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Cristiani perseguitati: “245 milioni nel mondo, 3.150 detenuti senza processo”

"Difficilmente nella storia dell’umanità - sottolinea Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors -, troverete un altro periodo storico così oscuro per i cristiani. Se la richiesta di aiuto di oltre 245 milioni di persone non scuote le coscienze, allora siamo ufficialmente entrati nell’era della sordità emotiva"

Lo ha denunciato ieri Porte Aperte (Open Doors) nella World watch list 2019, la lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo

«Cresce ancora la persecuzione anti-cristiana nel mondo in termini assoluti, così come cresce il numero di Paesi dove essa si verifica. Oggi salgono a oltre 245 milioni i cristiani perseguitati, sostanzialmente 1 cristiano ogni 9 subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede». Lo ha denunciato ieri Porte Aperte (Open Doors) nella World watch list 2019 (Wwl), la nuova lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo.

La lista ha come periodo di riferimento ricerche effettuate tra il 1° novembre 2017 e il 31 ottobre 2018. Sui 150 Paesi monitorati: «73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema (punteggio superiore a 41), mentre l’anno scorso erano 58». Non solo: «Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede – rivela la lista – sale da 3.066 dello scorso anno a 4.305 del 2018, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, oltre che dei terroristi Boko Haram». Si contano, infatti, 3.731 cristiani uccisi in questa nazione, con villaggi completamente abbandonati dai cristiani, che alimentano il fenomeno degli sfollati interni e dei profughi. Sono, poi, 11 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema.

Al primo posto troviamo ancora la Corea del Nord la quale, nonostante lo scongelamento delle relazioni seguito al vertice Trump-Kim Jong un, non offre segnali di miglioramento: «Si stimano ancora – riporta Porte aperte – tra i 50 e i 70 mila cristiani detenuti nei campi di lavoro di questo Paese per motivi legati alla loro fede».

Anche Afghanistan (2°) e Somalia (3°) totalizzano un punteggio superiore ai 90, ma ovviamente per ragioni diverse rispetto alla Corea del Nord: «Connesse – spiega l’associazione – ad una società islamica radicalizzata e all’instabilità endemica di questi paesi». La Libia (4° posto), Stato diviso e fragile, peggiora leggermente: «Il blocco ulteriore dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo – evidenzia il rapporto -, comporta che molti cristiani in fuga dai disordini e dalle persecuzioni dell’Africa subsahariana rimangano bloccati in questo Paese, rendendoli ancora più vulnerabili a pressioni o violenze».

La cronaca in Pakistan (5°), con il caso di Asia Bibi e i seguenti disordini: «Ha dimostrato ancora una volta il motivo per cui questa nazione si trovi ai vertici della Wwlist – sottolinea Porte aperte -, con aggressioni, ingiusti incarceramenti, sentenze di pena di morte per blasfemia ed almeno 28 assassini documentati di cristiani».

A proposito di incarceramenti: «Nel 2018 – rivela la World watch list 2019 – sono 3.150 cristiani arrestati, condannati e detenuti senza processo, poco meno del doppio del 2017. Questi sono dati di partenza verificati, dunque il sommerso, sia nell’ambito degli assassini sia degli incarceramenti, potrebbe aumentarli di molto».

Sono invece 1.847 le chiese (ed edifici cristiani direttamente collegati ad esse) attaccati nello stesso periodo. Continua l’involuzione della situazione in Asia: «Dove includendo il Medio Oriente – precisa la Wwl 2019 – addirittura 1 cristiano ogni 3 è definibile perseguitato. Ad accelerare questo processo è il peggioramento della situazione in Cina, risalita al 27° e al primo posto per incarceramenti di cristiani, e in India, la quale dall’ascesa al potere del primo ministro Modi è stata scenario di un costante aggravamento della condizione dei cristiani, fino ad entrare nella top 10 della Wwl 2019».

Anche in tutto il vicino Nord Africa peggiora la condizione dei cristiani: «Oltre alla Libia – ricorda Porte aperte -, allarmano le chiusure di chiese in Algeria (22°), gli episodi di violenza in Egitto (16°), il malcontento generale in Tunisia (37°) e la ricomparsa del Marocco (35°, mentre era uscito dalla Wwlist nel 2014). Rimangono preoccupanti le situazioni in Medio Oriente (in particolare in Siria 11°), nella Penisola Araba (soprattutto nello Yemen 8°) e nel Corno d’Africa, dove l’accordo Etiopia-Eritrea per ora non ha migliorato la condizione dei cristiani in Eritrea (7°)».

E non passa di certo inosservata la ricomparsa della Federazione Russa (41°): «Per motivi – indica il documento di Porte aperte – collegati a leggi sulla libertà religiosa sempre più restrittive e certamente agli attacchi di chiese avvenuti in Dagestan e Cecenia». In alcuni Paesi dell’Asia Centrale, lo Stato «tenta deliberatamente di ridurre lo spazio in cui la società civile può operare»In relazione alla libertà di culto dei cristiani, «questa attitudine prende regolarmente la forma di raid nelle chiese e tentativi di impedire ai cristiani di riunirsi. È anche per questo motivo che l’Uzbekistan (17°) e il Turkmenistan (23°) – si legge nella Wwl 2019 – ottengono punteggi elevati nella sfera della persecuzione nella vita di chiesa».

L’oppressione islamica continua ad essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani, ma l’ascesa del nazionalismo religioso, con le 2 connotazioni induista in India e buddista in stati come il Myanmar, si presenta come prorompente fonte di discriminazione anti-cristiana (e di altre minoranze). La recrudescenza dell’opposizione comunista/post-comunista in nazioni come Cina e Vietnam conclude il quadro delle maggiori fonti di persecuzione, anche se degni di nota rimangono Messico (39°) e Colombia (47°): «Nazioni cristiane dove l’intolleranza – sottolinea il dossier di Porte aperte – arriva soprattutto quando i leader delle Chiese sfidano la corruzione e i cartelli della droga e nelle aree rurali per ragioni connesse all’antagonismo tribale».

Questa, dunque, la situazione delle persecuzioni di cristiani nel mondo: «Cinque anni fa – ricorda Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors -, solo la Corea del Nord raggiungeva un livello di persecuzione dei cristiani definibile estremo. Oggi sono ben 11 i Paesi ad ottenere un punteggio sufficiente per rientrare in questa categoria. In termini assoluti, si perseguita i cristiani di più e in più luoghi rispetto all’anno precedente; difficilmente nella storia dell’umanità, troverete un altro periodo storico così oscuro per i cristiani. Se la richiesta di aiuto di oltre 245 milioni di persone non scuote le coscienze, allora siamo ufficialmente entrati nell’era della sordità emotiva».

Inquieta particolarmente in contesto indiano: «Non passa un singolo giorno – aggiunge Nani – senza che un cristiano o una chiesa non subisca un’aggressione nella democratica India. Denunciamo da anni il declino dei diritti fondamentali dei cristiani indiani e l’ascesa del nazionalismo religioso in questa grande Nazione. Ben 8 Stati indiani hanno approvato leggi anticonversione, che non fanno altro che limitare le libertà individuali e armare i più radicali. Oltre 200 cristiani, in particolare leader di chiese locali, sono stati arrestati con capi d’accusa quanto meno inconsistenti e 7 di loro si sono visti comminare addirittura l’ergastolo. Al grido di “L’India agli indù”, i movimenti induisti più radicali prendono forza, grazie al clima di impunità diffuso in alcune aree del Paese. È ora di aprire gli occhi, mentre il suo attuale primo ministro gira il mondo ad abbracciare i leader politici, l’India democratica come la conoscevamo sta scomparendo».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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