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Spreco alimentare: “In Italia vale lo 0,88% del Pil, oltre 15 miliardi di euro”

"Nonostante la maggiore attenzione – denuncia Coldiretti - il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici, che rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%), per un totale di oltre 16 miliardi che finiscono nel bidone in un anno"

Lo rivelano i dati diffusi oggi, nella 6ª Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, ideata ed istituita dal Ministero dell’ambiente

Vale lo 0,88% del Pil lo spreco alimentare in Italia per una stima di oltre 15 miliardi di euro, se si considera lo spreco alimentare di filiera (produzione – distribuzione), complessivamente stimato in oltre 3 miliardi di euro del totale, a fronte dello spreco alimentare domestico reale, cioè quello misurato nelle case degli italiani sottoposti a campione, che rappresenta quindi i quattro quinti dello spreco complessivo di cibo in Italia per un valore di oltre 11,8 miliardi di euro.

Sergio Costa, ministro dell’ambiente (Foto Ministero dell’ambiente)

Lo rivelano i dati diffusi oggi, in occasione della 6ª Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, ideata ed istituita dal Ministero dell’ambiente in collaborazione con la campagna Spreco Zero e Università di BolognaDistal, dal progetto 60 Sei Zero: «Questi sono numeri importanti – sottolinea Sergio Costa, ministro dell’Ambiente – che dovrebbero farci riflettere sulle modalità e sulle nostre abitudini di acquisto. Sprecare risorse ambientali, idriche ed economiche sia nella produzione che nell’acquisto dei beni alimentari, che poi non si riesce a consumare, è una cattiva abitudine che non possiamo più permetterci. Anche se, negli ultimi anni, la sensibilità su questo tema è aumentata portando ad una riduzione del fenomeno, credo sia necessario continuare a investire in progetti di educazione alimentare per promuovere le buone pratiche e migliorare la sensibilità di noi cittadini/consumatori».

Ciononostante, ogni anno sprechiamo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo (1/3 della produzione mondiale). Entro il 2030 saliremo a circa 2,1 miliardi di tonnellate (+61,5% rispetto a oggi), con ulteriori danni a livello sociale, economico e ambientale. In Italia lo spreco di cibo corrisponde al 2% del cibo prodotto – 65 kg di cibo/anno pro capite – e avviene a livello domestico, nei ristoranti e nei negozi. A rivelarlo è la Fondazione Barilla Center for Food e Nutrition. Grazie alla legge Gadda 166/2016, si è riusciti a limitare gli sprechi promuovendo la redistribuzione delle eccedenze e dei beni inutilizzati per fini di solidarietà sociale, con un aumento delle donazioni del +21% nel primo anno di vita della legge, ma rimane ancora molto da fare.

Tra le cause – prevenibili – dello spreco a livello domestico, la Fondazione Barilla indica cattiva gestione delle scadenze, scorretta conservazione degli alimenti, errata gestione delle scorte e della pianificazione della spesa. Per combatterlo, suggerisce il coinvolgimento di organizzazioni profit e no profit nella distribuzione diretta di  eccedenze. Quello che stanno già facendo Banco alimentare e Last minute market. Occorre però “aumentare la consapevolezza degli individui” anche implementando i programmi educativi nelle scuole, come in Spagna. In Italia, la Fondazione Barilla cita il modello della città di Milano che si propone di tagliare gli sprechi del 50% entro il 2030. A questo fine il Milan Food Policy – nato da un memorandum di intesa tra Comune e Fondazione Cariplo – coordina una vasta gamma di azioni tra cui un’efficace campagna educativa nelle scuole.

Ma la mentalità anti-spreco degli italiani sta iniziando a maturare: «Un italiano su tre – dimostra un’indagine Coldiretti/Ixe’ sugli sprechi alimentari – quando esce dal ristorante porta a casa gli avanzi con la cosiddetta ‘doggy bag’, mentre una percentuale del 18% lo fa solo raramente». Un dato, quest’ultimo, ancora non paragonabile a quanto accade altrove nel mondo: «A partire dagli Stati Uniti – sottolinea la Coldiretti -, dove la borsa con gli avanzi è nata addirittura negli anni ’40 per diventare ormai una prassi naturale e consolidata tra la popolazione che coinvolge addirittura i vip. In Italia, il 9% non chiede la ‘doggy bag’ perché “non è educato”, “volgare”, da “poveracci” e il 5% perché “si vergogna”».

C’è peraltro un 28% di italiani, secondo la rilevazione, che non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori: «Molti ristoranti – riporta l’associazione di categoria – si sono attrezzati e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo, o anche le bottiglie di vino non finite, e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc».

E Coldiretti ha diffuso anche alcuni preziosi consigli anti-spreco, inseriti nel decalogo antisprechi a tavola:

  • fare la lista della spesa, leggere attentamente la scadenza sulle etichette;
  • verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati,
  • effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo,
  • privilegiare confezioni adeguate,
  • scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione,
  • preferire la spesa a km 0 e di stagione che garantisce una maggiore freschezza e durata,
  • riscoprire le ricette degli avanzi (dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato);
  • non avere timore di chiedere la “doggy bag” al ristorante.

Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, quasi tre italiani su quattro (71%) hanno diminuito o annullato gli sprechi alimentari nell’ultimo anno, mentre il 22% li ha mantenuti costanti. Ma c’è anche un 7% che dichiara di averli aumentati: «Nonostante la maggiore attenzione – denuncia Coldiretti – il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici, che rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%), per un totale di oltre 16 miliardi che finiscono nel bidone in un anno».

E c’è un’altra cattiva abitudine da abbandonare: «La classica maxispesa quindicinale o mensile negli ipermercati – ricorda l’associazione di categoria – aumenta il rischio di ritrovarsi nel frigo prodotti scaduti. Fare poi la spesa a chilometri zero in filiere corte, con l’acquisto di prodotti locali, taglia del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali – secondo una analisi della Coldiretti sulla base dello studio Ispra -. Lo spreco alimentare scende dal 40-60% per i sistemi alimentari di grande distribuzione alimentare ad appena il 15-25% per gli acquisti diretti dal produttore agricolo».

Ma a rappresentare la speranza di un’inversione di tendenza, sono i giovani: «La lotta agli sprechi e la salvaguardia del patrimonio naturale del pianetaannuncia un’indagine condotta dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, su un campione di 2 mila giovani nati tra il 1982 al 1997 -, sono alcuni dei temi che stanno più a cuore ai giovani italiani. L’81,8% si dice disposto a cambiare le proprie abitudini per ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta, mentre l’82% dichiara di essere disponibile a ridurre al minimo gli sprechi, dall’acqua alla luce, dalla plastica al cibo».

I dati dell’indagine dell’Istituto Toniolo mostrano che, secondo la grande maggioranza degli intervistati, la qualità del futuro del pianeta è strettamente legata alla responsabilità di ciascuno di noi, non solo all’operato dei governi: «Dall’indagine, infatti – approfondisce l’Istituto Toniolo – emerge che il 70% cerca di scegliere prodotti di aziende impegnate nella salvaguardia dell’ambiente e ancora l’85% degli intervistati, si impegna nel fare la raccolta differenziata dei rifiuti». Un altro aspetto molto interessante è, infine, l’alto senso di responsabilità percepito su questo tema dai giovani italiani: «Oltre il 59% – conclude l’indagine – è convinto che la salvaguardia dell’ambiente investa direttamente ogni singolo cittadino».

About Davide De Amicis (4358 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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