Ultime notizie

“La Chiesa è fatta di peccatori, Signore perdona il tuo popolo!”

"C’è una parola del Vangelo - riflette l'arcivescovo Valentinetti - che m’inquieta e che vorrei riproporvi “Non è quello che entra dalla bocca che contamina l’uomo, ma è quello che esce dalla bocca a contaminarlo”. E dalla bocca cosa escono? Cattive parole, maldicenze, cattivi pensieri, gelosie, invidie, fazioni e via di questo passo. Ma che digiuno dobbiamo fare? Sicuramente se qualcuno ha deciso di fare qualche digiuno corporale lo faccia, lo faccio anch’io, però è sufficiente? O forse c’è un digiuno dell’anima che dobbiamo riscoprire e che ci porta a guardare all’altro non come un nemico, ma come un fratello"

Lo ha affermato l’arcivescovo Valentinetti, mercoledì nella Cattedrale di San Cetteo, presiedendo il rito d’imposizione delle Sacre Ceneri

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, impone le ceneri

Sono penitenza e conversione le due parole chiave che il Vangelo invita a meditare in questo cammino quaresimale che si è aperto mercoledì attraverso il rito dell’imposizione delle Sacre Ceneri, ripetuto anche dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, sul capo dei fedeli intervenuti nella Cattedrale di San Cetteo.

Nell’omelia, in particolare, il presule ha avviato la sua riflessione quaresimale esponendo dapprima due premesse tratte dalle letture del giorno: «Il profeta Gioele – afferma l’arcivescovo nella prima premessa – parla al popolo d’Israele. Chiede penitenza, conversione “Ritornate a me con tutto il cuore”. Ma la caratteristica di questo testo è che è che il profeta non parla solo ad una persona, ma parla ad un popolo. Dunque la prima idea che deve scaturire da questa pagina è che, se vogliamo fare un cammino di conversione, se vogliamo tornare al Signore, è volontà di ciascuno, ma è volontà di una comunità, è volontà di un popolo che si mette in atteggiamento di conversione, di penitenza e di ritorno vero al Signore. Siamo interpellati come Chiesa, possiamo convertirci ognuno per conto nostro e possiamo forse chiederci se come Chiesa dobbiamo porre dei gesti di conversione, di penitenza, di riconciliazione».

I fedeli che hanno partecipato nella Cattedrale di San Cetteo

Ma questo, a detta del presule, significa avere coscienza di una verità che molte volte ci sfugge: «Che la Chiesa è sì santa – ricorda monsignor Valentinetti -, tutta santa, santificata dal Signore, ma che la Chiesa è anche peccatrice. È fatta di uomini e di donne che sono peccatori. È questa coscienza che, molte volte, ha messo tanto in evidenza la bellezza, la santità, la chiarezza delle azioni degli uomini di Chiesa e di tanti santi, ma che dovrebbe avere anche accorgersi dei peccati che la Chiesa ha fatto durante i secoli, che la Chiesa vive costantemente questa dimensione di contraddizione. Indossa molto spesso l’abito nuziale, l’abito della sposa, ma tante volte purtroppo può indossare l’abito della prostituta. Tra il vestibolo e l’altare piangono i sacerdoti, ministri del Signore, e dicono “Perdona Signore, perdona il tuo popolo, ma non perché siamo fuori dal popolo, ma perché siamo dentro il popolo”. Allora questa coscienza di una conversione comune. E più ci convertiamo insieme e più la carità di Cristo cresce in noi e, soprattutto, la convinzione di porre dei gesti concreti di conversione come Chiesa insieme».

La seconda premessa espressa da monsignor Tommaso Valentinetti indaga, quindi, le modalità a nostra disposizione per riconciliarci con Dio: «Ci riconciliamo con le nostre forze? No, non ne siamo capaci. Possiamo proporre dei gesti, ma poi questa parola di San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi resta il caposaldo “Fratelli, noi siamo ambasciatori di Cristo e vi diciamo e vi supplichiamo ‘Lasciatevi riconciliare con Dio, perché chi ha già attuato la riconciliazione è Cristo Gesù, che è stato fatto peccato, che è stato fatto maledizione, che è stato fatto reietto proprio per restituire all’umanità il candore della prima nascita, della prima creazione’”. E allora spetta a noi immergerci in questo grande tesoro di misericordia, di bontà, di un abbraccio che viene dal Padre per mezzo del Cristo, nell’azione dello Spirito Santo nella docilità».

Fatte queste prime due premesse, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha rilanciato le indicazioni per vivere al meglio la Quaresima: «Notoriamente – denota -, come la pagina del Vangelo ci indica, le parti più importanti della vita quaresimale sono l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Tutte cose molto belle, importanti, che possiamo esercitare sicuramente ognuno per conto nostro, perché sono azioni individuali che certamente voi perseguite in maniera molto precisa. Ma anche qui, se dobbiamo rispettare quel principio secondo cui non siamo individui, ma siamo Chiesa, forse dovremmo porci in un atteggiamento diverso. Qual è l’elemosina che veramente ci metterebbe seriamente sulla strada della vera conversione? È sicuramente dare qualcosa a chi ce lo chiede, ma anche cominciare ad impegnarci per rimuovere le cause delle ingiustizie che ci sono tra i popoli e le nazioni. Perché, sapete, l’elemosina, quella spicciola, possiamo farla tutti e metterci a posto la coscienza, ma rimuovere le grandi ingiustizie che ci sono tra i popoli poveri e i poveri ricchi, tra i popoli sfruttati e i popoli sfruttatori? Dobbiamo avere il coraggio di dirlo, noi siamo tra i popoli sfruttatori tra una finanza prepotente che deruba costantemente i popoli poveri e questi ultimi, che vengono costantemente derubati. Qui il problema dell’elemosina comincia a diventare un fenomeno globale».

Quindi l’arcivescovo Valentinetti ha fatto riferimento all’esortazione apostolica Evengelii gaudium di Papa Francesco: «Che dice chiaramente questa verità – approfondisce il presule -, mettendo in relazione evangelizzazione e carità. Ma qual è la carità su cui oggi vorremmo impegnarci di più? Qual è la carità più concreta? Voi direte “Ma che possiamo fare?” Già prenderne coscienza, saperlo e metterci insieme ad altri che, forse, come noi hanno gli stessi ideali, probabilmente, ci aiuterebbe un po’ di più ad essere più coerente con un’evangelizzazione che ci vuole coerenti nella fede e conseguenti nelle azioni. Non possiamo certamente dire che il povero che può bussare alla porta della nostra nazione ci può essere indifferente. Certamente ci sono delle regole da rispettare, delle regole da assumere, ma non ci può essere indifferente e comunque dobbiamo sempre domandarci “Perché lo fa?” “Da dove viene?” “Qual è la sua realtà?” “Qual è la sua storia, singola e di nazione perché possa trovarsi in queste condizioni? Fratelli, qui il gioco si fa grande e io so che tocco, molto spesso, corde molto complesse, ma questa è la strada se vogliamo risuscitare un cristianesimo un po’ più adeguato ai tempi e, soprattutto, un cristianesimo che non si nasconde, che non mette a posto costantemente la coscienza, ma che s’interroga, anzi s’inquieta, perché esiste il povero, perché esistono le ingiustizie, perché esistono le sperequazioni sociali all’interno della nostra nazione, dove ci sono 6 milioni di disoccupati, e all’interno della realtà planetaria». Partendo da questo presupposto, l’arcivescovo Valentinetti ha lanciato un invito: «Io credo – afferma – che se facessimo un po’ di studio attento su queste cose, la conversione quaresimale potrebbe avere un po’ più senso e il dare ai poveri comincerebbe ad avere un significato più profondo».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

La seconda indicazione quaresimale, è quella di affidarsi alla preghiera: « – osserva l’arcivescovo di Pescara-Penne -, ma quale preghiera? La preghiera, dice il Vangelo, vissuta nel segreto, nel cuore, nell’intimità della propria coscienza. Oserei dire preghiera personale sì, ma anche preghiera liturgica, perché no. Questa sera siamo un’assemblea liturgica. Ma la domanda è “Sono convinto di quello che faccio? Sono veramente capace di scendere nella profondità del mio cuore? O la mia osservanza religiosa è solo una formalità, è solo un’esteriorità, è solo un’apparenza, è solo un rispettare le regole che bene o male ho imparato da bambini?”. Perché entrare nella propria stanza e pregare in segreto, significa sicuramente quello che c’è scritto, ma significa anche acquisire una profonda relazione fra liturgia e vita, fra quello che preghiamo e quello che facciamo, che investe il cuore, l’animo, la mente, la profondità della nostra anima e del nostro spirito; dove solo lo Spirito Santo, attraverso la Parola che è spada a doppio taglio va a discernere la profondità dell’anima e dello spirito, come dice la lettera agli Ebrei».

Infine, la terza e ultima indicazione per vivere bene la Quaresima è il digiuno: «Dal mangiare? Dalle cose materiali? – interroga monsignor Tommaso Valentinetti -. Ma chiunque di noi fa questo bel proposito! Forse niente dolci, niente vino, niente pane. Tanti piccoli fioretti, benissimo, li facciamo e li dobbiamo fare. Ma c’è una parola del Vangelo che m’inquieta e che vorrei riproporvi “Non è quello che entra dalla bocca che contamina l’uomo, ma è quello che esce dalla bocca a contaminarlo”. E dalla bocca cosa escono? Cattive parole, maldicenze, cattivi pensieri, gelosie, invidie, fazioni e via di questo passo. Ma che digiuno dobbiamo fare? Sicuramente se qualcuno ha deciso di fare qualche digiuno corporale lo faccia, lo faccio anch’io, però è sufficiente? O forse c’è un digiuno dell’anima che dobbiamo riscoprire e che ci porta a guardare all’altro non come un nemico, ma come un fratello, a non giudicare per non essere giudicati o a perdonare per essere perdonati. Se vi ho messo un po’ in crisi sono contento, buona Quaresima a tutti!».

About Davide De Amicis (3587 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Oltre ad essere redattore del portale La Porzione.it è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa metropolitana di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
Contact: Website