di pastorale giovanile in chiave vocazionale per ripensare la prossimità».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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