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La preghiera del marinaio, tra storia e simbolo

È dagli inizi del Regno d’Italia che sentimento religioso e spirito liberale attraversano il mare della storia del nostro Paese, con diverse correnti di pensiero. La «Preghiera del Marinaio» che persiste tuttora nella Marina militare ci ricorda che un accordo è possibile, oltre le ideologie e i pregiudizi.

Antonio Fogazzaro

La «Preghiera del Marinaio» è il titolo della preghiera scritta nel 1901 da Antonio Fogazzaro per l’equipaggio del Regio Incrociatore Corazzato «Giuseppe Garibaldi», ben presto divenuta la preghiera della stessa Marina Militare. È tuttora letta, oltre che prima della cerimonia dell’ammaina bandiera, in navigazione, anche al termine di messe a bordo, nelle caserme, negli stabilimenti e per le funzioni celebrate in suffragio dei marinai. La preghiera è generalmente letta dall’ufficiale più giovane. Conoscere l’intenzione simbolica e il contesto storico da cui essa nacque ci permette di elaborare qualche riflessione sul senso religioso nel nostro Paese.

Regio Incrociatore Corazzato «Giuseppe Garibaldi»

La «Preghiera del Marinaio» venne recitata a bordo di una nave italiana per la prima volta il 23 febbraio del 1902, quando, contemporaneamente alla consegna della bandiera da combattimento all’Incrociatore «Giuseppe Garibaldi», ormeggiato nel porto di Genova, un comitato di nobildonne del luogo fece dono alla nuova unità di una bandiera di seta bianca sulla quale erano ricamate in oro le parole della preghiera. Autore del testo era lo scrittore Antonio Fogazzaro (1842-1911), che la compose nel 1901 con il titolo di «Preghiera vespertina per gli equipaggi della Regia Marina da Guerra». Il comandante del «Garibaldi», Capitano di Vascello Cesare Agnelli, colpito dalle parole della preghiera, chiese e ottenne dall’allora ministro della Marina, Ammiraglio Costantino Morin, l’autorizzazione a recitarla in navigazione prima dell’ammaina bandiera. La consuetudine si diffuse rapidamente su tutte le navi della Regia Marina, tanto che nel 1909 la «Preghiera Vespertina» era già comunemente conosciuta come «Preghiera del Marinaio» e ne era stata resa obbligatoria la lettura a bordo. È giunta a noi seguendo il corso dei mutamenti politici del Paese, cosicché, dal primo testo del Fogazzaro in cui si fa riferimento al «Re» si è passati a quello con riferimento al «Duce», per arrivare al definitivo intitolato alla «Patria» nel 1946. Dopo la morte di Fogazzaro il manoscritto fu donato dalla contessa Carolina Colleoni Giustiniani Bandini alla Marina Italiana nella persona del grande ammiraglio Paolo Thaon Revel, che, a sua volta, consegnò il testo autografato all’Ufficio Storico della Marina nel cui archivio è tuttora conservato.

Per comprendere il valore simbolico della «Preghiera del Marinaio» bisogna ricordare l’occasione e il momento storico in cui fu scritta. Fogazzaro fu incaricato direttamente dal vescovo di Cremona, monsignor Bonomelli, che, a sua volta, aveva accolto la richiesta partita dal comandante in seconda del«Garibaldi», Gregorio Ronca, di far redigere per il suo equipaggio una preghiera «che fosse scritta in termini più militari che ecclesiastici e che potesse essere letta anche da un ufficiale senza che venisse menomata la sua figura di soldato e di conduttore di uomini». Da cosa nasceva questa richiesta particolare? Bisogna ricordare che poco dopo la presa di Roma (1870), ossia in piena prova di forza tra Chiesa e Regno d’Italia, dalle Forze Armate era stata abolita l’assistenza religiosa con una legge che dal 1878 perdurerà fino al 1915. Dalle navi era praticamente scomparsa la figura del cappellano, presenza costante e di rilievo tanto nelle Marine pre-unitarie quanto nella Marina del Regno d’Italia fino a quel momento. Era stato abolito il cappellano, è vero, eppure non era venuto meno il sentimento religioso sulle navi: gli equipaggi della flotta italiana avevano mantenuto la spontanea consuetudine di pregare durante la navigazione, sia di mattina sia di sera, come era sempre stato. Da qui la richiesta “laica” del comandante Ronca: redigere una “preghiera del marinaio”, ossia una preghiera più militare che ecclesiastica, adatta a essere letta da un soldato in quanto tale. Per chi scrive, tale richiesta fu legittima e professionale più che da «zelante cattolico» come certa storiografia suole ricordarla, perché seppe accordare il sentimento religioso esistente e persistente nella Marina con il principio di «libera Chiesa in libero Stato».

E non meno saggia e coraggiosa ci sembra essere stata la scelta di Fogazzaro da parte del vescovo Bonomelli. Ricordiamo che il fantasma del modernismo incombesse sullo scrittore da almeno una decina d’anni, ovvero da quando egli avesse tentato di conciliare il magistero della chiesa cattolica con le nuove teorie di Darwin, scontentando in realtà sia i sostenitori dell’uno che dell’altro. Perché allora fu scelto proprio Fogazzaro da monsignor Bonomelli, tanto più se lo stesso vescovo in varie occasioni avesse richiamato lo scrittore per le sue posizioni ? A chi scrive sembra plausibile che il vescovo avesse scelto lo scrittore proprio perché cattolico capace e curioso di confrontarsi con le voci laiche, moderne e liberali del tempo. Dunque, anche il vescovo fu abile e diplomatico nel cercare una mediazione tra il sentimento religioso persistente nella Marina e l’acquisito principio di «libera Chiesa in libero Stato».

È dagli inizi del Regno d’Italia che sentimento religioso e spirito liberale attraversano il mare della storia del nostro Paese, con diverse correnti di pensiero. La «Preghiera del Marinaio» che persiste tuttora nella Marina militare ci ricorda che un accordo è possibile, oltre le ideologie e i pregiudizi.

E comunque, sempre, da qualche parte, ci sarà un uomo che davanti al mare calmo o in tempesta eleverà al Cielo una speranza, un sentimento, almeno un silenzio, anche un tormento e perfino un «Dio mio, perché mi hai abbandonato?». L’uomo è nato così, sulla terra e per mare, sotto il Cielo.

 

Preghiera del marinaio nella versione originale di A. Fogazzaro